Da più di un anno è senza dubbio uno dei personaggi più noti d’Italia, non solo in ambito sportivo. Jannik Sinner, numero uno al mondo, vincitore di tornei del Grande Slam, della Coppa Davis e di oltre 20 titoli ATP, è diventato un simbolo di orgoglio nazionale.
Mai prima d’ora l’Italia aveva avuto un tennista così forte, costante e vincente. Ma accanto ai meriti sportivi che lo hanno consacrato come un’icona del tennis mondiale, Sinner è diventato anche protagonista di un acceso dibattito extra sportivo: quello sulle tasse.
Il motivo è semplice: Sinner non paga le tasse in Italia, ma non perché le evade — bensì perché vive e risiede a Montecarlo, dove il regime fiscale è ben diverso.
Sinner e le tasse: perché vive a Montecarlo
In Italia, come è noto, la pressione fiscale è tra le più alte d’Europa.
Per molti — imprenditori, professionisti e sportivi — la parola “pressione” suona quasi come oppressione. Ecco perché chi ha grandi redditi, spesso, sceglie di trasferirsi all’estero, in Paesi dove il carico fiscale è più leggero.
Jannik Sinner ha spiegato che la sua scelta di vivere nel Principato è legata a motivi professionali, poiché Montecarlo offre strutture di allenamento all’avanguardia e un ambiente ideale per la vita di un atleta.
Ma è chiaro che la convenienza fiscale rappresenta un fattore determinante.
Infatti, chi risiede nel Principato non paga imposte sui redditi, né tasse su plusvalenze, dividendi, donazioni o successioni.
Tutto perfettamente legale, senza trucchi o scorciatoie. Tuttavia, Montecarlo non è un paradiso accessibile a tutti: il costo della vita elevatissimo e la necessità di dimostrare redditi consistenti rendono questo privilegio riservato a pochi.
In Italia, al contrario, il fisco resta un macigno per chiunque.
E mentre da sinistra si invoca una “patrimoniale” sui più ricchi, il desiderio di “cambiare aria” si fa sempre più forte.
Il dibattito in TV e il sondaggio: gli italiani si dividono su Sinner
Il caso Sinner è arrivato fino al prime time televisivo, durante la trasmissione “Real Politik”, condotta da Tommaso Labate su Rete 4.
Nel corso della puntata, la giornalista e sondaggista Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, ha presentato un sondaggio che ha misurato l’opinione degli italiani su questa vicenda.
La domanda era semplice: “Sinner ha fatto bene a trasferirsi a Montecarlo o avrebbe dovuto pagare le tasse in Italia?”
Il risultato? Un Paese spaccato a metà.
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Il 45% degli intervistati ritiene che Sinner abbia sbagliato, sostenendo che chi guadagna tanto debba contribuire di più al Paese che lo ha cresciuto.
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Il 44%, invece, è convinto che abbia fatto bene, perché ognuno ha diritto di scegliere dove vivere e come gestire i propri guadagni, soprattutto in un Paese dove le tasse sono già altissime.
Un pareggio quasi perfetto, che fotografa un’Italia divisa tra moralismo fiscale e realismo economico.
Perché si fugge via dall’Italia?
Interpretando i dati, il motivo della fuga è chiaro: in Italia si pagano troppe tasse.
E non serve essere milionari per rendersene conto.
Un lavoratore dipendente, con una aliquota IRPEF al 23%, versa 230 euro di tasse ogni 1.000 euro guadagnati.
A questo si aggiungono:
- tasse sulla casa,
- bollo auto,
- canone RAI,
- accise sui carburanti,
- imposte sui conti correnti,
- tasse universitarie,
- e, in generale, balzelli su quasi ogni attività quotidiana.
Un “salasso fiscale” che riduce fortemente il potere d’acquisto, penalizzando sia chi ha poco sia chi ha molto.
E così, mentre la politica discute di solidarietà fiscale, molti — personaggi famosi e cittadini comuni — scelgono la strada più pragmatica:
vivere dove si può tenere per sé una quota maggiore del proprio reddito, senza sentirsi schiacciati da un sistema che chiede tanto e restituisce poco.
In fondo, come dimostra il caso Sinner, il vero dibattito non è solo sulle tasse non pagate in Italia, ma su quanto il sistema fiscale nazionale riesca ancora a essere giusto, sostenibile e competitivo in un mondo in cui i confini, anche economici, sono sempre più labili.