Se fosse un programma televisivo, si chiamerebbe “Italia indignata”. Il caso Signorini sta sovrastando persino le discussioni accese in famiglia su geopolitica ed economia per il periodo natalizio. Uno dei volti più noti della tv italiana è oggetto da giorni di una gigantesca “shitstorm”: avrebbe rivolto avances ad alcuni aspiranti concorrenti del GF per agevolare il loro ingresso nella casa più spiata del Bel Paese. E improvvisamente sembra quasi di scoprire l’acqua calda: lo showbiz è un sistema chiuso, fondato su relazioni vincenti e non certo sulle competenze di chi ne fa parte. A maggiore ragione se si ha a che fare con i “reality”, dato che non bisogna possedere alcuna qualità per partecipare.
Non bisogna saper cantare, ballare, recitare o presentare. Il più delle volte non è richiesta neanche la conoscenza sufficiente della lingua italiana.
Showbiz chiuso, contano le relazioni vincenti
Pensavate forse che si trattasse di un concorso pubblico? Indipendentemente da come finirà il caso sul piano strettamente giudiziario, sta emergendo una certa ipocrisia tipica dello Stivale e mista ad ignoranza. Molti lamentano che per entrare in certi programmi contino le conoscenze o altro. Embè? Non stiamo parlando di una selezione pubblica per assumere alti funzionari dello stato. Diverso è il giudizio morale e diverso ancora il caso se emergessero reati, che per il momento non esisterebbero neanche come ipotesi.
Perché esistono i reality? Bella domanda. Partiamo da una premessa: contrariamente a quanto lascerebbe intendere il termine stesso, trattasi di tutt’altro che la “realtà”. Il pubblico li segue, i dati sullo share non mentono. Semplicemente, si limita a fingere di condannarli. Il problema è molto più strutturale. La TV generalista sembra avere smesso di sperimentare. Che il programma di punta di questi mesi sia La Ruota della Fortuna, la dice lunga sull’assenza di innovazione negli ultimi anni.
Le reti storiche perdono ascolti a favore dei canali sorti con il passaggio al digitale terrestre e, soprattutto, dello streaming.
Programmi a basso costo
Nell’ultimo decennio, gli investimenti pubblicitari per la tv italiana sono crollati del 25%. E i reality continuano a fare il 15% o più di share in prima serata. Inoltre, il 60-70% dei contenuti più commentati sui social girano proprio attorno a questo prodotto. Inutile che ci fingiamo schizzinosi: siamo noi stessi ad alimentare questo baraccone.
I bassi ricavi impongono ai produttori di realizzare programmi a basso costo. E i reality comportano spese contenute e un elevato hype sui social o tra gli stessi media tradizionali. Anche se non fanno i numeri di un tempo, è stato lo stesso Pier Silvio Berlusconi di recente ad ammettere che consentono di trasmettere decine di puntate anche da 4 ore in prima serata. Insomma, le alternative costerebbero di più e a fronte di un rischio più elevato.
Bassa mobilità sociale
E perché i reality costano poco? Proprio perché vi partecipano volti decaduti o che aspirano a far parte di questo mondo chiuso noto come showbiz. Pretendono poco e sono disposti a dare tanto pur di ri-emergere.
Non hanno spesso alcuna competenza specifica, per cui devono accontentarsi delle briciole. Lo sanno e accettano in silenzio. Morti di fama, insomma. Il pubblico stesso s’illude che a parteciparvi siano gente comune. I dati dicono altro. Lo showbiz è un sistema chiuso, a bassa mobilità sociale. Solamente il 27% dei lavoratori proviene da contesti operai o meno abbienti. Perlopiù, è affollato da persone che provengono da contesti sociali medio-alti. Quasi un terzo, ad esempio, ha frequentato le scuole private contro il 7% della popolazione generale.
E andando avanti, scopriamo che solamente il 3,5% degli occupati è attivo nei settori cultura e spettacolo. Una percentuale bassa e simile al resto d’Europa. In valore assoluto, il dato risulta in calo nel 2024 da 367.500 a 342.000 unità. Questo significa che lo showbiz è per pochi. E questi pochi non sono scelti, se non raramente, attraverso criteri meritocratici. Contano l’avvenenza fisica (persino per condurre i tg) e la capacità di “bucare” lo schermo, di saper intrattenere in qualche modo. Le relazioni sono fondamentali, anzi vincenti in questo campo più che in altri. Se sei amico/a di, hai molte maggiori probabilità anche solo di fare un provino per un reality/talent.
Se tutti smettessimo oggi stesso di seguire questo genere di programmi, i ricavi pubblicitari crollerebbero e non coprirebbero più i costi o lo farebbero a stento. Ci sarebbe una minore offerta, dato che le tv ripiegherebbero su altri prodotti. Lo stesso appeal tra gli aspiranti concorrenti verrebbe meno, a causa di minori soddisfazioni economiche e visibilità. Dunque, dovremmo puntare il dito più su di noi, ancor prima che sul sistema presunto marcio che vi starebbe dietro.
Showbiz resterà sistema chiuso anche dopo Signorini
Il caso Signorini potrebbe finire nella classica bolla di sapone sul piano strettamente giudiziario. Le conseguenze, tuttavia, restano. Già Endemol, società che produce il GF, ha avviato un’indagine interna per accertare possibili violazioni al codice di condotta. I pubblicitari potrebbero decidere di tenersi alla larga da questi programmi, inducendo Mediaset (e non solo) a cancellarne la messa in onda per i prossimi mesi e fino a quando le acque non si saranno calmate.
Ancora una volta sarà quasi certamente il mercato a fare la sua parte per premiare e punire questi e quei contenuti. Ma lo showbiz è e resterà un circolo chiuso. I manettari se ne facciano una ragione.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
