Psicodramma negli Stati Uniti d’America, dove uno degli uomini più ricchi al mondo ha attaccato durissimamente l’amministrazione di Joe Biden. Lo scontro è deflagrato quando il vice segretario della stampa alla Casa Bianca, Andrew Bates, ha risposto a un tweet del tycoon sulla politica del governo americano:

Non è affatto difficile capire perché uno degli uomini più ricchi della Terra si opponga a un programma economico per la classe media

Tasse sulle imprese contro l’inflazione

In precedenza, Bezos aveva reagito negativamente alla proposta di Biden di aumentare le tasse sulle imprese per combattere l’inflazione.

Egli ha sostenuto che se ne potrebbe discutere, ma che si tratterebbe di un tentativo di “depistaggio”: “né i sindacati e né i più ricchi stanno causando l’inflazione”, ha spiegato. Secondo l’uomo, se fosse passato il piano di maxi-stimoli fiscali del governo da altri 3.500 miliardi di dollari, l’economia americana si sarebbe surriscaldata ulteriormente e l’inflazione oggi sarebbe ancora più alta. Per questo, ha lodato il senatore democratico Joe Manchin, che avrebbe avuto il merito di affossare la proposta al Congresso.

E Bezos ha rincarato la dose quando ha chiesto su Twitter al Disinformation Governance Board, l’autorità istituita dal governo contro le fake news, di sottoporre a controllo niente di meno che il tweet della stessa Casa Bianca. Insomma, siamo allo scontro frontale tra uno degli uomini più ricchi e potenti della Terra e il presidente americano. Nulla di eclatante, se non fosse che Bezos sostenne Biden alle elezioni presidenziali del 2020. Il primo era fortemente contrario all’amministrazione Trump, che aveva visto come fumo negli occhi.

Biden sempre più impopolare

A cos’è dovuto il cambio di opinione? Biden è estremamente impopolare negli USA. Tra gaffe e inflazione ai massimi da 40 anni, l’elettorato guarda con elevata sfiducia alle sue politiche. In sostanza, i topi stanno abbandonando la nave che affonda.

E contrariamente alle aspettative, la vice Kamala Harris si è rivelata inconsistente, tutt’altro che un asset spendibile in questa amministrazione. Non ha certamente giovato l’incontro tenutosi di recente alla Casa Bianca tra il presidente e Christian Smalls, l’uomo riuscito a farsi eleggere a capo del primo sindacato di Amazon agli inizi di aprile.

L’abbraccio di Biden a Smalls non è piaciuto affatto a Bezos, che teme una radicalizzazione a sinistra dei democratici. E dire che la Silicon Valley ha fin troppo sostenuto il partito dell’asinello negli ultimi anni, forse illudendosi che ciò le avrebbe risparmiato stangate fiscali e politiche ostili al grande business. Ma il tema dei temi di questi mesi è diventato indubbiamente l’inflazione, che rischia di travolgere i democratici alle elezioni di metà mandato di novembre.

Timori di recessione per l’economia americana

La Federal Reserve ha agito in grande ritardo per fermare la corsa dei prezzi al consumo. Ad aprile, segnavano +8,3%. Il governatore Jerome Powell ha iniziato ad alzare i tassi d’interesse a marzo e ridurrà il bilancio dell’istituto dal mese di giugno. Adesso, però, analisti e mercato temono che la stretta monetaria porterà l’economia americana in recessione. Insomma, c’è grande scontento per come sia stata gestita questa fase delicata tra post-pandemia e guerra. Le voci contrarie all’amministrazione stanno uscendo allo scoperto tra quanti avevano sostenuto l’elezione di Biden. L’inflazione ha infranto quel clima idilliaco che circondava il governo di sinistra a Washington.

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