Nella vita dei contribuenti, in genere, la legge di Bilancio che un governo emana ha un impatto a 360 gradi. C’è chi trae beneficio da un provvedimento in materia fiscale; chi trova vantaggio in una misura previdenziale; chi invece beneficia di interventi di carattere sociale o di norme su cartelle esattoriali e debiti. A volte, però, per un unico obiettivo un contribuente può trarre vantaggio da un mix di provvedimenti introdotti dal governo. Ed è così che c’è chi potrà andare in pensione prima grazie alla rottamazione delle cartelle.
Se paghi le cartelle, vai in pensione prima? Ecco come funziona e perché vale la pena considerarlo.
La rottamazione quinquies anticipa le pensioni: se paghi le cartelle vai in pensione prima
Come detto, alcuni provvedimenti vanno osservati da più punti di vista. Anche quando sembrano rivolti a un’unica materia, possono produrre effetti anche altrove. Il caso di oggi riguarda proprio la rottamazione delle cartelle esattoriali che il governo ha previsto per il 2026 e il tema delle pensioni.
Cosa c’entrano pensioni e rottamazione? A prima vista, nulla. Eppure, come vedremo, grazie alla rottamazione quinquies c’è chi potrà anticipare la pensione.
Se paghi le cartelle, vai in pensione prima? Per molti la risposta è sì, ma non si tratta di una forma di premio o di virtuosità: non esiste alcuna misura che conceda la pensione anticipata a chi salda i debiti fiscali. Il punto è un altro: chi, grazie alla rottamazione quinquies, si mette in regola con contributi previdenziali omessi in passato, può recuperare periodi contributivi mancanti e andare in pensione già nel 2026.
Ecco come andare in pensione prima sfruttando la rottamazione delle cartelle
La rottamazione delle cartelle, giunta alla sua quinta edizione, permette ai contribuenti di regolarizzare tutti i debiti affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023.
Possono aderire anche coloro che sono decaduti da precedenti rottamazioni o da piani di rateizzazione ordinari in corso.
Oltre al perimetro dei beneficiari, occorre guardare alla natura dei debiti che possono essere rottamati. La misura consente di sanare omessi versamenti derivanti dalle dichiarazioni annuali (IVA, IRPEF, ecc.), le multe per violazioni del Codice della Strada e, soprattutto, i contributi previdenziali dovuti all’INPS, fatta eccezione per i contributi derivanti da accertamento.
Ed è qui che entra in gioco il legame tra rottamazione quinquies e pensioni. Perché i contribuenti che rottamano e pagano contributi omessi possono completare i periodi mancanti e così anticipare l’accesso alla pensione. Questo è il vero significato di “se paghi le cartelle vai in pensione prima”.
Ecco come funziona la sanatoria delle cartelle anche per i contributi INPS
Il meccanismo della rottamazione è ormai noto: vengono eliminate sanzioni, interessi e aggi di riscossione. Il debito viene così riportato alla quota capitale, e nel caso dei contributi INPS significa tornare a pagare l’importo dei contributi esattamente come doveva essere versato in origine.
Le domande di adesione alla rottamazione quinquies — almeno secondo le informazioni attuali — scadranno il 30 aprile.
Successivamente occorrerà procedere al pagamento, scegliendo tra soluzione unica o rateizzazione. Sono previste fino a 54 rate bimestrali in 9 anni. La prima scadenza, sia per la rata unica che per la prima rata del piano, sarà il 31 luglio 2026.
I contributi rottamati e pagati, dopo i tempi tecnici necessari affinché l’INPS riceva il riscontro dal Concessionario alla riscossione, diventano utili ai fini pensionistici. È in questo contesto che la rottamazione quinquies può anticipare la pensione.
Un esempio: un lavoratore a cui mancano 24 mesi di contributi per raggiungere i 20 anni minimi e che nel 2026 compie 67 anni farebbe bene a valutare l’opportunità di pagare i 24 mesi omessi tramite rottamazione. In questo modo potrebbe andare in pensione già nel 2026.
Naturalmente, le cartelle relative ai contributi devono essere pagate per intero. Ciò significa che chi desidera sfruttare questa possibilità già nel 2026 non potrà diluire il pagamento in 9 anni, perché solo il versamento completo rende i contributi immediatamente utili.