Andare a riposo 5 anni prima, cioè accedere alla pensione a 62 anni circa, è qualcosa di realmente fattibile? Osservando le misure presenti nel sistema previdenziale, la risposta è sì: si tratta di un’opzione possibile. Esistono infatti 4 soluzioni concrete che permettono di anticipare la pensione di 5 anni. Analizziamole una per una.
Come prendere la pensione 5 anni prima: 4 soluzioni da usare
Accedere alla pensione 5 anni prima, quindi a 62 anni invece che a 67, è possibile già oggi, purché siano stati raggiunti almeno 41 anni di versamenti. La misura che lo consente è la Quota 103, con trattamento calcolato interamente con il metodo contributivo. Questo comporta spesso un taglio dell’assegno di oltre il 30% e un importo massimo non superiore a 4 volte il trattamento minimo.
Inoltre, non è possibile integrare la pensione con redditi da lavoro, salvo nel caso di lavoro autonomo occasionale che non superi i 5.000 euro annui.
Dal 2026, però, Quota 103 dovrebbe cessare, lasciando spazio alla cosiddetta Quota 41 flessibile. Anche questa misura permetterebbe l’uscita a 62 anni con 41 anni di contributi, ma con un sistema diverso: eliminazione del calcolo contributivo e applicazione di un taglio lineare del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni (fino a un massimo del 10% a 62 anni). Attenzione però: il taglio riguarderebbe solo i contribuenti con ISEE superiore a 35.000 euro, mentre per gli altri non si applicherebbe alcuna riduzione.
Ecco le misure che non prevedono limiti di età e che fanno andare in pensione anche 5 anni prima
L’anticipo di 5 anni può essere ottenuto anche con misure che non prevedono un limite anagrafico rigido.
- Pensione anticipata ordinaria: accessibile con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
Dopo la maturazione del diritto, è prevista una finestra di 3 mesi prima della decorrenza.
- Quota 41 per lavoratori precoci: riservata a chi ha versato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni, rientrando inoltre in una delle categorie protette (lavori gravosi o usuranti, invalidi, caregiver, disoccupati). Servono comunque 41 anni di versamenti complessivi.
Sono dunque tre misure che permettono di anticipare la pensione di circa 5 anni. Tutte si basano su carriere contributive lunghe e solide, e lo stesso scenario dovrebbe valere anche per la futura Quota 41 flessibile.
Esistono però strumenti che aiutano a raggiungere più facilmente queste soglie: ad esempio il riscatto della laurea, utile per recuperare contributi fino a un massimo di 5 anni. I riscatti servono proprio a rendere validi periodi altrimenti non coperti, così da agevolare l’accesso alla pensione anticipata.
Estratto conto, riscatti e maggiorazioni: tutto si può fare
Il primo passo per valutare un anticipo pensionistico è controllare l’estratto conto contributivo. Ancora meglio se si richiede l’Estratto Conto Certificativo all’INPS, che fotografa in maniera ufficiale la propria posizione assicurativa.
Con questi strumenti si può verificare:
- se il servizio militare è stato accreditato come utile;
- se ci sono contributi mancanti;
- se è possibile riscattare periodi di maternità fuori dal rapporto di lavoro;
- se sono maturati benefici contributivi aggiuntivi.
Ad esempio, per i lavoratori invalidi si possono ottenere 2 mesi aggiuntivi per ogni anno di attività svolta dopo il riconoscimento dell’invalidità.
Un ulteriore strumento è la Pace Contributiva, che consente di riscattare fino a 5 anni di periodi scoperti. Tuttavia, questa opzione è riservata solo ai contributivi puri, ossia a chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1996.