Quest’anno, ha guadagnato circa il 7% e si è portato a un rapporto di 1,20. Il cambio euro-dollaro ha iniziato la sua corsa a maggio, mese in cui si trovava in area 1,08, mentre Francia e Germania discutevano di “Recovery Fund”, il cui solo dibattito sul varo ha messo le ali alla moneta unica, allontanando lo spettro di una nuova crisi dei debiti sovrani. Paradossalmente, l’intervento massiccio della BCE per affrontare l’emergenza Covid con acquisti ingenti di assets ha rafforzato il cambio, riportando un po’ di fiducia nell’unione monetaria.

Non ultimo, l’annuncio della Federal Reserve di avere modificato il target d’inflazione, puntando a centrarlo “in media” nel tempo e tollerando una crescita tendenziale dei prezzi anche superiore al 2%, nonché non intervenendo a restringere le condizioni monetarie quando la piena occupazione sia stata più che raggiunta.

Diversi analisti ritengono che il cambio euro-dollaro abbia ancora margini per salire, una prospettiva che preoccupa l’Eurozona, in quanto economia esportatrice. La BCE si riunisce giovedì 10 settembre per decidere le sue mosse di politica monetaria e non vi sono cambiamenti in vista, tranne che sulla possibile modifica del target d’inflazione, che già prima della Fed il governatore Christine Lagarde aveva espresso intenzione di rendere più definito e flessibile.

Al board, statene certi, si parlerà anche di cambio euro-dollaro, perché senza più il timore di una rottura imminente dell’area, ora che la Commissione UE ha adottato un’incipiente politica di mutualizzazione dei debiti, potrebbe puntare a quell’1,35 sostenuto dai fondamentali.

Cambio euro-dollaro ai massimi da 2 anni, verso inflazione sottozero?

I risultati del Big Mac Index

Per capire se un tasso di cambio sia sovra- o sottovalutato, l’Economist da decenni propone il cosiddetto “Big Mac Index”, così chiamato perché si prendono come riferimenti i prezzi del famoso panino del McDonald’s, uguale dappertutto.

Nel luglio scorso, negli USA un Big Mac costava 5,71 dollari, nell’Eurozona mediamente 4,21 euro. Questo significa che con 4,21 euro compro quello che un americano deve pagare per 5,71 dollari. Quindi, il cambio corretto tra le due valute sarebbe di 1,356. Rispetto all’attuale 1,20, significa che abbiamo ancora un euro sottovalutato del 13% contro il biglietto verde.

Ora, il Big Mac Index deve essere preso molto con le pinze, ciononostante viene monitorato seriamente per capire quale sia la direzione che una coppia valutaria dovrebbe assumere. Tutti sappiamo, ad esempio, che il franco svizzero sia sopravvalutato, come da anni non smette di avvertire la stessa Banca Nazionale Svizzera. Ebbene, lo dimostra anche questo indice: un Big Mac si acquista in Svizzera per 6,50 franchi contro i 5,71 dollari negli USA. Il cambio corretto sarebbe di 1,14, mentre eri eravamo a 0,90. La valuta elvetica sarebbe sopravvalutata di circa il 21%.

Lira turca, rublo russo e rand sudafricano risulterebbero le valute più sottovalutate contro il dollaro. Ma le rispettive tre economie avrebbero poco da stare serene, perché il Big Mac Index non ci assicura affatto che la direzione verso cui tendere verrà prima o poi presa. Sono i flussi dei capitali nel breve termine a influenzare i cambi e ad allontanarli più o meno stabilmente dai fondamentali laddove sussistano ragioni per temere rischi o per ripararsi da questi ultimi. Del resto, il cambio euro-dollaro stesso risulta sottovalutato ormai da circa 6 anni, da quando è iniziato l’accomodamento monetario della BCE. Nel decennio precedente, era vistosamente sopravvalutato.

Perché i rendimenti americani e il cambio euro-dollaro sono legati

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