Anche la Nigeria si aggiunge alla lista degli stati emergenti tornati a finanziarsi sui mercati internazionali con l’emissione di un bond in dollari. Lo ha fatto in settimana attraverso un dual tranche, raccogliendo complessivamente 2,35 miliardi. Nel dettaglio, ha raccolto 1,25 miliardi con una scadenza decennale (2036) e altri 1,10 miliardi con una scadenza ventennale (2046). Gli ordini sono arrivati al record di 13 miliardi, mai così tanti nella storia di Abuja. La tranche a 10 anni ha fissato la cedola annuale lorda all’8,625% e il rendimento esitato è stato di 8,6308%. La tranche a 20 anni ha fissato la cedola al 9,125% e il rendimento al 9,1297%. La prima ha attirato richieste per 6,5 miliardi e la seconda per 5,9 miliardi.
Nigeria al centro di riforme
Il bond in dollari della Nigeria è arrivato negli stessi giorni in cui il Congo ha emesso il suo primo bond sui mercati internazionali dal 2007. Non è un momento facile per lo stato dell’Africa occidentale. Il presidente americano Donald Trump ha minacciato un intervento per difendere la minoranza cristiana dalle persecuzioni subite. Il presidente Bola Tinubu sta cercando di evitare lo scontro, ma è evidente che il clima non sia dei migliori per gli investitori. In carica dal maggio del 2023, egli sta adottando alcune riforme economiche per rinvigorire la crescita. Tra queste, il taglio ai sussidi per il carburante e la svalutazione del cambio.
Debito junk, ma miglioramenti fiscali
I rating assegnati ai bond sovrani della Nigeria sono leggermente migliorati ultimamente, pur rimanendo bassi e “junk” o “spazzatura”. B- per S&P, B per Fitch e B3 per Moody’s. Negli ultimi mesi, tuttavia, c’è stata una novità positiva sul fronte fiscale.
A seguito del ricalcolo del Pil, il debito pubblico risulta sceso al 39,4% nel primo trimestre da oltre il 52% di fine 2024. Il deficit per quest’anno scenderebbe al 2,6% dal 6,1% di due anni fa. Il governo punta ad alzare le entrate fiscali dall’attuale 13% al 18% entro il 2030.
Queste riforme hanno finora sostenuto le riserve valutarie, salite sopra 43 miliardi di dollari. Risulterebbero più che sufficienti per coprire il debito estero a breve termine, nei pressi dei 19 miliardi. L’emissione del bond in dollari da parte della Nigeria contribuisce al record di quest’anno per i governi emergenti. Questi hanno raccolto finora 239,8 miliardi, superando il precedente massimo di 233,6 miliardi del 2020. Una corsa, che si spiega con la ricerca di rendimenti più alti da parte degli investitori istituzionali e non. Sui mercati avanzati, infatti, i rendimenti sono scesi dai massimi del 2023 per effetto del taglio ai tassi di interesse.
Bond Nigeria ad alto rischio
La situazione è di gran lunga migliorata per gli emergenti. Solo quattro soggetti sovrani tra loro ormai offrono rendimenti di 1.000 punti base (10%) più alti rispetto ai titoli americani. Erano una ventina solo due anni fa. Tra questi c’è proprio il Congo, che ha appena offerto il 13,7% per una scadenza di sette anni. Il bond dual tranche della Nigeria si rivela molto appetibile, pur a fronte degli elevati rischi di credito e di quello valutario.
La tensione con gli USA non aiuta, sebbene il cambio sul mercato nero abbia registrato movimenti minimi nelle ultime sedute.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
