La debolezza del dollaro è stata al centro delle preoccupazioni dei ministri finanziari del G20, al quale non ha partecipato proprio l’esponente degli Stati Uniti, il segretario al Tesoro, Scott Bessent. I capitali da qualche tempo sembrano spostarsi da una parte all’altra dell’Oceano Atlantico. Non è una sensazione, a dirlo sono i numeri sul boom dell’euro. Nel mese di maggio, gli acquisti di bond denominati in euro da parte degli investitori stranieri (fuori dal blocco) sono stati in valore per 97 miliardi. Il mese precedente, quello dell’annuncio dei dazi americani, aveva registrato deflussi per 12 miliardi. Trattasi del migliore risultato dal 2014.
Boom dell’euro anche sui mercati emergenti
Ed è boom di emissioni in euro da parte delle economie emergenti: 89 miliardi da inizio anno fino allo scorso 18 luglio. Anche in questo caso, il migliore dato dal 2014. Pur incidendo ancora per una frazione minoritaria dell’indebitamento complessivo, è un’altra conferma del maggiore appeal riscosso negli ultimi mesi dalla moneta unica. Dinnanzi alle bizzarrie del presidente Donald Trump, l’Eurozona appare un blocco su cui riporre crescente fiducia. Anche perché al suo interno la frammentazione finanziaria si è ridotta ai livelli minimi dalla crisi del 2008.
Il boom dell’euro non sta avvenendo solo riguardo ai tassi di cambio (+13% quest’anno contro il dollaro). Più in generale sono diventati appetibili gli asset in esso denominati. A parte le obbligazioni, c’è anche il mercato azionario ad avere risposto positivamente. L’Eurostoxx 600 guadagna circa il 7% da inizio 2025. E dai minimi toccati dopo l’annuncio dei dazi ad inizio aprile, segna un rimbalzo del 16%. Fenomeni del tutto logici. Non siamo (ancora) al rimpiazzo del dollaro con l’euro tra le riserve valutarie globali.
Più che altro, c’è la tendenza speculativa ad accaparrarsi asset in euro a prezzi considerati relativamente bassi e in previsione di un apprezzamento del cambio.
Effetto cambio positivo per investitori stranieri
Avete presente il rischio di cambio quando si compra un asset in valuta straniera? E’ scontato in senso positivo negli ultimi mesi. Poiché il mercato globale crede che il boom dell’euro proseguirà, gli investitori inseriscono in portafoglio azioni, bond e quote di fondi per lucrare dal trend. In questo modo, l’effetto cambio si sommerebbe alla performance degli asset attesa positiva e incrementerebbe il guadagno complessivo.
Nelle settimane scorse è intervenuta la Banca Centrale Europea, pur attraverso il commento del suo vicegovernatore Luis de Guindos, a segnalare che sarà tollerato un cambio contro il dollaro fino al massimo di 1,20. Questo limite ufficioso starebbe frenando gli afflussi dei capitali nell’area, in quanto i guadagni attesi dall’apprezzamento del cambio vengono così compressi. Francoforte teme che il boom dell’euro porti alla deflazione e alla stagnazione dell’economia.
Fuga dei capitali dagli USA sostenibile?
C’è anche da dire che questo trend appare parzialmente illogico. L’Europa subisce i dazi dell’America e, in teoria, dovrebbe essere l’euro a deprezzarsi contro il dollaro per le previste conseguenze negative sulla nostra economia.
Viceversa, l’inflazione negli Stati Uniti salirebbe insieme ai tassi di interesse, un fatto che dovrebbe favorire l’apprezzamento del dollaro. Sta avvenendo il contrario per la fuga dei capitali dal mercato americano. Un po’ è sfiducia verso politiche commerciali e fiscali considerate negative per l’economia domestica, un po’ anche per alleggerire le posizioni dopo anni di crescita impetuosa di dollaro e borsa americana.
Boom dell’euro tra vantaggi e rischi
Finora il boom dell’euro ci è convenuto. Ha tenuto a freno l’inflazione e si è tradotto in un restringimento degli spread, a beneficio dei conti pubblici nel Sud Europa. D’altra parte è come se fosse un dazio sul dazio. Non solo Trump erge barriere tariffarie alle nostre merci, per giunta queste rincarano per gli americani a causa del cambio. Ciò evidenzia la necessità per l’area di puntare maggiormente sulla domanda interna per crescere. La Germania lo sta facendo con un piano a debito di 1.000 miliardi in un decennio. L’Italia non ha margini fiscali per seguire tale rotta. Tassi più bassi favoriscono, comunque, gli investimenti privati e i consumi. Ed è su un loro ulteriore abbassamento che stanno puntando i governatori del Sud, francese in testa, per massimizzare il beneficio per le rispettive economie.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


