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Oggi: 05 Dic, 2025

La Consulta boccia il corporativismo di Salvini: minori vincoli per gli NCC, ma la liberalizzazione dei taxi resta lontana

Colpo al corporativismo del decreto Salvini dalla Consulta, che ha bocciato i vincoli per gli NCC. Liberalizzazione dei taxi resta lontana.
4 settimane fa
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Obblighi NCC, bocciatura della Consulta
Obblighi NCC, bocciatura della Consulta © Licenza Creative Commons

Il decreto interministeriale n.226 del 2024, che porta la firma del ministro e vicepremier Matteo Salvini, è stato bocciato dalla sentenza n.163 e depositata ieri dalla Corte Costituzionale. Gli obblighi previsti dal testo a carico degli NCC (Noleggio Con Conducente) sono stati cassati. I giudici hanno dato ragione alla Regione Calabria, che aveva fatto ricorso per conflitto di attribuzione. Il governatore Roberto Occhiuto, da poco rieletto, ha potuto esultare. Il dato clamoroso è che egli è anche il numero due di Forza Italia, partito che fa parte della maggioranza di governo e che reclama una politica più liberale in economia.

Decreto Salvini, punti bocciati dalla Consulta

La Consulta ha picconato quello che a tutti gli effetti sembra essere un corporativismo spinto del ministro Salvini.

Tre sono stati i punti bocciati. Anzitutto, l’obbligo per gli NCC di avviare il servizio almeno 20 minuti dopo la prenotazione dell’utente. Una previsione “sproporzionata rispetto alla finalità anti-elusiva”, scrivono i giudici. Secondo, il divieto per gli stessi di stipulare contratti con intermediari come alberghi, tour operator e agenzie di viaggio. Anche in questo, caso viene ecceduta la finalità anti-elusiva. Terzo, l’obbligo di utilizzare solo un’app statale per monitorare i movimenti degli NCC. Viene meno il principio di neutralità tecnologica.

Fatto a pezzi il suo decreto, il ministro assicura di volerlo riscrivere per garantire il contrasto all’illegalità e agli abusi. Non potrà riproporre, tuttavia, un testo intriso di corporativismo talmente palese da risultare stucchevole. L’obiettivo era stato chiaro sin dall’inizio: rendere la vita impossibile agli NCC. Questi sono soggetti attivi nel trasporto pubblico locale non di linea.

A differenza dei taxi, non possono sostare su aree pubbliche, se non autorizzate. Possono espletare un servizio solo su prenotazione e dietro tariffa concordata con il cliente.

Liberalizzazione dei taxi miraggio

Queste modalità distinguono l’attività degli NCC da quella offerta dai taxi. Sappiamo quanto questa seconda categoria da anni cerchi di tutelarsi dalle innovazioni tecnologiche come Uber. Salvini è sempre stato schierato fortemente a suo favore e in barba ai principi di concorrenza e libero mercato. La liberalizzazione dei taxi resta lontana anche dopo l’intervento della Consulta. Se ne parla da decenni senza alcun risultato. Il governo Meloni provò nel 2023 a stemperare le polemiche sull’insufficienza del servizio rispetto alla crescente domanda legata al turismo, prevedendo un aumento delle licenze per i Comuni più grandi. Già poco di per sé, i sindaci non hanno fatto la loro parte.

Dietro agli obblighi per gli NCC si cela una mentalità ostile al mercato e che Salvini interpreta a più riprese. E’ di questi giorni la notizia che il ministro vorrebbe contingentare il numero dei barbieri e parrucchieri nei Comuni. L’idea sarebbe di lottare contro l’esercizio abusivo della professione. Un po’ come dire che si contrasti la prostituzione su strada riducendo il numero delle donne in circolazione. Non che prima di Salvini si sia fatto qualcosa per tendere alla liberalizzazione dei taxi.

Chiacchiere a gogo e basta.

NCC spia di corporativismo esasperato

Il corporativismo è un male che stenta ad essere sradicato in Italia. Ogni categoria pretende di essere tutelata dalla concorrenza e strappa di volta in volta leggi in tal senso al governo di turno. Il risultato è che abbiamo poco mercato, prezzi alti e offerta spesso scadente in termini qualitativi e quantitativi per un elevato numero di servizi. Con un approccio di senso opposto crescerebbero posti di lavoro e Pil. Ma noi pensiamo a regolamentare per impedire a chicchessia di esercitare la professione di medico, notaio, farmacista, tassista, imprenditore balneare, ecc. E ci chiediamo perché molti giovani ogni anno vadano a trovarsi un lavoro all’estero.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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