Il consiglio di amministrazione di Unicredit ha dato il via libera all’apertura di una trattativa con il Tesoro per rilevare “le attività commerciali di MPS, attraverso la definizione di un perimetro selezionato e di adeguate misure di mitigazione del rischio”. In qualità di ex ministro dell’Economia all’epoca della nazionalizzazione di Siena, il presidente Pier Carlo Padoan ha deciso di astenersi, pur non sussistendo alcun conflitto d’interesse, ha rimarcato Piazza Gae Aulenti in una nota.

Questa mattina, le azioni MPS sono sotto i riflettori e prima dell’apertura il clima è molto positivo attorno ad esse, tanto che se ne fiuta il balzo a doppia cifra in avvio di contrattazioni.

Alle ore 9.40, segnavano un rialzo del 7,6% a 1,22 euro. L’amministratore delegato Andrea Orcel, molto restio in questi mesi a una qualche aggregazione con la banca senese, ha posto l’accento sul fatto che i crediti deteriorati, così come i rischi legali non entreranno tra gli asset rilevati da Unicredit. L’impatto sul capitale dell’operazione dovrà essere nullo. E quantomeno dovrà esserci un impatto positivo sul rapporto tra utile ed azioni fino al 2023 e successivamente positivo per effetto dei benefici derivanti dalle sinergie tra le due banche.

Azioni MPS in calo da giugno

La trattative è stata aperta con il Tesoro, in quanto azionista di maggioranza di MPS. Sarà in esclusiva e dovrebbe chiudersi “entro 40 giorni”. Affinché l’operazione vada in porto, sostanzialmente Unicredit punterà ad ottenere una dote di 6 miliardi di euro dallo stato, inclusiva dei Dta, i crediti fiscali riconosciuti all’acquirente e stimati fino a 3 miliardi. Quanto al perimetro d’interesse, si specula su 3,9 milioni di clienti, 80 miliardi di prestiti, 87 miliardi di depositi, 62 miliardi di masse gestite e 42 miliardi di masse amministrate.

L’aggregazione consentirebbe a Unicredit di rafforzarsi particolarmente nel Centro-Nord, aumentando la propria quota di mercato di 17 punti in Toscana, di 8 in Veneto e di 4 in Lombardia ed Emilia-Romagna.

Dai risultati degli stress-test della BCE, che saranno resi noti oggi, MPS dovrebbe confermarsi deficitaria di 2 miliardi di euro di capitale. Non è forse casuale che l’annuncio di Unicredit sia arrivato poche ore fa, al fine di rassicurare il mercato circa la sussistenza delle condizioni di mercato per salvare definitivamente l’istituto.

Le azioni MPS erano scese a 1,13 euro, trascinando la capitalizzazione a 1,19 miliardi a Piazza Affari. Il calo recente era iniziato dopo la prima settimana di giugno, quando si era diffusa la voce dell’ipotesi “spezzatino”, con le parti “in bonis” ad essere rilevate da Unicredit e qualche altro istituto minore come Mediocredito Centrale, restando in capo a MPS solo gli asset rischiosi. In quell’occasione, si assistette a un tracollo anche delle obbligazioni subordinate.

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