Se fosse un film, si chiamerebbe “Profondo Rosso”. Anche i bilanci dell’Inter sono da brividi. Il CDA della società nerazzurra ha da poco approvato i conti del terzo trimestre (gennaio-marzo 2022), dai quali emerge la crescita del 20% dei ricavi consolidati. Grazie alla riapertura degli stadi, ai botteghini l’Inter avrebbe incassato nella stagione presente sui 40 milioni di euro. Tuttavia, le buone notizie finiscono qui. I manager si aspettano per l’intero esercizio al 30 giugno prossimo perdite nell’ordine dei 120 milioni.

Sarebbero intorno alla metà rispetto ai -245,6 milioni accusati nel 2020/2021, cioè in piena pandemia. Ma ci si aspettava di meglio e le entrate languono.

Conti nerazzurri in forte perdita

Anzitutto, la società ha dovuto svalutare crediti per 23,4 milioni, legati a sponsorizzazioni asiatiche mai concretizzatesi. Di fatto, più che compensano i 20 milioni a stagione pagati dal nuovo sponsor Socios.com, la società legata alla UEFA da un accordo sulle “criptovalute” nel calcio. C’è da dire, però, che la campagna abbonamenti, partendo dagli abbonati nella stagione 2019/2020, stia andando bene. L’Inter punta a chiudere a 38.000 tesseramenti.

Ma tornando i conti, la situazione è forse ancora più drammatica di quanto emergere dai numeri. Perché il dimezzamento del deficit è stato dovuto alla plusvalenza di 60 milioni per la cessione di Romelu Lukaku e a quella di 27 milioni per Achraf Hakimi. E ci sono stati anche i risparmi legati agli stipendi: 7,5 e 5 milioni netti rispettivamente. Ma la risoluzione consensuale del contratto con Christan Eriksen, dopo il malore accusato agli europei, ha inflitto una minusvalenza di 15 milioni. E’ vero che con la fine delle restrizioni anti-Covid gli incassi allo stadio aumenteranno, così come probabilmente i ricavi commerciali. Tuttavia, senza nuovi sacrifici risulta difficile immaginare che il deficit scenda vistosamente.

Ricordiamo che il Fair Play Finanziario impone ai club di calcio di chiudere i bilanci in equilibrio, ossia con perdite non superiori a 30 milioni per tre stagioni consecutive.

Le regole sono state sospese a causa della pandemia, ciò non toglie che le società debbano fare attenzione ai conti. Peraltro, a differenza del Milan, che dopo la tragicomica fase di Yonghong Li ha ritrovato una gestione aziendale solida, la proprietà cinese dei nerazzurri appare tutt’altro che stabile e danarosa.

Il costoso ritorno di Lukaku all’Inter

Negli ultimi giorni, corre voce che Lukaku voglia tornare all’Inter. E i tifosi hanno bisogno di essere rincuorati dopo una stagione non certo del tutto deludente – l’Inter ha vinto Supercoppa e Coppa Italia – ma neppure esaltante, tra flop in Champions League e scudetto gettato alle ortiche con la clamorosa sconfitta a Bologna. Pare che il belga sia persino disposto a più che dimezzarsi lo stipendio dagli attuali 15 milioni a 7 milioni netti a stagione. Ma il Chelsea lo acquistò per 113 milioni meno di un anno fa. Non lo lascerà andare certamente gratis. Ed ecco ipotizzarsi il ricorso ad un prestito biennale con obbligo di riscatto fissato a 50 milioni. In questo modo, gli inglesi spalmerebbero le perdite sui bilanci e l’Inter eviterebbe un esborso immediato eccessivo per le sue casse.

Ma il caso Lukaku rischia di allontanare un’altra soluzione a costo zero perseguita da mesi dall’Inter: l’acquisto di Paulo Dybala, in scadenza di contratto (non rinnovato) con la Juventus. Se tutto quadrasse bene, l’andata e ritorno del belga nel complesso non avrà gravato sui conti nerazzurri. D’altra parte, la maxi-plusvalenza realizzata quest’anno sarebbe divorata dai costi di riscatto tra qualche anno. E se il deficit non scende velocemente, l’operazione non sarebbe finanziariamente sostenibile. A meno di non rischiare un cartellino giallo o rosso dalla UEFA.

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