E’ partito il lungo e travagliato iter per giungere all’approvazione del nuovo bilancio europeo per il settennato 2028-2034. E già le polemiche sono numerose e trasversali agli schieramenti, oltre che ai governi. La Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen ha proposto un aumento a 2.000 miliardi di euro complessivi dai 1.270 miliardi del bilancio comunitario in corso. Un quasi raddoppio che ha mandato su tutte le furie la Germania, Paese di provenienza della stessa presidente. A Berlino non piace per nulla l’idea di aumentare gli esborsi, intravedendovi una crescente condivisione dei bilanci nazionali. Bordate sono arrivate dal Partito Popolare Europeo, secondo cui la proposta sembrerebbe una sommatoria di spese nazionali.
Previste nuove tasse dirette
Ci sarà tempo due anni per arrivare a un accordo. Tanti ne sono occorsi per approvare il bilancio europeo 2021-2027. E quasi certamente ci saranno stravolgimenti, anche perché la geografia politica cambia alla svelta di questi tempi. Bruxelles ha rassicurato che non ci saranno aggravi per i governi. La contribuzione sarà pari all’1,26% del Pil lordo dell’area. A cosa si deve l’aumento previsto? A partire dal 2027 inizieranno i rimborsi dei cosiddetti “Eurobond“, emessi per finanziare il Next Generation EU. 168 miliardi serviranno allo scopo. E 215 miliardi sono riportati alla voce “Global Europe”, ossia politica estera e di vicinato.
C’è di più. Il bilancio europeo sarà alimentato per 400 miliardi da nuove tasse dirette. Saranno ben 5, tra cui sui tabacchi e le grandi imprese. Per le formazioni di centro-destra è un segnale nella direzione sbagliata, in quanto accresce l’imposizione diretta e accentra la politica fiscale in mano a Bruxelles.
Per la sinistra si tratta di un maldestro tentativo di riconvertire l’uso delle risorse a fini bellici. Ognuno ci vede quel che vuole, fatto sta che nessuno ci vede la cosa giusta.
Debiti da ripagare
Nessuno nota, a dire il vero, qualcosa di elementare: il bilancio europeo cresce per via dei debiti. Abbiamo applaudito al Next Generation EU come se fossero soldi piovuti dal cielo. Ci stiamo accorgendo che si tratta di denari da restituire in una forma o nell’altra. I famosi 390 miliardi di sussidi, spacciati dalla propaganda mediatica come “a fondo perduto”, andranno recuperati a colpi di tasse e di maggiori contribuzioni nazionali. In alternativa, ci saranno tagli alle voci di spesa tradizionali, essenzialmente agricoltura e fondi di coesione alle regioni meno sviluppate.
La realtà prevale sempre sulla narrazione di comodo. I debiti vanno ripagati. Il bilancio europeo che cresce è un pessimo segnale per diverse ragioni. In primis, perché conferma la tendenza accentratrice di una UE dalla struttura tutt’altro che democratica ed efficiente. Secondo, perché fa affluire risorse nelle mani di un’entità già mostratasi incapace di gestire le risorse in maniera oculata e secondo un ordine di priorità condiviso dai cittadini. Terzo, perché costringe i governi a condividere rischi e oneri senza un mandato esplicito dei cittadini e in assenza di una loro una piena rappresentanza nelle sedi comunitarie.
Bilancio europeo partita di giro
Per il resto è tutta propaganda. Chi oggi si straccia le vesti contro il bilancio europeo in formato maxi, allo stesso tempo non fa che invocare nuovi stanziamenti contro i cambiamenti climatici, in favore della difesa e a sostegno dell’economia continentale. Tutti fingono di non sapere che queste erogazioni siano una partita di giro: soldi versati dagli stati e che tornano indietro (neanche tutti) dopo essere stati maneggiati dagli eurocrati.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

