Le lacrime di Zlatan Ibrahimovic di domenica sera dopo l’ultima partita di campionato erano solo l’antipasto di un terremoto che sarebbe arrivato poche ore dopo al Milan. Gerry Cardinale, a capo di RedBird, il fondo che da un anno ha rilevato il club rossonero, ha licenziato Paolo Maldini e Ricky Massara, rispettivamente a capo dell’area tecnica e direttore sportivo. In pratica, via i responsabili del calciomercato del Milan. Di esautoramenti nel calcio italiano ce ne sono frequenti, ma quanto accaduto a Casa Milan il lunedì sera è paragonabile solo alle dimissioni di Andrea Agnelli da presidente della Juventus di pochi mesi fa.

In particolare, Maldini non è un dirigente qualsiasi, ma il simbolo stesso della storia e della gloria rossonera. E’ l’espressione di una dinastia del calcio, che non può avere casa diversa dal Milan.

Le frizioni tra i due dirigenti e la proprietà erano nell’aria da tempo. La vittoria dello scudetto nel maggio dello scorso anno avevano illuso tifosi e società su un percorso armonico, al contrario saltato alla prima occasione. In particolare, Cardinale ha rimproverato a Maldini e Massara di essere stati responsabili dei risultati fallimentari di questa stagione. E che siano stati scadenti è verissimo: persa la Supercoppa – e malamente – contro l’Inter, usciti dalla Coppa Italia già a gennaio agli ottavi, piazzamento solo in quarta posizione in campionato (e se la Juventus non avesse subito la penalizzazione degli 11 punti in classifica, il Milan sarebbe quinto e solo in Europa League); infine, ottimo cammino in Champions League, ma sconfitta più che meritata in semifinale niente di meno che con l’Inter.

Maldini e Massara accusati di acquisti flop

Cardinale sostiene che i pessimi risultati siano da addebitare ai flop della campagna acquisti dell’estate scorsa. Divock Origi e Charles de Katelaere hanno deluso più di tutti.

Perlomeno il secondo è arrivato al Milan svincolato, mentre il primo è costato ben 35 milioni. Le aspettative erano per entrambi alte, i risultati sono stati fallimentari. E il licenziamento di Maldini e Massara rimette ora tutto in discussione nell’ottica del calciomercato che si aprirà ufficialmente dopo giugno. Per fortuna che Raphael Leao ha rinnovato da pochi giorni il contratto fino al 2028. Invece, è ora in forse persino la permanenza di Sandro Tonali e Theo Hernandez, entrambi fortemente voluti dall’ormai ex dirigenza rossonera.

Nessuno rimpiazzerà i due esautorati. I loro compiti saranno esercitati dall’AD Giorgio Furlani, che seguirà il calciomercato del Milan, e da Geoffrey Moncada, capo scouting della società. Sappiamo già che gli acquisti avverranno sulla base delle metriche utilizzate da Billy Bane, manager sportivo statunitense che da anni collabora con RedBird. In pratica, gli algoritmi varranno forse più dell’occhio sagace dei dirigenti stessi. Stefano Pioli, invece, resta allenatore. A lui si deve gran parte del miracolo che nel 2022 ha reso possibile il ritorno del tricolore al Milan dopo undici anni. E Mike Maignan? Incerto anch’egli, anche perché dal Chelsea sarebbe arrivata un’offerta allettante.

Calciomercato Milan deciso da algoritmo

I nuovi arrivi con ogni probabilità arriveranno a parametro zero. Per questa ragione l’acquisto di Domenico Berardi dal Sassuolo, data quasi per certa fino a lunedì, adesso torna in discussione. La società emiliana avrebbe abbassato le sue pretese dai 35 milioni avanzati l’anno scorso a non più di 25, bonus compresi. Basterà per convincere la proprietà rossonera? A dire il vero, i conti sono stati risanati grazie all’operato di Elliott Management tra il 2018 e il 2022. Il bilancio di questa stagione arriverebbe a chiudersi quasi in pareggio, certamente mai così in salute da molti anni a questa parte. I ricavi, che al 30 giugno 2022 erano appena inferiori ai 300 milioni, supererebbero i 350 milioni.

I costi, invece, resterebbero stabili o si mostrerebbero persino in leggera flessione.

Superare una fase così traumatica non sarà facile. Il nuovo Milan sembrava avere ritrovato un equilibrio da qualche anno, mentre adesso tutto cambia improvvisamente. Non c’era aria di smantellamento fino a qualche settimana fa, per quanto la delusione per il mancato accesso alla finale di Champions fosse nota. A conti fatti, rispetto al Milan dello scudetto sono mancati sedici punti. Le reti subite sono state 12 in più e quelle segnate 5 in meno. E la differenza per le prime l’hanno fatta le gare disputate senza Maignan tra i pali, a causa dell’infortunio. A rigore, il francese si rivelerebbe fondamentale per tornare ai successi. Serve, semmai, rafforzare la difesa e dare manforte all’attacco attuale, come dimostra la buona classifica dei marcatori di quest’anno. Il Milan compare sia al quarto posto con Leao a 15 reti, seguito al quinto con Olivier Giroud a 13. Vedremo cosa diranno gli algoritmi!

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