Barack Obama vuole trascorrere l’ultimo anno e poco più alla Casa Bianca, concentrandosi su uno dei temi clou delle sue campagne elettorali: la lotta ai cambiamenti climatici. Dopo la riforma sanitaria, la controversa Obamacare, entrata in vigore nel 2014, il presidente svelerà stasera agli americani i punti salienti del suo “Clean Power Plan”, il piano sulle energie pulite, che punta a tagliare entro il 2030 le emissioni di gas serra del 32% rispetto ai livelli del 2005, più del 30% finora previsto dalla bozza legislativa.

A ciascuno stato sarà assegnata negli USA una quota di emissioni, sulla base dei consumi individuali, che dovrà essere raggiunta negli anni, anche se viene lasciata libertà ai governatori di decidere il modo. Le compagnie energetiche private dovranno aumentare dall’11% attuale al 28% la quota di produzione ottenuta con le energie rinnovabili, più del 22% sinora ipotizzato. I vecchi impianti di carbone saranno chiusi e bloccati quelli di nuova costruzione. Stando ai dati del 2012, gli USA producono elettricità per il 37% da fonti di carbone, per il 30% da gas naturale, per il 19% dall’energia nucleare, il 7% da energia idroelettrica e solo  per il 5% da fonti rinnovabili come sole e vento. Già oggi, invece, la Germania produce il 27% della sua elettricità grazie alle energie rinnovabili e a luglio, in una giornata particolarmente soleggiata, è arrivata a derivare da queste il 78% dei consumi. I tedeschi, poi, sono gli unici a rispondere a maggioranza (60%) che il loro paese starebbe contribuendo a risolvere il problema dei cambiamenti climatici. In un suo post su Facebook, Obama ha scritto che la sfida ai cambiamenti climatici non è più un problema che riguarda un’altra generazione, intendendo così che bisogna fare in fretta. Oltre a chiedere sforzi agli stati degli USA, la Casa Bianca cercherà di spronare anche le altre economie a tagliare le emissioni di gas serra, al vertice di Parigi di dicembre.
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Piano anti-inquinamento è già un caso politico

Ma non sarà un tema facile da affrontare in patria, quando mancano pochi mesi alle elezioni primarie dei due schieramenti politici, in vista delle elezioni presidenziali del novembre 2016. Si annunciano già numerosi ricorsi da parte delle società e degli stati, mentre resta da vedere come farà l’amministrazione a fare passare tali proposte al Congresso, dove i repubblicani hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Luke Popovich, vice-presidente dell’ufficio comunicazioni dell’Associazione Industria Estrattiva, descrive il piano Obama sulle energie “tutto sacrifici e niente guadagni”. Replica Gina McCarthy, a capo dell’EPA, l’Agenzia governativa di Difesa dell’Ambiente, che stima in 8,4 miliardi di dollari il costo complessivo delle misure ventilate dall’amministrazione, a fronte di benefici tra i 34 e i 54 miliardi. “Vi diranno che non ci sono benefici”, ha dichiarato, “che il piano non è fattibile, ma si sbagliano”. La vicenda ha già fatto irruzione in campagna elettorale. Il repubblicano Marco Rubio, in un discorso di ieri in California, ha attaccato la Casa Bianca, sostenendo che il suo piano sarebbe sostenibile solo dalle famiglie più ricche, che potranno permettersi di pagare la bolletta della luce anche un paio di centinaia di dollari di più, ma per una mamma single di Tampa (Florida), spiega, il suo costo salirà di 30 dollari al mese sarà una catastrofe. Intanto, un sondaggio realizzato da Pew ha trovato che su 23 temi, gli americani intervistati collocano quello sui cambiamenti climatici al  22-esimo posto come priorità con una percentuale del 38%, anche se in crescita del 10% rispetto a un anno fa. Resta, quindi, la distanza tra opinione pubblica americana e l’amministrazione Obama sul tema e c’è da scommettere che sarà battaglia senza quartiere tra un anno, quando democratici e repubblicani cercheranno di mandare un loro uomo alla Casa Bianca per il dopo Obama.

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