I tedeschi sono arrabbiati per un’economia ferma e l’immigrazione fuori controllo dopo anni di frontiere spalancate. I risultati elettorali del febbraio scorso sono lì a testimoniarlo. I sondaggi attuali vanno molto peggio per i partiti tradizionali. Ed è in questo clima di profonda frustrazione che compare un articolo a firma di Robin Brooks, economista anglo-tedesco del Brookings Institution. In esso consiglia alla Germania di uscire fuori dall’euro.
Per Brooks c’è divergenza strutturale
Brooks è da sempre vicino agli economisti tedeschi più conservatori. La sua proposta la giustifica così: l’euro, anziché portare alla convergenza delle economie dell’area, ha provocato una “divergenza strutturale”.
Lo dimostrerebbe il caso Ucraina. Paesi come Spagna e Italia stanno contribuendo poco agli aiuti, perché dispongono di scarsi margini fiscali. Al contrario, stanno contribuendo in misura superiore al loro peso Germania e alleati del Nord Europa.
Germania fuori dall’euro liberazione per tutti
Il problema, sostiene Brooks, è che tra dazi e tensioni geopolitiche l’Europa avrebbe bisogno di maggiore spazio fiscale, non meno. In altre parole, dovrebbe spendere. E in queste condizioni non può. Meglio che la Germania vada fuori dall’euro, perché così libererebbe tutti da un vincolo diventato insostenibile. Spiega che un Paese del Sud non lo farà mai, semplicemente perché beneficia della moneta unica. A pagare sono gli alleati del Nord.
Tralasciamo certe farneticazioni per concentrarci su altro. Come mai si fa avanti proprio adesso quello che potremmo definire un economista “mainstream” per chiedere alla Germania di tirarsi fuori dall’euro? Ci sono stati tempi ben più cupi in questo poco più che quarto di secolo di unione monetaria.
Una proposta del genere fatta un decennio fa sarebbe suonata persino logica. Erano i tempi della crisi devastante in Grecia, dello spread alle stelle in Italia e Spagna, della profonda sfiducia sui mercati stessi circa le sorti della moneta unica.
Crisi in Francia preoccupa Berlino
Oggi, però, siamo entrati in tutt’altra fase. Gli spread si sono riportati sostanzialmente ai livelli pre-crisi e nessuno più da nessuna parte chiede di uscire dall’euro. Tuttavia, qualcosa di grosso sta accadendo in questi mesi: la crisi in Francia. Essa è politica e fiscale allo stesso tempo. Una sorta di Italia 2011. I governi nascono la mattina e cadono la sera e i conti pubblici appaiono fuori controllo. I rendimenti francesi sono saliti sopra quelli italiani e ormai primeggiano in tutta l’area. Se la situazione non è ancora sfuggita di mano, lo si deve alla politica monetaria relativamente accomodante della Banca Centrale Europea.
Ma senza un piano di risanamento credibile, il tempo comprato da Francoforte scadrà infruttuosamente. I mercati metterebbero nel mirino Parigi più di quanto non abbiano già fatto, scatenando una possibile nuova crisi del debito nell’area. A quel punto, la BCE non avrebbe altra scelta che sostenere gli Oat, ma possibilmente anche gli altri bond, con un nuovo piano di acquisti. E a Berlino temono proprio questo scenario: lassismo fiscale coniugato con lassismo monetario. Le ragioni della Germania per restare nell’euro non ci sarebbero più.
Tedeschi frustrati
Fino ad ora, i tedeschi avevano confidato almeno sulla parvenza di normalità in Francia. Venuta meno, stanno prendendo coscienza che una Germania fuori dall’euro avrebbe mani più libere per gestirsi meglio. In questi anni, l’inflazione tedesca è stata più alta che in altre grandi economie come Italia e Francia. E la crescita economica è stata più bassa, anzi negativa. Tornando al marco tedesco, i capitali affluirebbero copiosi verso la prima economia europea. Se ne gioverebbe la crescita, mentre il grado di indebitamento verrebbe tenuto a bada.
Germania fuori dall’euro avvertimento, per ora
Immaginare che la Germania si tiri fuori dall’euro resta per il momento una suggestione destituita di fondamento. L’articolo di Brooks, comunque, non sembra essere stato pubblicato a casaccio. Segnala un forte malcontento interno. Per i sondaggi il primo partito è oggi Alternativa per la Germania, il cui programma è euro-scettico. L’opinione pubblica è sempre stata nostalgica del marco, pur senza sfociare ad oggi nell’ostilità alla moneta unica. L’aria potrebbe cambiare con il disfacimento dell’asse con Parigi. I francesi non sono più ritenuti partner affidabili, specie se alle prossime elezioni trionferanno partiti e candidati euro-scettici e/o fiscalmente lassisti. Berlino ci tiene a segnalare di disporre di alternative, contrariamente ai suoi partner. Un avvertimento, per il momento.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

