La settimana si è aperta con un attacco imprevisto nei toni e nei tempi a due delle principali promesse elettorali del centro-destra. Il presidente della Confindustria, Carlo Bonomi, intervenendo a un evento dinnanzi agli imprenditori di Varese, ha spiegato che non potremmo permetterci “immaginifiche flat tax e misure di prepensionamento”. Come vedremo, il suo intervento finirebbe per offrire supporto a quella che ormai possiamo definire l’Agenda Meloni. In un solo colpo, ha esternato la propria opposizione all’idea di un’aliquota IRPEF unica per tutti i redditi e di superare la legge Fornero.

La prima è un cavallo di battaglia da anni ormai di tutto il centro-destra, mentre sulle pensioni a chiedere flessibilità è particolarmente la Lega di Matteo Salvini.

Il Partito Democratico ha plaudito alla bocciatura di Bonomi, intravedendovi una linea simile a quella seguita dal Nazareno in campagna elettorale. Tuttavia, l’attacco del numero uno di Viale dell’Astronomia non sembra essere indirizzato al programma di governo tout court, bensì alla linea tenuta in questi giorni post-elettorali dalla Lega.

Meloni e Salvini divisi dai conti pubblici

La premier in pectore, leader di Fratelli d’Italia, già in campagna elettorale si era distinta per prudenza proprio sui due temi. Ella propone, ad esempio, non già una flat tax sui redditi delle persone fisiche, bensì solo sul loro incremento, almeno per una prima fase. E non vorrebbe disfare la legge Fornero con misure come quota 41, quanto semmai espandere forme di flessibilità già esistenti come Opzione Donna (anche per gli uomini) e Ape Social (a nuove categorie di lavoratori).

L’Agenda Meloni per la legge di Bilancio da scrivere già nelle prossime settimane può riassumersi così: priorità assoluta alle emergenze come il caro bollette, salvaguardia dei conti pubblici e solo misure sostenibili. Peraltro, qualche malalingua insinua che Bonomi ce l’abbia con Salvini perché questi si sarebbe opposto alla sua nomina a ministro.

Retroscena che aggiunge pepe a uno scenario, comunque, che prescinde dai personalismi. L’imprenditoria italiana, specie al Nord, ha mollato Salvini, se mai vi avesse riposto un briciolo di fiducia. E già abbraccia Meloni per cercare anche di influenzarne l’indirizzo di governo.

Confindustria vuole influire sull’Agenda Meloni

Ci sono temi scottanti che il prossimo esecutivo si troverà a discutere forse già entro la fine dell’anno. Uno riguarda il reddito di cittadinanza, che per l’Agenda Meloni andrà ridimensionato, seppure non abrogato in toto. Il secondo è il Superbonus 110, altra misura bandiera del Movimento 5 Stelle. Si parla già di prorogare di sei mesi i termini per l’esecuzione dei lavori, specie per le abitazioni singole, ma al contempo di abbassare l’aliquota massima a non oltre l’80% in una prima fase e di stabilizzare l’incentivo.

Si tratta di interessi economici su cui Confindustria intende dire la sua, perché toccano i bilanci delle imprese. Non è un mistero che il sussidio non sia ben visto dagli uomini di Bonomi e che, invece, il Superbonus vanti grosso sostegno tra le migliaia di aziende del comparto edile. Insomma, Confindustria ha fissato le priorità, strizzando l’occhio alla futura premier, consapevole ella stessa che le richieste dell’alleato leghista non siano sostenibili.

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