La discussione sulla manovra di bilancio 2026 è entrata nel vivo, con una proposta che prevede un aumento delle pensioni. La misura, destinata a entrare in vigore il 1° gennaio 2026, riguarda un incremento mensile di 12 euro sulla maggiorazione sociale, la cosiddetta “quota del milione di Berlusconi”. L’intento dichiarato è di sostenere i pensionati con prestazioni previdenziali e assistenziali più basse, ma le reazioni politiche e sindacali sollevano dubbi su quanto il beneficio possa realmente migliorare la situazione per i destinatari.
Chi sono i beneficiari dell’aumento delle pensioni
Il provvedimento sull’aumento pensioni 2026 coinvolge circa 1,1 milioni di pensionati, con un focus particolare su coloro che ricevono prestazioni di importo ridotto.
Questi pensionati, infatti, rientrano nei limiti stabiliti dalla normativa vigente in termini di reddito. Tra i beneficiari, circa 800.000 sono pensionati che ricevono indennità assistenziali come l’assegno sociale e le pensioni di invalidità.
L’aggiornamento previsto consiste in un incremento di 12 euro mensili, che va ad aggiungersi all’importo della maggiorazione sociale, già parzialmente aumentato negli anni precedenti. Sebbene questo sembri un passo positivo, c’è chi sostiene che l’effettivo miglioramento della condizione economica di questi pensionati possa essere ben lontano dalle aspettative iniziali.
La polemica sulle modalità dell’aumento
Il governo, nel presentare la manovra, ha parlato di un aumento strutturale di 20 euro mensili, includendo gli 8 euro già erogati nel 2025. Ma la realtà, secondo le voci critiche, è ben diversa. I sindacati, in particolare la CGIL, hanno subito denunciato quello che considerano un trucco per dare l’illusione di un aumento più consistente. In realtà, l’incremento effettivo ammonta solo a 12 euro mensili.
Secondo il sindacato, non si tratterebbe di un vero e proprio miglioramento, ma di una manovra più propagandistica che sostanziale. L’aumento di 20 euro promesso dal governo sarebbe, quindi, in gran parte frutto di un gioco di numeri che non porta realmente beneficio a chi vive con pensioni molto basse.
Trovi qui la nota della Cgil sull’aumento pensioni inserito in manovra 2026.
Aumento pensioni 2026: le disparità tra pensionati
Un altro punto che sta sollevando preoccupazione è la disparità tra i pensionati. La misura, infatti, secondo la Cgil non tiene conto delle differenze tra chi ha versato contributi e chi, pur trovandosi in una condizione economica simile, non ha raggiunto il requisito della cosiddetta “no tax area”.
Per molti pensionati che superano di poco i 8.500 euro annui, l’aumento delle pensioni rischia di essere annullato, o ridotto, dalla tassazione IRPEF. In pratica, questi pensionati vedranno una parte significativa del beneficio eroso dalle imposte, vanificando così l’impatto positivo dell’aumento.
Le reazioni politiche e sindacali
Le polemiche attorno a questa misura non si sono limitate alle dichiarazioni della CGIL. Molti esponenti dell’opposizione hanno criticato la manovra per non affrontare davvero i bisogni delle fasce di popolazione più vulnerabili, come i pensionati con redditi bassi. La manovra di bilancio, infatti, secondo diversi analisti, risulta essere più orientata a fare propaganda che a risolvere effettivamente le problematiche di chi vive con pensioni molto basse.
A fronte di un aumento nominale che potrebbe sembrare un buon segnale, le criticità legate alla sua applicazione sollevano seri dubbi sull’effettivo impatto positivo della misura. Inoltre, le disparità create da questa distinzione tra chi ha versato contributi e chi no, rischiano di lasciare esclusi tanti pensionati che, pur in difficoltà, non sono stati presi in considerazione dalla riforma.
Pensioni 2026: un aumento che non risolve
Per sindacato e opposizione l’aumento delle pensioni previsto per il 2026 potrebbe essere visto più come una mossa simbolica che come una vera soluzione alle difficoltà economiche di milioni di pensionati italiani.
Le modifiche proposte non sembrano andare abbastanza in profondità per affrontare le reali problematiche che colpiscono chi vive con prestazioni previdenziali modeste. Le critiche, in particolare quelle relative all’assorbimento del beneficio da parte delle imposte, indicano che la strada da percorrere è ancora lunga per garantire un sostegno adeguato a chi ha bisogno.
L’aspettativa, secondo gli addetti ai lavori, era di un intervento più incisivo, capace di rispondere in modo concreto alle esigenze di pensionati che da anni si trovano a vivere con prestazioni sempre più insufficienti. L’aumento pensione previsto dalla manovra di bilancio, dunque, rischia di rimanere un provvedimento che non cambia la realtà quotidiana di tanti italiani.
Riassumendo
- La manovra di bilancio 2026 prevede un aumento delle pensioni di 12 euro mensili.
- L’aumento riguarda circa 1,1 milioni di pensionati con prestazioni basse.
- Il governo annuncia un aumento di 20 euro, ma la realtà è di 12 euro che si aggiungono agli 8 euro già esistenti.
- La CGIL critica l’aumento, definendolo un trucco propagandistico e non un reale beneficio.
- L’aumento non è valido per pensionati sopra la “no tax area”, a causa delle imposte.
- Le disparità tra pensionati rischiano di ridurre l’impatto positivo della misura.

