Da 1,06 a 1,19 euro. Le azioni MPS hanno guadagnato oltre il 12% in appena un paio di sedute sulla notizia di un accordo stragiudiziale tra banca e Fondazione per dirimere una disputa legale. L’ente otterrà il pagamento di 150 milioni di euro e l’impegno dell’istituto di valorizzare il patrimonio artistico. Il Consiglio di Amministrazione sarà chiamato ad approvare i termini dell’intesa il prossimo 5 agosto, in sede di approvazione dei risultati del secondo trimestre.

La questione era sorta dopo che la Fondazione aveva aperto un contenzioso legale con la partecipata MPS tramite la richiesta di risarcimento danni per 3,8 miliardi di euro.

La lite riguardava l’acquisizione di Antonveneta, madre di tutte le sciagure per Siena, e gli aumenti di capitali effettuati nel 2011, 2014 e 2015. Di fatto, Palazzo Sansedoni ha pagato lo scotto della crisi, perdendo il controllo della banca e quasi l’intera quota di azioni MPS, crollata ad appena lo 0,10% con l’ingresso del Tesoro nel capitale a inizio 2017.

Azioni MPS, le ragioni del boom

Il boom in borsa delle azioni MPS si deve al maggiore appeal acquisito dalla banca con l’accordo di questa settimana. Il fardello delle cause legali pendenti diventa un po’ meno pesante. Dai 10 miliardi di euro massimi da sborsare nel caso di sconfitta in tribunale su tutti i fronti, l’onere potenziale scende così sopra i 6 miliardi. Tenendo conto che a Piazza Affari la capitalizzazione non arrivi a 1,20 miliardi, il “petitum” resta rilevante. Tuttavia, adesso Siena può guardare con un po’ di minore pessimismo al capitolo aggregazioni.

Unicredit ha smentito ancora una volta un suo interessamento alle nozze e ciò ha fatto crollare le azioni MPS nelle ultime settimane fino ai minimi dei giorni scorsi. La speranza è che i 3,8 miliardi di minori cause legali e altrettanti crediti fiscali (DTA) concessi dallo stato alla banca acquirente finiscano per ingolosire pure il recalcitrante Andrea Orcel, da poco a capo dell’istituto milanese.

Entro l’anno, MPS dovrà essere nuovamente privatizzata. Negli ultimi giorni, però, si è diffuso il rumor per cui il Tesoro starebbe concordando con la Commissione europea una proroga dei termini. Manca un cavaliere bianco e senza si rischia una svendita rovinosissima sul piano dei conti pubblici e delle stesse prospettive industriali.

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