La Camera ha approvato il testo di conversione in legge del decreto fiscale (DL n. 84/2025). Ora il testo passa al Senato dove non dovrebbero esserci modifiche, salvo colpi di scena. Poi il provvedimento potrà approdare in Gazzetta Ufficiale.
Tra le novità trova conferma, nell’ambito dei controlli fiscali (accessi, ispezioni e verifiche) l’obbligo motivare nell’atto di autorizzazione e nel processo verbale le circostanze e le condizioni che giustificano l’accesso. Si va a modificare in questo modo l’art. 12 dello Statuto del Contribuente (Legge n. 212/2000).
Cosa cambia per i controlli fiscali
Andando nel dettaglio, a partire dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto fiscale (DL n. 84/2025), il legislatore prevede l’obbligatorietà, per Agenzia Entrate, Guardia di Finanza, ecc.
di riportare, nell’atto di autorizzazione e nel processo verbale delle operazioni di controlli fiscali, espressamente ed adeguatamente le circostanze e le condizioni che hanno giustificato l’accesso.
Il dossier al decreto fiscale (DL n. 84/2025) ricorda che la normativa che disciplina le verifiche fiscali (accessi, ispezioni e verifiche) finalizzate all’accertamento delle imposte e la repressione dell’evasione fiscale è contenuta nell’art. 52 del DPR n. 633 del 1972.
Le autorizzazioni necessarie
Si ricorda che l’autorizzazione per l’accesso a locali destinati all’esercizio d’attività commerciali, agricole, artistiche o professionali, nonché in quelli utilizzati dagli enti non commerciali e dagli enti del Terzo settore è rilasciata dal dirigente dell’amministrazione finanziaria.
Laddove l’accesso deve riguardare i locali adibiti anche ad abitazione principale, oltre all’autorizzazione del dirigente dell’amministrazione finanziaria coinvolta, serve anche l’autorizzazione del Procuratore della Repubblica.
Nel processo verbale devono essere indicate:
- le ispezioni e le rilevazioni eseguite;
- le richieste fatte al contribuente;
- le risposte ricevute.
Detto documento deve poi essere sottoscritto dal contribuente stesso. Il documento deve essere sottoscritto dal contribuente. Laddove quest’ultimo si rifiuta bisogna indicarne il motivo della mancata sottoscrizione. Come già è, poi al contribuente oggetto di controlli fiscali deve essere rilasciata una copia del processo verbale.
Controlli fiscali: l’UE ha chiesto il cambio di rotta
Come si evince sempre dal dossier, la spinta principale alla revisione del sistema dei controlli fiscali arriva da Strasburgo. Con la sentenza del 6 febbraio 2025 relativa al caso Italgomme Pneumatici Srl e altri contro Italia (ricorsi nn. 33617-18), la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha sollevato forti critiche al modello italiano, giudicandolo non conforme all’articolo 8 della Convenzione europea, che tutela il diritto al rispetto della vita privata e del domicilio.
Secondo la Corte, il concetto di “domicilio” non si limita alla sfera abitativa, ma si estende anche ai luoghi in cui si esercita un’attività economica. Di conseguenza, i locali aziendali o professionali devono godere della stessa protezione giuridica delle abitazioni private. Il problema individuato risiede nell’interpretazione nazionale, secondo cui non è necessario motivare in modo esplicito l’autorizzazione per l’accesso a studi professionali e sedi d’impresa. Questa prassi ha creato una disparità di trattamento tra abitazioni e luoghi di lavoro, minando le garanzie previste dalla Convenzione.
La giurisprudenza nazionale e la necessità di riforma
Storicamente, la giurisprudenza italiana ha ritenuto l’autorizzazione agli accessi nei locali commerciali come un semplice adempimento formale. Un esempio significativo è rappresentato dalla sentenza n. 16424 del 2002 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, secondo cui tale autorizzazione non richiede una motivazione approfondita.
Altre decisioni, come le sentenze nn. 17525 e 17526 del 2019, hanno inoltre stabilito che i militari della Guardia di Finanza, in quanto appartenenti alle forze dell’ordine, possono effettuare l’accesso senza necessità di autorizzazione scritta. Tali posizioni sono però in contrasto con l’interpretazione data dalla Corte Europea. Infatti essa sottolinea l’importanza di evitare abusi e garantire una supervisione giurisdizionale adeguata sugli interventi ispettivi.
Il cambio di direzione nei controlli fiscali
La nuova normativa si propone dunque di ristabilire l’equilibrio tra l’esigenza dello Stato di contrastare l’evasione fiscale e il diritto dei cittadini a non subire ingerenze arbitrarie nella propria sfera privata o professionale. È evidente che il legislatore ha recepito le osservazioni della Corte europea, decidendo di rafforzare le garanzie procedurali.
Tra le richieste più importanti avanzate dalla Corte vi è la necessità di:
- Stabilire in modo chiaro le condizioni che giustificano i controlli fiscali presso le sedi operative;
- Evitare accessi privi di fondamento o arbitrari;
- Prevedere meccanismi di tutela post-intervento, incluso un controllo giurisdizionale effettivo sulle decisioni adottate.
Riassumendo
- Approvata alla Camera la legge di conversione del decreto fiscale 2025 (ora si passa al Senato).
- Introdotto obbligo di motivazione per ogni accesso e controllo fiscale.
- Verbale ispettivo deve riportare dettagli, richieste e risposte del contribuente.
- Cambia l’art. 12 dello Statuto del Contribuente per maggiori tutele.
- Sentenza CEDU impone all’Italia più garanzie nei controlli nei locali professionali.
- Eliminati accessi arbitrari: servono motivazioni chiare e controlli giurisdizionali.