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Oggi: 05 Dic, 2025

Divieto di compensazione crediti: dal 2026 soglia dimezzata a 50.000 euro

Dal 2026 cambiano le regole: la soglia per la compensazione crediti scende a 50.000 euro, rendendo i controlli più severi
1 mese fa
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compensazione crediti
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Una nuova stretta in materia di compensazione crediti fiscali è alle porte. Il disegno di legge di Bilancio 2026 introduce una modifica importante che mira a rendere più severi i requisiti per utilizzare i crediti in compensazione. La principale novità riguarda l’abbassamento della soglia oltre la quale scatta il divieto di compensazione per chi ha debiti iscritti a ruolo: dagli attuali 100.000 euro si passerà a 50.000 euro, con effetto dal 1° gennaio 2026.

Soglia compensazione crediti: il quadro normativo attuale

Attualmente, la disciplina sulla compensazione crediti è regolata dall’art. 37, comma 49-quinquies, del DL n. 223/2006, e dall’articolo 5, comma 7, del Testo Unico in materia di versamenti e riscossione (decreto legislativo n. 33 del 2025).

Queste norme stabiliscono che i contribuenti con debiti erariali iscritti a ruolo – ossia somme dovute allo Stato per imposte e relativi accessori affidati all’ente di riscossione – non possono utilizzare la compensazione se l’ammontare complessivo dei debiti scaduti supera i 100.000 euro.

Tale divieto si applica anche ai carichi affidati agli agenti della riscossione derivanti da atti dell’Agenzia delle Entrate, inclusi quelli di recupero fiscale previsti da leggi specifiche come la n. 311/2004 e il D.P.R. n. 600/1973.

In altre parole, chi ha pendenze fiscali superiori a questa soglia non può compensare i propri crediti d’imposta, a meno che non siano presenti provvedimenti di sospensione o piani di rateazione regolarmente in corso.

Cosa cambierebbe con la legge di Bilancio 2026

La manovra economica per il 2026, nel testo licenziato dal Governo nel Consiglio dei Ministri del 17 ottobre 2025, introduce un cambiamento rilevante: la soglia che limita la compensazione in presenza di debiti iscritti a ruolo verrà dimezzata, passando da 100.000 a 50.000 euro.

Dal 1° gennaio 2026, dunque, chi avrà iscrizioni a ruolo o carichi affidati alla riscossione per importi superiori a 50.000 euro non potrà utilizzare i propri crediti fiscali in compensazione.

Il provvedimento coinvolgerà tutti i tributi erariali e i relativi accessori, oltre agli atti di recupero emessi dall’Agenzia delle Entrate. Il nuovo limite, più basso, renderà di fatto più rigido l’accesso alla compensazione, colpendo in particolare i contribuenti con situazioni debitorie di entità media, che fino ad ora non rientravano nel divieto.

Impatti pratici per i contribuenti

L’abbassamento della soglia a 50.000 euro avrà conseguenze dirette sulla gestione della compensazione crediti in particolare da parte di imprese e professionisti.

Chi possiede crediti fiscali – ad esempio derivanti da IVA, imposte dirette o contributi – non potrà utilizzarli per compensare debiti fiscali se i propri carichi iscritti a ruolo superano il nuovo limite.

Questo significa che molti contribuenti dovranno prima ridurre i propri debiti con l’erario al di sotto della soglia prevista per poter tornare a utilizzare la compensazione. In pratica, sarà necessario “ripulire” il proprio magazzino debitorio per non restare bloccati.

L’obiettivo della norma è, infatti, quello di ridurre l’accumulo di debiti non saldati nei confronti dello Stato, spingendo i contribuenti a regolarizzare tempestivamente le proprie posizioni. La misura colpirà soprattutto quelle aziende che, pur vantando crediti fiscali rilevanti, hanno lasciato inevase alcune cartelle o pendenze, confidando nella possibilità di compensarle successivamente.

Divieto compensazione crediti: le finalità della nuova stretta

Il Governo motiva questa scelta con l’intento di rafforzare i controlli e rendere più efficiente la riscossione delle imposte. Riducendo la soglia di compensazione da 100.000 a 50.000 euro, si vuole evitare che i contribuenti mantengano un livello elevato di iscrizioni a ruolo, continuando comunque a compensare crediti fiscali senza prima saldare i propri debiti.

In sostanza, la nuova disciplina mira a favorire un comportamento più corretto e responsabile, incentivando il pagamento dei debiti prima di usufruire della compensazione. Per le casse dello Stato, questo dovrebbe tradursi in un miglioramento del flusso di incassi e in una diminuzione del rischio di evasione o di uso improprio dei crediti fiscali.

Nuova soglia divieto compensazione crediti: provvedimento ancora in esame

Va ricordato che il DDL di Bilancio 2026 è ancora in discussione in Parlamento. La versione definitiva dovrà essere approvata entro il 31 dicembre 2025.

Solo dopo il via libera definitivo, la nuova soglia di 50.000 euro entrerà ufficialmente in vigore. Pertanto, fino a quel momento continueranno ad applicarsi le regole attuali, con il limite di 100.000 euro.

Tuttavia, vista la direzione chiara della manovra, è opportuno che contribuenti e consulenti fiscali inizino fin d’ora a valutare l’impatto della riduzione della soglia sulle proprie strategie di compensazione, per non trovarsi impreparati al cambio di normativa.

Riassumendo

  • Dal 2026 la soglia per la compensazione crediti scende da 100.000 a 50.000 euro.
  • Il divieto scatterà per chi ha debiti iscritti a ruolo oltre 50.000 euro.
  • Obiettivo: ridurre l’accumulo di debiti fiscali e favorire la regolarizzazione.
  • La nuova regola renderà più difficile compensare crediti con debiti pendenti.
  • Le imprese dovranno saldare i debiti per poter usare la compensazione.
  • La misura è nel DDL di Bilancio 2026, in attesa di approvazione definitiva.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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