Ieri, la quotazione di Bitcoin restava nei dintorni dei 27.750 dollari. Un valore ben inferiore agli oltre 29.500 dollari di venerdì scorso. La discesa è stata accentuata da quanto accaduto nella giornata di domenica. Binance, una piattaforma exchange tra le più importanti al mondo per il trading delle “criptovalute”, ha sospeso le negoziazioni per ben due volte. La prima volta ha imposto uno stop di un paio di ore, la seconda per tre ore. Inutile dirvi che si è scatenato quasi il panico tra le decine di migliaia di possessori di Bitcoin desiderose di vendere.

Non tutti hanno dimestichezza con le monete digitali. Possiamo considerarle valuta elettronica non emessa da una banca centrale e priva di un valore intrinseco. Nel caso di Bitcoin, la nascita risale al 2009 e si distingue per la sua diffusa popolarità, l’elevata capitalizzazione (sopra 530 miliardi di dollari mentre scriviamo) e la sua natura tendenzialmente deflattiva. La quantità offerta è limitata nel tempo, anzi in prospettiva ci sarà una sua riduzione nel lunghissimo periodo. Ciò consentirebbe alla “criptovaluta” di acquisire valore, ossia di essere un asset protettivo del potere di acquisto.

Bitcoin giù dopo sospensione trading su Binance

Bitcoin aveva raggiunto i 69.000 dollari nel novembre del 2021, cioè un anno e mezzo fa esatto. Da allora era precipitato fino a una quotazione minima di 15.760 dollari nel novembre scorso. Nelle settimane passate, era tornato a infrangere la barriera dei 30.000 dollari. Pur restando lontanissimo dai massimi, a nessuno è sfuggito la sua vivacità degli ultimi mesi. Il calo di questi giorni è, tutto sommato, contenuto. La volatilità sul mercato delle  “cryptovalute” è stata sempre molto alta, per cui nulla di nuovo sotto il sole.

Ma torniamo a quanto accaduto domenica scorsa. Binance, come dicevamo, ha annunciato due sospensioni temporanee del trading di Bitcoin. Alla base della sua motivazione vi è stata un’eccessiva congestione della rete. Si erano registrate troppe operazioni di compravendita.

Poco prima del primo stop, erano arrivate a 400.000 unità. Prima del secondo stop, avevano raggiunto le 500.000. E nel frattempo erano esplose le commissioni pagate ai “miners” per processare tali operazioni. Pensate che nelle due settimane precedenti erano salite già del 300%. Domenica, erano esplose da una media di 1 dollaro fino a 20 dollari.

Cos’è accaduto di preciso? Ci sono state troppe transazioni nel giro di poche ore. Bitcoin non è fatto per gestire troppi scambi in una volta. Il sistema riesce a processare fino a 7-10 operazioni al secondo. Possono sembrare tante, ma sono nulla. Pensate a colossi dei pagamenti internazionali come Visa e MasterCard, che riescono a gestire rispettivamente 24.000 e 5.000 pagamenti al secondo. Di conseguenza, si era creato un imbuto. Coloro che processano le transazioni, avevano iniziato a pretendere commissioni sempre più alte, mettendo in coda chi era disposto a pagare di meno. Nella giornata di domenica, gli scambi su Binance hanno ammontato a 6,9 miliardi di dollari, più di otto volte rispetto a quelli avvenuti su Coinbase, che nelle stesse ore è stata la seconda piattaforma più gettonata. I dati sono stati riportati da CoinMarketCap.

Crisi monete digitali alle spalle?

E a cosa è stato dovuto il boom delle transazioni? Pur restando un velo di mistero, circa la metà delle transazioni sarebbe stata ricondotta al token BRC-20. Creato da un analista che si fa chiamare Domo sul web, rivoluziona la “blockchain” di Bitcoin. Essa non è nata per ospitare scambi di monete digitali. Tuttavia, questo nuovo protocollo sperimentale consente la creazione di token fungibili. Tra l’altro, consente ai possessori di wallet Bitcoin di scambiarsi valuta digitale senza passare per intermediari esterni. Da qualche settimana si è registrata un’esplosione di nuovi token, con conseguente intasamento della rete.

Visto da questa prospettiva, Bitcoin non sembra affievolito da questo accadimento. Anzi, possiamo affermare che il suo crash momentaneo sia dovuto ad un eccesso di interesse verso il token.

I fondamentali restano improntati al rialzo. La crisi bancaria negli Stati Uniti crea domanda di asset alternativi alla finanza tradizionale. E la stretta globale sui tassi d’interesse si avvia al completamento entro qualche mese. Il peggio sembra passato per il mercato delle monete digitali. E l’economia americana rischia la recessione nel medio termine, altro elemento che spinge a guardare con ottimismo tutto ciò che risiede all’infuori del circuito azionario e obbligazionario. Basti pensare alla risalita dell’oro sopra i 2.000 dollari.

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