Il polverone mediatico ci sta tutto, perché fa bollire il sangue sapere che 5 parlamentari abbiano fatto richiesta del bonus di 600 euro erogato dall’INPS alle partite IVA durante il “lockdown”. Deputati e senatori italiani risultano lautamente retribuiti e quand’anche fossero titolari di un’attività chiusa per l’emergenza Covid-19, dovrebbero mostrare quel decoro e quella dignità che si richiedono a chi rappresenta la Nazione, appurato che nessuno di loro versi anche solo lontanamente in condizioni di difficoltà finanziaria. Tuttavia, l’operazione portata avanti dal presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, si rivela vergognosa e molto pericolosa per la tenuta delle istituzioni democratiche.

Bonus Inps 600 euro: non solo deputati, coinvolti oltre 2.000 politici

L’ente di previdenza ha fatto uscire la notizia che 5 deputati hanno usufruito del bonus, avendone fatto richiesta, assieme a 2.000 tra sindaci, consiglieri e assessori comunali e regionali. Poiché questi esborsi, per quanto in gran parte opinabili, sono avvenuti in virtù di una legge dello stato, non si capisce quale sia la motivazione alla base che abbia spinto l’INPS a comunicare agli italiani una simile notizia.

Minacciato lo stato di diritto

Piaccia o meno, tutto quello che non è vietato esplicitamente è lecito e i 5 deputati che hanno scroccato ai contribuenti il bonus lo hanno potuto fare in perfetta conformità al decreto del governo. Riprovevole che sia sul piano morale, l’INPS non aveva alcun motivo per renderlo noto e la gogna mediatica a cui il quintetto è sottoposto, in attesa che ne vengano rivelati i nomi tramite un’operazione congiunta con la presidenza della Camera per far rinunciare ai deputati il diritto alla privacy, è la spia di uno stato di diritto che in Italia ormai scricchiola vistosamente in tempi di “grillismo” al potere.

Avere, poi, messo tutto in un facile calderone di biasimo, accomunando consiglieri comunali a parlamentari, ignorando che i primi possono anche percepire nelle piccole realtà urbane non più di qualche centinaio di euro al mese e che spesso svolgono gratuitamente le loro funzioni, è stata una classica operazione mediatica tanto demagogica, quanto efficace per dimostrare che ancora una volta l’Italia sia vittima di una casta politica senza scrupoli.

Bonus Inps da 600 euro anche ai parlamentari, ma ne avevano diritto

E non vogliamo neppure negare che il problema esista, cioè che vi siano centinaia di senatori, deputati e funzionari di sottogoverno che portano avanti da decenni i propri esclusivi interessi personali in barba alla collettività. Ma resta il fatto che l’INPS non avesse il diritto di sottolineare un dato di per sé conforme alla legge. Non è un mistero che il suo presidente sia vicino al Movimento 5 Stelle, così come il predecessore lo fu al PD. E sorge il forte sospetto che la mossa stia servendo per rinvigorire la polemica anti-casta, così da sostenere l’umore degli elettori grillini in vista del referendum costituzionale per il taglio del numero dei parlamentari di 345 unità in tutto.

Attenzione a inveire contro i 5 furbacchioni di turno, perché quando viene meno il rispetto delle regole, nessuno è più al riparo dagli abusi. Un domani, l’INPS potrebbe permettersi di pubblicare la lista dei nomi di coloro che percepiscono pensioni oltre un certo importo, pur se in totale conformità alle leggi. O potrebbe decidere di segnalare i nomi di chi percepisce un sussidio di disoccupazione o il reddito di cittadinanza sulla base di un qualche criterio arbitrariamente scelto, esponendo i malcapitati al pubblico ludibrio.

INPS sempre più politicizzata

Del resto, in pieno “lockdown” fu la stessa INPS ad informarci che diverse centinaia di notai avessero fatto richiesta del bonus di 600 euro, un altro modo per rimarcare come il sussidio fosse finito anche nelle tasche di categorie economicamente avvantaggiate.

Già, ma la legge lo consentiva e anche in quel caso si trattò di un abuso ai danni dell’immagine di una professione, come per riversare su di essa il livore comprensibile tra gli esclusi e le classi sociali in maggiore difficoltà.

Tridico dovrebbe essere chiamato a rispondere di queste azioni, anziché lanciarsi in operazioni mediatiche di istigazione al biasimo, per non dire peggio. Il predecessore Tito Boeri si distinse durante il suo mandato per le frequenti esternazioni a favore o contro provvedimenti dei governi in ambito previdenziale e più complessivamente economico, nonostante non fosse sua competenza. Bisogna ammettere che l’INPS sia da tempo al centro di una virulenta politicizzazione, che non giova alla sua stessa credibilità. E questo è gravissimo, trattandosi di un ente che da solo gestisce circa un quinto del pil italiano.

[email protected]