Sono terminati da un pezzo gli acquisti dei bond da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Erano stati avviati nel marzo del 2015 in condizioni assai diverse per l’Eurozona, che al tempo rischiava la deflazione e assisteva a un’estrema frammentazione dei mercati sovrani. L’unico anno in cui il cosiddetto Quantitative Easing (QE) venne sospeso, fu il 2019. Nel 2020, ad inizio pandemia, arrivò anche il PEPP con lo scopo di fornire ai titoli di stato dell’area un sostegno supplementare e meno condizionato contro le turbolenze dei mercati.
Acquisti netti di bond in calo alla BCE
Gli acquisti netti di bond da parte della BCE con il PEPP sono cessati da quest’anno. Dunque, Francoforte si limita a tenere i titoli in portafoglio fino alla scadenza, senza più rinnovarli. Nel primo semestre del 2025 ha così ridotto di oltre 137 miliardi di euro il valore dei bond acquistati negli anni tramite il QE. Il bilancio è negativo per i BTp: stock a -25,6 miliardi, sceso a poco più di 332 miliardi. Adesso, incidono per il 15,3% dell’intero ammontare destinato ai titoli di stato dell’Eurozona contro una quota teorica spettante del 16%.
Principio del capital key
Soffermiamoci su quest’ultima affermazione. Quando l’allora governatore Mario Draghi mise in piedi il QE, tra le condizioni pretese dalla Bundesbank per avallare il piano vi fu il “capital key”. La BCE avrebbe condotto gli acquisti dei bond seguendo la quota del capitale detenuto da ciascuna banca centrale nazionale nell’Eurotower. Un principio di neutralità per evitare di offrire sostegno a questo o quel mercato sovrano in maniera particolare, contravvenendo allo statuto dell’istituto.
I BTp sono stati molto favoriti dagli acquisti di bond della BCE. Per anni sono stati inseriti in portafoglio per percentuali sopra la nostra “capital key”, in quanto deviazioni non eclatanti e temporanee erano tollerate. Da un po’ di tempo non è più così. Anzi, adeguandosi alla lettera al criterio fissato oltre un decennio fa, resterebbe spazio per ulteriori acquisti di BTp nell’ordine di oltre 15 miliardi. Lo stesso varrebbe per la Francia, che a fine giugno aveva una quota del 19,5% contro il 20% teorico. La Germania risulta ancora la più penalizzata con il 23,2% contro il 26,6% spettante ai Bund. La BCE potrebbe acquistarne per altri 73 miliardi. In linea con la quota, invece, la Spagna.
Dati su portafoglio PEPP
A differenza del QE, gli acquisti di bond della BCE con il PEPP non erano condizionati da tale criterio. Ciò non toglie che a Francoforte abbiano tenuto in considerazione questo riferimento numerico per evitare eccessive distorsioni del mercato. A fine giugno erano 261 miliardi di euro i BTp a bilancio in valore, pari al 17,2% del totale. Dunque, in questo caso i nostri titoli risultano “ipercomprati” per 18,7 miliardi. Ripetiamo: la BCE non ha un vincolo preciso in tal senso per adeguarsi. La Francia resta penalizzata con un peso di solo il 17,9% e la Germania con il 22,8%.
Acquisti bond BCE ora neutrali per BTp
Cosa possiamo affermare nel complesso? Dopo la cessazione degli acquisti netti di bond della BCE il sostegno ai BTp è grosso modo svanito, anche se tra QE e PEPP il loro peso resta complessivamente in linea o appena sopra la quota spettante all’Italia.
In altre parole, Francoforte non ci sta penalizzando. Tra acquisti “sottopesati” con il QE e “sovrappesati” con il PEPP il nostro bilancio è complessivamente in pareggio, se non in leggero attivo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

