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Oggi: 05 Dic, 2025

Aumento età pensione: due mesi nel 2027, uno nel 2028? La nuova ipotesi sul tavolo

Nel 2027 scatterà l’aumento età pensione: una misura che sembra inevitabile inevitabile ma che il Governo tenta di rendere più graduale
2 mesi fa
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Ogni anno, quando si discute della nuova legge di bilancio, il tema delle pensioni torna a occupare un posto centrale nel dibattito politico ed economico. Nel 2026, però, oltre alle misure sulla pensione anticipata, si affronterà una questione altrettanto delicata: l’aumento dell’età pensionabile previsto per legge.

Secondo quanto stabilito dalla riforma Fornero, l’età per accedere alla pensione cresce automaticamente in base all’allungamento dell’aspettativa di vita. Ciò significa che, se gli italiani vivono più a lungo, dovranno anche lavorare più a lungo prima di poter lasciare il lavoro.

Dal 2027 scatta l’aumento dell’età pensione

La prossima variazione è fissata per il 2027, quando l’età per la pensione di vecchiaia passerà dagli attuali 67 anni a 67 anni e 3 mesi.

Si tratta di un adeguamento automatico previsto dalla normativa, che tiene conto dei dati demografici aggiornati periodicamente dall’Istat.

Tuttavia, questo aumento dell’età pensione rischia di diventare uno dei punti più controversi della manovra 2026. Da un lato, il Governo è chiamato a rispettare la legge e a garantire la sostenibilità dei conti pubblici; dall’altro, è consapevole che un nuovo incremento dell’età pensionabile potrebbe accentuare il malcontento sociale, soprattutto tra i lavoratori più anziani o impegnati in attività faticose.

I costi di un eventuale blocco

Cancellare completamente l’aumento previsto non sembra un’opzione realistica. Il motivo è semplice: mancano le risorse necessarie. Fermare il meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita comporterebbe una spesa di circa 3 miliardi di euro, su un totale di 16 miliardi disponibili nella legge di bilancio. In altre parole, quasi un quinto dei fondi destinati a tutte le misure della manovra verrebbe assorbito solo da questo intervento.

Un impegno finanziario di tale portata metterebbe a rischio altre iniziative economiche e sociali, rendendo difficile trovare un equilibrio tra sostenibilità e giustizia sociale. È per questo che, piuttosto che annullare del tutto l’aumento, l’Esecutivo sta valutando soluzioni intermedie.

Verso un “freno” all’aumento dell’età pensione

Il Governo, consapevole della delicatezza del tema, non punta, dunque, a bloccare completamente l’aumento, ma a rallentarne l’impatto. L’idea allo studio è quella di introdurre una sorta di “rallentamento”, cioè una crescita più graduale dell’età pensionabile nel corso degli anni.

In pratica, l’aumento età pensione di 3 mesi previsto dal 2027 potrebbe essere suddiviso in due fasi: due mesi dal 2027 e un mese dal 2028. In questo modo si garantirebbe un alleggerimento parziale per i lavoratori, pur mantenendo fede agli obblighi derivanti dalla legge Fornero e dai vincoli di bilancio europei.

Si tratterebbe, quindi, di un compromesso: un modo per contenere l’effetto dell’aumento senza gravare eccessivamente sulle casse dello Stato.

Freno all’aumento dell’età pensione: chi potrebbe beneficiare della misura

Va sottolineato, però, che questo possibile “freno” non sarebbe applicato in modo uniforme a tutti i lavoratori. Le intenzioni del Governo sembrano orientate a tutelare in via prioritaria alcune categorie considerate più fragili o meritevoli di protezione.

Le categorie potenzialmente interessate potrebbero includere i lavoratori impiegati in mansioni usuranti, quelli con carriere discontinue o chi ha iniziato a lavorare in giovane età.

In questi casi, il differimento dell’aumento potrebbe rappresentare un riconoscimento della maggiore difficoltà a proseguire l’attività lavorativa oltre una certa soglia di età.

Al contrario, chi svolge professioni meno gravose o con percorsi lavorativi più stabili potrebbe dover affrontare comunque l’aumento pieno dell’età pensionabile, anche se in modo graduale.

L’equilibrio tra sostenibilità e giustizia sociale

Il dibattito sull’aumento dell’età pensione riflette una delle sfide più complesse del sistema previdenziale italiano: trovare un punto di equilibrio tra la sostenibilità economica e l’equità sociale.

Da un lato, l’aumento dell’aspettativa di vita è un segnale positivo: significa che la popolazione vive più a lungo e, in generale, in condizioni migliori. Dall’altro, comporta inevitabilmente un allungamento dei tempi di lavoro, con conseguenze importanti sul benessere individuale e sulla qualità della vita delle persone più anziane.

Il rischio, in assenza di correttivi, è quello di creare nuove disuguaglianze, soprattutto tra chi può permettersi di andare in pensione anticipata grazie a risorse proprie e chi invece deve contare esclusivamente sull’assegno previdenziale.

Aumento età pensione: cosa aspettarsi nei prossimi mesi

Nelle prossime settimane, con l’avvicinarsi della discussione sulla legge di bilancio, il tema tornerà al centro del confronto politico. Sarà necessario capire se il Governo riuscirà a trovare una soluzione di compromesso capace di ridurre l’impatto dell’aumento dell’età pensione senza mettere a rischio i conti pubblici.

Le ipotesi sul tavolo sono diverse, ma tutte devono fare i conti con un margine di spesa molto ristretto. In questo scenario, ogni intervento dovrà essere attentamente ponderato, per evitare squilibri che potrebbero compromettere altre misure economiche o sociali.

Riassumendo

  • Nel 2027 l’età pensionabile salirà a 67 anni e 3 mesi.
  • L’aumento deriva dall’adeguamento automatico all’aspettativa di vita previsto dalla legge Fornero.
  • Bloccare completamente l’aumento costerebbe circa 3 miliardi di euro.
  • Il Governo valuta un “freno” con incremento graduale: due mesi nel 2027, uno nel 2028.
  • La misura agevolerebbe solo categorie considerate meritevoli di maggiore tutela.
  • L’obiettivo è bilanciare sostenibilità economica e giustizia sociale nel sistema pensionistico.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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