Egregio Giuseppe, mi chiamo Marco e approfitto della sua esperienza per porle un quesito. Tanti anni fa ho acquistato, in diverse occasioni, azioni Mediaset con la speranza di fare un buon investimento per la mia famiglia. Purtroppo alla data odierna le perdite sono consistenti, infatti con le mie 2000 azioni ho una perdita di circa il 60%. Degli 11 mila euro investiti oggi mi trovo poco più di 4 mila euro. Sono disperato, non so cosa fare, vorrei vendere e puntare su un altro titolo, ma non ho il coraggio di farlo. Sono anni che vivo di speranze, ma ormai anche quella non ce l’ho più. Mi dia un consiglio fraterno, cosa faccio, attendo o vendo?

Gentile lettore,

premetto con estrema chiarezza che non è mio compito suggerirle un qualche investimento, semmai cercherò di risponderle accompagnando il suo ragionamento.

Spiace molto leggere che abbia perso circa il 60% del capitale investito. Guardando ai numeri, immagino che Lei abbia investito intorno al 2010, quando effettivamente le quotazioni del titolo Mediaset viaggiavano su livelli mediamente più che doppi di quelli attuali. Se guardassimo il grafico, noteremmo che la società in borsa ha visto scendere quasi incessantemente il suo valore nel lungo periodo, dopo avere raggiunto il suo culmine nell’anno 2000, a quattro anni dall’IPO. In un ventennio, le perdite superano il 90%.

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Se Lei oggi tenesse le azioni Mediaset in portafoglio, sarebbe essenzialmente nella speranza che i prezzi almeno tornassero ai circa 5,50 euro a cui è avvenuto l’investimento. Rispetto ad oggi, implicherebbe un balzo di circa il 140%. Tutto può accadere, ma obiettivamente sembra molto difficile che si verifichi, specie in tempi brevi. Mediaset ha risentito negativamente di due fattori: la crisi dell’economia italiana e l’aumento della concorrenza. Fino a quando Cologno Monzese era nei fatti l’unica realtà televisiva privata italiana, il titolo beneficiava di alte valutazioni in borsa.

Ma il passaggio al digitale terrestre e la nascita di nuove realtà concorrenti, pur di minori dimensioni, ne hanno intaccato la redditività.

Mediaset vive di pubblicità, cioè degli investimenti aziendali. E sappiamo quanto questi siano legati alla congiuntura economica, che da una dozzina di anni a questa parte non sta messa bene in Italia. Lo spostamento della sede legale in Olanda non aiuterà le reti a vendere e fatturare di più, scaturendo da esigenze prettamente di assetto proprietario. Né il mantenimento del titolo in portafoglio sarebbe giustificato da una politica generosa dei dividendi. Anzi, sarebbe vero il contrario.

Dove investo?

Dove investire? Bella domanda. Piazza Affari si è portata finalmente ai massimi dal 2008, con l’indice Ftse Mib ad avere superato i 25.000 punti. Sembra un buon momento per puntare sulla borsa italiana, senonché la solita congiuntura di cui dicevamo sopra non autorizza a cedere ad alcun entusiasmo. L’economia italiana sta ristagnando nella migliore delle ipotesi, forse viaggia verso la recessione. Pertanto, sconsiglierei l’acquisto di titoli ciclici o almeno di quelle società molto dipendenti per fatturato e utili dall’andamento domestico. Non che il resto dell’Eurozona stia andando bene, ma certamente meglio dell’Italia nel suo complesso.

Ci sono azioni che per la natura “disruptive” delle società a cui appartengono segnalano una corsa sfrenata. Dal suo sbarco in borsa nell’aprile scorso, Nexi ha raddoppiato il valore del titolo, facendo impennare la capitalizzazione a 10,5 miliardi di euro. Trattandosi di una società di gestione dei pagamenti digitali, viene considerata un ottimo investimento per il futuro. Questo è il passato, però, e nessuno ci dice che non abbia già raggiunto il picco. Mettendo il naso fuori dall’Italia, troviamo al Nasdaq il titolo Tesla, che quest’anno ha guadagnato l’impressionante 113%! La società di costruzione delle auto elettriche sta vivendo un vero boom in borsa, ad avviso di chi scrive non giustificato con questa improvvisa intensità.

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Brillante il comparto tech

In generale, il comparto tecnologico tende a regalare soddisfazioni più costanti al mercato, in quanto slegato (fino un certo punto) dalla congiuntura. Parliamo di società quotate quasi perlopiù a Wall Street e per questo presuppongono investimenti in dollari, cioè a rischio di cambio per noi dell’Area Euro. Tuttavia, i tassi medi di crescita delle relative azioni sono così elevati, che nei fatti il cambio euro-dollaro diventa un discorso quasi marginale. Basti pensare che il sotto-indice tech del Nasdaq ha messo a segno un rialzo del 420% in 10 anni, surclassando il pur elevatissimo +205% dell’S&P 500.

Nel suo caso, trattandosi di capitali relativamente bassi, il suggerimento sarebbe di puntare su un Etf, ovvero un fondo che replica passivamente l’andamento di un indice, così da non esporsi al trend del singolo titolo. In alternativa, vi sono i classici fondi d’investimento, sebbene generalmente non esibiscano ritorni eclatanti e presentano costi di ingresso/performance/uscita non indifferenti, dovendo differenziare gli investimenti per cautelare i capitali dei clienti. In ogni caso, non disinvesta da Mediaset e investa in altri titoli/indici al solo fine di recuperare il prima possibile le perdite subite in questi anni. L’ansia da prestazione non è mai una buona consigliera. Buona fortuna!

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