Anche l’OCSE rivede al rialzo le stime di crescita per l’Italia, il cui PIL nel 2021 salirebbe del 6,3%. Le previsioni dell’organismo internazionale appaiono perfettamente in linea con le ultime arrivate dallo stesso governo Draghi, il cui ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha stimato un +6,2/6,3% dal 6% fissato sulla Nota di Aggiornamento al DEF (NADEF).

In quest’ultimo documento, il governo aveva stimato anche un’inflazione media annua per il 2021 all’1,5%. Ma i dati ISTAT riferiti ai primi 11 mesi dell’anno certificano un’inflazione acquisita all’1,9%.

Questo significa che, in assenza di variazioni mensili, i prezzi al consumo risulteranno cresciuti di 4 decimi di punto percentuale in più rispetto a quanto previsto dal governo. E il PIL dell’Italia lieviterà di conseguenza in termini nominali, dato che è composto dal PIL reale più l’inflazione.

Al 31 dicembre, secondo il NADEF il PIL dell’Italia sarà salito a 1.779,3 miliardi di euro, segnando circa +126 miliardi rispetto al 2020. A causa della pandemia, lo scorso anno era precipitato dell’8,9% reale e di oltre 141 miliardi in valore assoluto. Tuttavia, come dicevamo, i dati a consuntivo dovrebbero risultare superiori alle stime ufficiali. Di quanto? Immaginando una crescita del PIL reale del 6,3% e un’inflazione all’1,9% (in alternativa, rispettivamente +6,2% e +2%), il PIL nominale si porterebbe a più di 1.789 miliardi. Sarebbe di una decina di miliardi in più rispetto alle previsioni.

PIL Italia e deficit

Ora, questo dato tenderà a migliorare i conti pubblici. Già con il NADEF il governo aveva abbassato da quasi il 12% precedente al 9,4% il deficit atteso per quest’anno. Con 10 miliardi di PIL in più, considerando una pressione fiscale in area 42-43%, le entrate per lo stato aumenterebbero di altri 4 miliardi. Al contempo, il numeratore nel rapporto deficit/PIL crescerebbe. Secondo i nostri calcoli, dovremmo attenderci un deficit al 9,1%, mezzo punto più basso dello scorso anno e -0,3% sulle stime.

Attenzione, però, perché non avremmo comunque recuperato le perdite accusate con la pandemia. In termini assoluti, ci mancherebbero solo 5 miliardi, dato che il PIL dell’Italia nel 2019 era arrivato a 1.794 miliardi. In termini reali, però, sarebbero 3,2 i punti percentuali ancora da colmare. Senza considerare l’inflazione, questo significherebbe crescere nel 2022 fino ad almeno 1.846 miliardi. Chiaramente, più il PIL aumenta e più si riduce la crescita del debito pubblico: le entrate salgono, verosimilmente lo stato avrà bisogno di sostenere con minori spese in deficit l’economia e il rapporto debito/PIL tende a ridursi più velocemente.

[email protected]