L’oro non si schioda dalla soglia dei 1.200 dollari l’oncia e stamane viaggia a circa 3 dollari al di sotto di essa, perdendo più dell’8% dall’inizio dell’anno. Peggio sta andando, però, all’argento, che sostando sopra i 14 dollari sta perdendo circa il 17,7% quest’anno, praticamente oltre il doppio dell’altro metallo. E il rapporto tra i due prezzi è salito sopra 85, il livello più alto da 25 anni a questa parte. Significa che un’oncia di oro scambia oggi contro più di 85 once di argento.

Un anno fa, il rapporto era di 77, due anni fa di 68, mentre il minimo dagli inizi degli anni Ottanta fu toccato nell’aprile del 2011 a quota 31,6. Ora, sembra un nonsenso quanto stia accadendo sui mercati, se è vero che nel 2017 e per il quinto anno consecutivo, la domanda globale di argento ha superato l’offerta. Pertanto, l’argento sarebbe “oversold”, iper-venduto e ciò costituirebbe un segnale di acquisto, anche se la risposta dipende da quanto stia davvero accadendo e da quello che prevediamo possa accadere da qui a qualche anno.

Oro e argento, cosa significa la fase 3 del Trump rally?

Anzitutto, dovremmo chiederci cosa regoli la domanda e l’offerta dei due metalli. L’oro è un bene di investimento, di gioielleria e ha anche un uso industriale, mentre l’argento viene acquistato essenzialmente per gli ultimi due scopi e, in particolare, per la produzione di una miriade di beni, specie di elettronica di consumo. In generale, dovremmo aspettarci che le quotazioni dell’argento salgano quando l’economia mondiale gira in positivo, perché ciò implica maggiori consumi e, quindi, produzione di beni che richiedono l’impiego del metallo. Al contrario, l’oro tende a rincarare quando l’economia peggiora o si surriscalda troppo, visto che il suo acquisto avviene per proteggersi contro l’inflazione o nelle fasi finanziarie avverse.

Cosa segnala il mercato?

Oggi come oggi, accade che l’America non va così bene da almeno un decennio e nel secondo trimestre è cresciuta di oltre il 4%, che l’Europa si è ripresa complessivamente dalla crisi, pur crescendo a ritmi meno dinamici. Le borse mondiali salgono, con Wall Street ad aggiornare con frequenza i record, pur con la borsa cinese a ripiegare quest’anno di oltre il 20%. Il tutto, con inflazione ancora bassa presso le principali economie, il dollaro in rafforzamento e i tassi reali di mercato nettamente inferiori a quelli pre-crisi. Nel complesso, questo quadro non sprona all’acquisto di oro, vuoi per il rialzo dei tassi in corso negli USA (il metallo subisce la concorrenza dei titoli con cedola), vuoi per il super dollaro (l’oro si compra in valuta americana) e vuoi anche per la fase positiva sui mercati, quando la “goldilocks” non sembra ancora lasciare il posto a un surriscaldamento preoccupante dei prezzi e/o a un rallentamento della crescita a stelle e strisce.

Prezzi oro deboli, investire in argento?

Tuttavia, proprio alti consumi e produzione darebbero una mano all’argento, mentre così non è. In poco più di due anni, le sue quotazioni hanno perso il 30%, a fronte del -18% accusato dall’oro nello stesso periodo. Come mai? Si direbbe che il mercato non starebbe scontando una reflazione vigorosa da qui a breve, bensì uno scenario economico avverso. Se così fosse, però, le borse ripiegherebbero e vi sarebbe spazio proprio per una ripresa delle quotazioni auree, specie se le tensioni finanziarie dovessero riportare in auge il rischio di rottura dell’Eurozona. Dunque, saremmo di fronte a un andamento ambigua del grafico “oro-argento”, nel senso che o i mercati prevedono che ancora l’economia mondiale continui a crescere a ritmi sostenuti – e allora dovrebbe trarne relativamente beneficio l’argento – o che essa sia destinata a rallentare e persino ad entrare in recessione, ragione per cui l’oro si rafforzerebbe rispetto all’argento.

Attenzione, perché non necessariamente le quotazioni dell’oro salirebbero con l’ingresso degli USA, ad esempio, in recessione, specie se ciò dovesse “raffreddare” le già non elevate aspettative di inflazione presso le principali economie avanzate. Potrebbero anche restare ferme ai valori attuali, che coinciderebbero con i costi di estrazione e commercializzazione del metallo. Al contrario, i prezzi dell’argento scenderebbero per la minore domanda attesa a scopo industriale, sebbene sia possibile che lo scarso andamento di questi mesi abbia già scontato grosso modo un simile scenario. Potrebbe anche essere, però, che il rapporto tra i prezzi ai massimi da un quarto di secolo sia conseguenza dell’attesa per l’imminente svolta monetaria della BCE. Tutti credono che i tassi a zero nell’Eurozona non potranno continuare a restare tali per molto. Quando Francoforte inizierà ad alzarli, il cambio euro-dollaro, vale a dire il cross valutario più importante al mondo, si apprezzerà e ciò stimolerà le quotazioni delle materie prime, oro e argento inclusi. Con una differenza: dato il ciclo economico positivo avanzato della prima economia, non ci si aspetta più un prosieguo scoppiettante per i prossimi trimestri, mentre tra dollaro più debole e borse in calo si avrebbero le condizioni ideali per prevedere maggiori investimenti in oro e minori in argento. E’ quanto spiegherebbe il grafico delle quotazioni dei due metalli.

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