Il decreto Energia approvato dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso porta diverse novità a favore dei consumatori. Aiuti a 5,2 milioni di famiglie contro il caro bollette, tra l’altro con la possibilità di rateizzare gli importi di luce e gas fino a 24 mesi; taglio delle accise fino a 25 centesimi al litro per benzina e gasolio e per un solo mese; taglio dei pedaggi per gli autotrasportatori e anche buoni benzina da 200 euro esentasse per i lavoratori dipendenti delle aziende private.

Quest’ultima misura è forse quella spiegata meno bene e per la quale numerosi italiani stanno commettendo qualche errore di interpretazione. Di cosa si tratta? Il Consiglio dei ministri ha recepito la proposta del ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, in base alla quale le erogazioni liberali del datore di lavoro a favore dei propri dipendenti e consistenti nella corresponsione di buoni benzina non concorreranno alla formazione del reddito dei beneficiari fino alla somma di 200 euro. In conseguenza di ciò, saranno esentasse.

Buoni benzina, cosa succede a lavoratori e azienda

Dunque, i lavoratori dipendenti non riceveranno necessariamente buoni benzina, semmai coloro la cui azienda abbia deciso di attivarsi in tal senso. E non saranno regalie di stato. L’azienda dovrà pagare di tasca propria e neppure potrà detrarre il costo interamente dalle imposte come qualche imprenditore avrà creduto in questi giorni. Si tratta semplicemente di una misura che consente all’azienda di offrire buoni benzina ai dipendenti senza che su questi si paghino le tasse. Un provvedimento a costo zero per lo stato, non per chi lo adotta.

I buoni benzina offerti al lavoratore possono essere inquadrati sul piano normativo come “fringe benefits”, benefici accessori al reddito. In quanto tali, vanno generalmente sottoposti a tassazione come se fossero reddito monetario a tutti gli effetti e su di essi si versano anche i contributi previdenziali.

In genere, sono previste franchigie per non penalizzare le erogazioni di importo modico. Ed è quanto fissato dal governo Draghi con il decreto Energia. Se un’azienda decidesse di distribuire ai dipendenti buoni benzina per 300 euro a testa, al fine di andare loro incontro sul caro carburante, sui primi 200 euro non saranno pagati tasse e contributi, sugli ultimi 100 euro sì.

Volendo essere crudi, questa norma lascia il tempo che trova. Essendo esentasse, qualche azienda in più prenderà in considerazione l’ipotesi di offrire buoni benzina ai dipendenti, ma sarebbe comunque un costo a bilancio. Per concludere: no, non ci sarà alcuna distribuzione automatica di buoni benzina da 200 euro. E no, le aziende non potranno scaricare il costo integralmente attraverso un qualche credito d’imposta ad hoc, bensì dovranno seguire le ordinarie norme fiscali per il trattamento di questa voce di spesa.

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