Fortunati i nati fino al 1959, leggermente meno i nati nel 1960 e sfortunati quelli nati dopo. Sembrerà una cosa che sa di allarmismo ma in effetti la verità è questa quando si parla di pensioni. Perché per come sta andando il sistema pensionistico italiano siamo di fronte ad una grande rivoluzione, o meglio, ad un cambiamento radicale dei requisiti per andare in pensione. E chi pagherà dazio sono quelli nati nel 1961. Un anno di nascita davvero particolare. Perché sono loro quelli che subiranno l’aumento dell’età pensionabile in misura piena in base a ciò che c’è scritto nella legge di Bilancio.
Ecco chi saranno i veri penalizzati da questi inasprimenti sulle pensioni.
Pensioni, ecco i veri penalizzati: sono i nati dal 1961 a pagare caro le regole, ecco perché
Una volta inaspriti i requisiti per andare in pensione non si torna mai indietro. Lo dimostra il passato più o meno recente. Anche di fronte ad andamenti negativi dell’aspettativa di vita le pensioni non tornano mai indietro. Ecco perché dopo la legge di Bilancio che dal 2028 porta 3 mesi di età anagrafica in più sulle pensioni di vecchiaia, difficilmente si potrà tornare indietro. Anche se la porta del governo è rimasta aperta a modifiche nel 2026 o successive.
Per questo diciamo che i veri penalizzati sulle pensioni sono quelli che compiono 67 anni di età nel 2028. Perché è a loro che viene imposto di dover aspettare 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia. Ovvero bisogna aspettare 3 mesi in più o lavorare 3 mesi in più. Una cosa che per esempio non accade nel 2026 a chi è nato nel 1959 ed in pensione ci andrà nel 2026 a 67 anni di età.
Ecco cosa cambia nei prossimi anni sulle pensioni
A dire il vero anche se limitata, qualcosa accadrà anche nel 2027. Perché nel 2027 si passerà ad un mese di attesa in più. Serviranno ai nati nel 1960, 67 anni di età ed un mese per andare in pensione. La decisione del governo nella legge di Bilancio è stata questa, cioè posticipare di un mese il pensionamento di vecchiaia nel 2027 e di due mesi ulteriori nel 2028. Il tutto per arrivare ai 3 mesi di aumento previsti dal meccanismo che collega i requisiti delle pensioni alle aspettative di vita della popolazione. Perché tutto parte da questo aspetto. L’ISTAT, come Istituto Nazionale di Statistica Italiano calcola i dati sull’aspettativa di vita della popolazione. E se questa cresce, ogni due anni i governi sono chiamati a ratificare un incremento dei requisiti previdenziali. Tra cui l’età pensionabile che segna l’uscita dal lavoro dei contribuenti con le pensioni di vecchiaia ordinarie.
I penalizzati dagli aumenti dei requisiti delle pensioni, negli anni successivi ancora peggio
Ormai è chiaro che il trend dell’aspettativa di vita continua a salire. Ed a prescindere da deroghe e salvaguardie che per esempio il governo ha deciso di usare per detonare l’aumento per chi svolge lavori gravosi e usuranti, negli anni successivi si tornerà a salire.
Perché i 67 anni di età pensionabile finiranno il 31 dicembre 2026 e non ci saranno mai più. Nel biennio 2027-2028 come detto, saranno di fatto 3 mesi in più di età pensionabile quelli a cui dovranno abituarsi i contribuenti. ma solo per poco. Perché si ipotizzano altri 2 o 3 mesi di incremento anche per il biennio 2029-2030 e poi così via biennio dopo biennio. Ecco perché i veri penalizzati sulle pensioni saranno i nati nel 1961, ma anche quelli nati negli anni successivi.