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Oggi: 14 Dic, 2025

BCE, svolta a sorpresa: perché ora si parla di rialzi invece che di tagli

Svolta alla BCE (Banca Centrale Europea), che inizia a prospettare un rialzo dei tassi di interesse e non più ulteriori tagli. Cosa succede?
4 ore fa
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Perché questa svolta della BCE?
Perché questa svolta della BCE? © Investireoggi.it

Giovedì della settimana entrante si terrà l’ottava e ultima riunione dell’anno alla Banca Centrale Europea (BCE) per decidere le prossime misure di politica monetaria e sul piano lessicale abbiamo già assistito ad una svolta. Le probabilità che l’istituto tagli ancora i tassi di interesse sono stimate praticamente nulle dal mercato e tra gli analisti. Al contrario, inizia ad avanzare l’ipotesi che nel medio-breve termine i tassi possano tornare a salire. Lo ha fatto intendere la stessa Francoforte con più di un’uscita. La più importante è arrivata nei giorni scorsi da Isabel Schnabel, che è tedesca e consigliera esecutiva del board annoverata tra i “falchi”.

Svolta verbale alla BCE

La donna ha affermato chiaro e tondo che la BCE sarebbe vicina ad una svolta, dato che la sua prossima mossa sarà con ogni probabilità un rialzo e non un taglio dei tassi. Queste le aspettative del mercato con le quali ha ammesso di concordare. Il banchiere centrale lituano Gediminas Simkus ha evidenziato che non sarebbe necessario modificare i tassi “né a dicembre, né nei mesi successivi”. Il target d’inflazione al 2% è stato sostanzialmente centrato, ha spiegato.

Parole in sintonia con quelle pronunciate dalla governatrice Christine Lagarde, secondo cui l’economia nell’Eurozona si sarebbe mostrata “più resiliente” del previsto. E quando le cose vanno meglio o meno peggio delle attese, diminuiscono le probabilità che i tassi siano ulteriormente ridotti. Ha cercato di andare controcorrente il governatore francese François Villeroy de Galhau, secondo cui un rialzo dei tassi non sarebbe necessariamente vicino. La stessa Schnabel, tuttavia, aveva ammesso che una stretta non sarebbe imminente.

Cambio di policy non imminente

Qual è il senso di questa svolta nel linguaggio della BCE? La politica monetaria segue regole ben precise. A meno che imprevisti colgano di sorpresa, è compito di una banca centrale preparare per tempo il mercato a un cambiamento di policy. In genere, quando i tassi restano invariati per diversi mesi, quello è il segnale che abbiano toccato il fondo o l’apice. Nel nostro caso, sono scesi in un anno del 2% e non sono più stati tagliati dal giugno scorso. In teoria, ci dovremmo preparare a un rialzo nel corso dei prossimi mesi.

Situazione internazionale in evoluzione

La situazione internazionale non autorizza ad adottare facili schematismi mentali. L’inflazione resta sopra il 2%, ma le materie prime come petrolio e gas scendono. La possibile pace tra Russia e Ucraina può ridurre ulteriormente i prezzi dell’energia in Europa. E la Cina sta dirottando nel nostro continente le sue merci invendute negli Stati Uniti a causa dei dazi. Ci sono diversi segnali riguardo a una possibile, forse transitoria, disinflazione in corso. Una svolta precipitosa della BCE rischierebbe di tradursi in una risposta sbagliata.

Come mai a Francoforte scalpitano per fare capire che i tassi non scenderanno più e che, anzi, potrebbero salire in un futuro non vicinissimo? Dietro a queste affermazioni si celerebbe una strategia ben precisa.

Prospettare una svolta per la BCE significherebbe andare controcorrente rispetto alla Federal Reserve. Ciò rafforzerebbe il cambio euro-dollaro. Non è quanto serve per riguadagnare la competitività perduta con i dazi americani. Tuttavia, la resilienza del Pil avrebbe ridotto i timori circa una scelta che contribuirebbe a disinflazionare la nostra economia con l’abbassamento dei costi delle importazioni.

Obiettivo: abbassare rendimenti lunghi

Non sarebbe, forse, neanche questo l’obiettivo principale della svolta verbale alla BCE. Essa punterebbe a ridurre le aspettative d’inflazione nel medio-lungo periodo, così da abbassare i rendimenti sul tratto lungo della curva. Essi sono saliti drasticamente quest’anno. La causa principale risiede negli annunci fiscali espansivi per finanziare il riarmo, a partire dalla Germania. Il mercato teme che la stessa politica monetaria finirà per tollerare tassi d’inflazione più alti per minimizzare il costo di emissione del nuovo debito nell’area.

Solo colpendo tali aspettative il premio richiesto per i rendimenti lunghi si comprimerà. La BCE “minaccia” la svolta quasi per avvertire gli stessi governi che intende attenersi al mandato e che non sarà accomodante con i loro debiti. Per il momento questa strategia non sta funzionando. I rendimenti decennali tedeschi sono lievitati di 20 punti base o 0,20% nell’ultimo mese contro +17 o 0,17% per la scadenza a due anni. Sarà interessante vedere cosa accadrà dopo il board di giovedì.

Possibile svolta BCE impatta su mutui

Una conseguenza indesiderata la si riscontra già sul mercato dei mutui, i cui tassi stanno risalendo negli ultimissimi mesi. L’IRS a 30 anni è passato da un minimo del 2,82% a ottobre al 3,20% di venerdì scorso. Per chi sceglierà l’opzione del tasso fisso, si prospettano costi più alti. Non va meglio per l’opzione tasso variabile: l’Euribor a 3 mesi è salito al 2,10%, dato massimo da maggio, quando ad inizio novembre era sceso sotto il 2%. E le previsioni puntano ad una discesa minima per i prossimi mesi, sempre che la BCE non annunci la svolta rialzista.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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