Non paghi la bolletta di luce e gas? Ci pensa il tuo vicino. Può sembrare una battuta, ma si tratta semplicemente di una lieve forzatura dell’ultima deliberazione dell’Arera, l’autorità di regolamentazione per l’energia, il gas e l’ambiente, che obbliga le società che offrono servizi energetici a riscuotere dai clienti in regola le bollette arretrate dall’1 gennaio 2016 degli altri clienti, ancora non saldate. Secondo l’authority, che spiega di essere stata costretta a tale decisione da una sentenza del Consiglio di Stato, le bollette morose sarebbero “oneri generali di sistema” e, in quanto tali, vanno a carico del cliente, non dell’impresa.

La notizia ha creato scalpore e profondo sdegno tra i consumatori. Le cifre in gioco sarebbero importanti: almeno 200 milioni di euro, qualcosa come una decina di euro a famiglia. Ma stando ai calcoli di questi giorni da parte di vari quotidiani, le bollette non in regola ammonterebbero a circa un miliardo di euro. Il fenomeno sarebbe più marcato al sud e tra i clienti del mercato libero, che possono più agevolmente cambiare operatore, con la conseguenza che spesso sfuggono a una bolletta, magari ritenuta ingiustamente elevata, passando a un’altra compagnia. Il Sole 24 Ore li ha definiti “turisti dell’elettricità”. Criteri più restrittivi nell’accettare la richiesta di passaggio di un cliente, come la verifica dei pagamenti pregressi, potrebbero ridurre nel tempo tale fenomeno, ma ad oggi ci ritroviamo con una montagna di bollette non pagate e che saranno accollate a chi si è comportato bene, ovvero ai clienti in regola.

Bollette non pagate: saremo noi a sborsare per i morosi

Non solo bolletta

Verrebbe da dire che l’Italia cialtrona vince ancora. Di sicuro, segna un ennesimo punto al suo attivo. Tecnicamente, non sappiamo se l’authority abbia preso un abbaglio o se sia stata davvero costretta dal giudice amministrativo a decidere in tal senso.

Poco importa, perché la notizia conferma la prevalenza del demerito sul merito, della disonesta sul rispetto delle regole, del furbo sull’integro.

Il bolletta-gate è solo la punta di un iceberg, indizio di un’Italia che non riesce a punire chi sbaglia e che si mostra fin troppo benevola verso il furbo, oberando di regole e di oneri quanti, invece, si siano comportati sempre bene. E’ accaduto qualcosa di simile con la vicenda banche: 360 miliardi di crediti non restituiti, di cui oltre 200 miliardi andati in malora, un quinto del totale erogato. Si dirà che è stata la crisi, verità parziale. Tra questa massa enorme di prestiti malati, troviamo tanto opportunismo di chi, anche tra i grandi nomi dell’imprenditoria nazionale, ha approfittato dello stato di debolezza degli istituti per non saldare il conto. In molti altri casi, sono stati prestiti erogati “in amicizia” da banchieri compiacenti, in barba alle più elementari regole della professionalità e della diligenza. Risultato? Alla fine, le banche e i loro dirigenti li abbiamo salvati tutti noi contribuenti, tramite un “bailout” da 20 miliardi, varato nel dicembre del 2016.

E restando in tema di banche, mentre la barca affondava, in Parlamento ci si trastullava con proposte semi-serie, come quella di impedire l’esproprio della prima casa. Sarebbe come autorizzare un cliente che possiede magari solo un immobile di proprietà a non pagare un accidenti, perché tanto avrà sempre un tetto sopra la testa, insequestrabile. E la banca potrebbe sempre rivalersi sugli altri clienti, oberandoli di costi, un po’ come accaduto anche di recente.

Banche venete, ecco la storia di una truffa pagata dai contribuenti

Il welfare all’italiana

E che dire della ormai costanti proroga degli sfratti in favore degli inquilini morosi? Per decenni lo stato ha fatto assistenza sulla pelle dei proprietari delle abitazioni, un po’ come con la storia della bolletta: alleggerire la pressione sui debitori morosi, “obbligando” la compagnia a spalmare le loro inadempienze sul resto dell’utenza in regola.

E’ il welfare all’italiana, un modello che dovremmo senz’altro cercare di brevettare per la sua originalità e magari esportare all’estero: lo stato aiuta chi non ce la fa o semplicemente anche chi non ce la vuole fare, addossando i costi direttamente alle controparti. Viene da chiedersi come sia mai possibile che qualcuno in Italia continui a comportarsi secondo le regole. Sarà anche per questo che la cialtroneria dilaga e che il rispetto della parola data sembra più un affare da pellicola in bianco e nero.

In questa Italia qua, proposte come il reddito di cittadinanza, di dignità o di inclusione che dir si voglia trovano terreno fertile. Essere pagati per non fare nulla sembra il più mitico dei sogni. Del resto, a Sanremo quest’anno ha sfiorato la vittoria un certo gruppo chiamato Lo Stato Sociale e che proponeva la più italica delle canzoni: “Una vita in vacanza”. Tanto, a pagare le bollette ci pensa il tuo vicino, quello che non ha ancora capito che nell’Italia del 2018, il dovere è per fessacchiotti.

Reddito di cittadinanza è roba da franscescani

[email protected]