Negli ultimi anni, il panorama previdenziale italiano ha mostrato un netto cambiamento. Mentre le uscite anticipate dal lavoro sono diminuite drasticamente, la pensione di vecchiaia è tornata protagonista, con un aumento significativo delle nuove liquidazioni.
Secondo il Rendiconto Sociale del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (CIV), presentato recentemente a Roma, il numero di pensioni di vecchiaia è cresciuto del 23% tra il 2022 e il 2024. Un dato che evidenzia come sempre più lavoratori stiano raggiungendo il traguardo dell’età pensionabile ordinaria, rinunciando – o non potendo più accedere – alle formule di pensionamento anticipato.
La pensione di vecchiaia oggi: requisiti e regole
Attualmente, per ottenere la pensione di vecchiaia occorre aver compiuto 67 anni di età e aver versato almeno 20 anni di contributi.
Esistono, tuttavia, alcune eccezioni che permettono di accedere al trattamento di pensione vecchiaia con 15 anni di versamenti contributivi, ma solo in casi particolari previsti dalla normativa.
Il requisito anagrafico, fissato a 67 anni, è stato definito in base all’aspettativa di vita. Ciò significa che, con l’aumento della longevità media, anche l’età necessaria per la pensione potrebbe essere destinata a salire.
Secondo le proiezioni, nel 2027 potrebbe non essere più sufficiente aver compiuto 67 anni. Si ipotizza un incremento di tre mesi, che porterebbe il limite a 67 anni e 3 mesi. Tuttavia, il governo ha valutato una soluzione di compromesso per evitare un aumento troppo brusco dei requisiti anagrafici.
Il possibile blocco selettivo dell’età pensionabile
Per contenere gli effetti dell’aumento dell’età media, l’esecutivo ha proposto un blocco selettivo. L’idea è di applicare un incremento graduale graduale dell’aumento età pensionabile: un mese in più nel 2027 (quindi 67 anni e 1 mese) e i restanti due mesi nel 2028, arrivando ai 67 anni e 3 mesi solo a partire da quell’anno.
Questa misura è inserita nel testo della manovra di bilancio 2026 che attualmente si trova in esame parlamentare.
Se il piano venisse confermato, chi maturerà i requisiti nel 2027 potrà ancora accedere alla pensione con un aumento minimo, evitando un salto troppo oneroso. Una scelta che punta a rendere più sostenibile il sistema previdenziale, tenendo conto al tempo stesso delle esigenze dei lavoratori prossimi alla pensione.
Crollo delle pensioni anticipate: una svolta nel comportamento dei lavoratori
Parallelamente all’aumento delle pensioni di vecchiaia, i dati INPS mostrano un vero e proprio crollo delle pensioni anticipate. Le formule che consentivano l’uscita dal lavoro prima dei 67 anni – come Quota 103, Opzione Donna, ecc. – hanno registrato un calo notevole.
Il fenomeno riguarda diverse categorie, ma colpisce in modo particolare i lavoratori del settore privato e le donne.
- Donne: +26% di pensioni di vecchiaia e -39% di pensioni anticipate.
- Uomini: +19% di pensioni di vecchiaia e -15% di anticipate.
- Dipendenti privati: +25% di pensioni di vecchiaia e -23% di anticipate.
Questi numeri mostrano un cambiamento profondo: sempre meno lavoratori scelgono o riescono a uscire dal lavoro prima del limite ordinario. Le cause sono molteplici: la stretta sui requisiti delle misure anticipate, la necessità di accumulare più contributi e una maggiore incertezza sulle future regole previdenziali.
Le ragioni dell’aumento della pensione di vecchiaia
L’incremento del 23% delle pensioni di vecchiaia non è solo un dato statistico. Ma il riflesso di trasformazioni economiche e sociali. Negli ultimi anni, le riforme introdotte hanno reso più difficile l’accesso ai canali anticipati, limitando la possibilità di lasciare il lavoro prima dei 67 anni.
Inoltre, molti lavoratori hanno deciso di prolungare la propria carriera per ottenere assegni più consistenti, considerando che ogni anno in più di contribuzione può migliorare l’importo della pensione.
Il dibattito sulla pensione di vecchiaia resta aperto e complesso. Da un lato, il progressivo aumento dell’età media impone un adeguamento del sistema per garantirne la sostenibilità; dall’altro, cresce la preoccupazione per chi, a causa di lavori usuranti o carriere discontinue, rischia di non riuscire a raggiungere i requisiti richiesti.
Il blocco selettivo dell’età pensionabile, proposto per il biennio 2027-2028, rappresenta un tentativo di equilibrio. Ma resta da capire se, nel lungo periodo, basterà a evitare nuove tensioni sociali e finanziarie. La misura prevede anche il blocco dell’aumento età pensione per i gravosi e per gli usuranti. Quel che è certo è che la pensione di vecchiaia continuerà a rappresentare il principale canale di accesso alla quiescenza per la maggior parte dei lavoratori italiani. La tendenza recente lo conferma: meno anticipo, più attesa, e un’età di uscita che – salvo interventi straordinari – tenderà ad aumentare nei prossimi anni.
Riassumendo
- Le pensioni di vecchiaia crescono del 23% tra il 2022 e il 2024.
- Servono 67 anni e 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia.
- Previsto aumento graduale dell’età pensionabile: 67 anni e 3 mesi dal 2028.
- Crollano le pensioni anticipate, soprattutto tra donne e lavoratori privati.
- Le restrizioni alle uscite anticipate spingono più persone verso la pensione ordinaria.
- La sostenibilità del sistema dipende dall’equilibrio tra età, contributi e aspettativa di vita.