E’ stato il lunedì nero della Juventus, almeno a Piazza Affari. Le azioni bianconere hanno perso alla fine della seduta del 24 febbraio l’11,83% a 1,01 euro, segnando il loro 11-esimo peggior risultato da quando la società di calcio è quotata in borsa. L’ultimo precedente ancora più negativo risale al 17 aprile dello scorso anno, il giorno successivo all’eliminazione ai quarti di Champions League per mano dell’Ajax. La capitalizzazione di mercato è crollata nell’arco di una giornata di oltre 170 milioni di euro, scendendo a 1,34 miliardi.

Certo, il titolo ha risentito dell’andamento assai sfavorevole di tutta la borsa italiana, che ha chiuso le contrattazioni quotidiane a -5,43%, zavorrata dall’esplosione dei casi di contagio da Coronavirus nel nostro Paese.

Perché la Juventus crolla in borsa, ecco cosa colpisce le azioni bianconere

Ma il crollo a doppia cifra della Juventus non si spiega con il solo virus cinese. Venerdì scorso, la società di Andrea Agnelli aveva pubblicato i dati del primo semestre dell’esercizio, quello che va dall’1 luglio al 31 dicembre 2019. I risultati sono stati deludenti, più del previsto. I ricavi sono scesi del 2,4% annuale a 322,3 milioni (-7,9 milioni) e hanno contribuito ad alimentare la maxi-perdita di 50,26 milioni, che si contrappone all’utile di 7,46 milioni che era stato registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. La differenza di 57,7 milioni è stata data dai minori ricavi per 7,39 milioni, dai 30,2 milioni di maggiori costi per il personale tesserato, dai maggiori oneri per 10 milioni relativi ai diritti dei calciatori, maggiori ammortamenti e svalutazioni per 11,4 milioni e maggiori oneri finanziari netti per 2,7 milioni.

Per contro, gli incassi da sponsor e pubblicità sono cresciuti di 5 milioni a 26,5 milioni. In netto calo di 136,7 milioni l’indebitamento finanziario netto, sceso in soli 6 mesi a 326,9 milioni. Ma il miglioramento è dovuto solamente all’incasso integrale dell’aumento di capitale varato a fine 2019 per 294,6 milioni, in gran parte utilizzato proprio per abbattere le passività.

Sui ricavi da stadio ha inciso negativamente anche il calendario, con due partite casalinghe in meno giocate nel periodo, rispetto allo stesso semestre del 2018.

Possibile balzo da domani?

A questo quadro finanziariamente poco brillante si aggiunge la notizia che la gara casalinga contro l’Inter verrà disputata a porte chiuse per conformarsi alle disposizioni della Regione Piemonte, adottate per contenere il diffondersi del Coronavirus. Trattandosi di un “big match”, saranno milioni di minori ricavi che verranno incassati ai botteghini dell’Allianz Stadium. E questo, una squadra che vanta la rosa più costosa del campionato, con 143 milioni di euro, non può permetterselo.

Ci sarà un rimbalzo del titolo? Effettivamente, il crollo verticale di ieri non sembra del tutto giustificato. Le perdite per il primo semestre erano state in buona parte scontate, per il resto i dati finanziari hanno fatto emergere criticità note. Il Coronavirus, poi, ha colpito un po’ tutti i listini indiscriminatamente e, soprattutto, è frutto di una reazione psicologica destinata fortunatamente a rientrare con i giorni o, al più tardi, qualche settimana. Stasera, avremo già qualche conferma. La gara per gli ottavi di Champions in trasferta contro il Lione ci dirà se la prosecuzione della Juventus nelle coppe europee sia probabile o meno e se possa far attecchire aspettative ottimistiche sull’obiettivo più ambito, dopo due finali perse in tre stagioni tra il 2015 e il 2017.

Il titolo Juventus, pur avendo scontato negli ultimi mesi l’effetto ricapitalizzazione, resta nettamente superiore ai livelli precedenti l’arrivo di Cristiano Ronaldo alla fine di giugno di due anni fa, quando si sparse la notizia dell’ingaggio clamoroso. Da allora, segna un +65%, sebbene l’apice venne toccato a 1,54 nell’aprile scorso, prima dell’eliminazione in Champions, rispetto al quale si registra un crollo di quasi il 35%.

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