La Bolivia ha un nuovo presidente: il candidato centrista Rodrigo Paz Pereira. Ha battuto l’avversario di destra Jorge Quiroga, che alcuni sondaggi davano in testa. Sebbene il risultato non sia ancora definitivo, avrebbe conquistato intorno al 54,5% dei consensi. Si chiude così definitivamente l’era di Evo Morales, iniziata nel 2006 e trascinatasi fino ad oggi con il delfino Luis Arce, poi diventato acerrimo nemico. La Paz svolta a destra dopo essere stata un laboratorio del socialismo in salsa andina per decenni. Il MAS, il movimento socialista, praticamente è scomparso, travolto dall’impopolarità dei suoi leader.
Bolivia si riavvicina agli USA col nuovo presidente
Il nuovo presidente della Bolivia ha commentato a caldo l’elezione promettendo un riavvicinamento agli Stati Uniti. Si troverà a gestire un’eredità pesante.
Per il momento un miracolo lo ha fatto già: è riuscito a passare come un volto nuovo della politica nazionale, pur essendo figlio di un ex presidente tra il 1989 e il 1993, già sindaco e senatore. Un suo prozio è stato anche presidente per quattro volte e di sinistra.
Tagli ai sussidi al centro della campagna elettorale
Ad avere votato per Paz sono stati in gran parte gli elettori che un tempo erano di Morales. Diseredati, sfiduciati nell’establishment e timorosi di perdere i sussidi loro elargiti generosamente dallo stato. Quiroga, che era stato presidente agli inizi del millennio, aveva promesso un piano di riforme più radicale con il sostegno del Fondo Monetario Internazionale. E proprio questo avrebbe indisposto parte della popolazione, spaventata dalle possibili conseguenze sociali dei tagli all’assistenzialismo.
Il nuovo presidente della Bolivia, che entrerà in carica tra tre settimane, ha promesso sì di fare le riforme, ma mantenendo parte dell’apparato dei sussidi. Egli sostiene che i cittadini posseggano dollari e non usino la valuta domestica per la sfiducia nelle istituzioni. Per questo crede che il ripristino di quest’ultima possa servire a normalizzare la situazione.
Passare dalle parole ai fatti non sarà facile. Le riserve valutarie praticamente si sono prosciugate, scese ad appena 102,5 milioni di dollari. Ammontavano a 13,6 miliardi nel novembre del 2014.
Dirigismo economico e debito “spazzatura”
Qual è il principale problema boliviano? Lo sfruttamento dei giacimenti di gas è stato compromesso dalle politiche dirigiste del MAS e la Bolivia oggi non esporta nulla. Ciò non le consente di importare alcunché, essendo a corto di valuta pesante. Come se non bastasse, i guai sono acuiti dal cambio fisso contro il dollaro. A fronte di un tasso ufficiale di 6,96 in queste ore, al mercato nero servono 13,21 bolivianos per 1 biglietto verde. La carenza di beni ha fatto impennare l’inflazione, che ancora a settembre si attestava al 23,3%.
Il debito pubblico a fine 2024 era al 95% e il deficit sfiorava l’8%. Il primo risulta contratto in valuta estera per 13,8 miliardi. Va da sé che non vi siano dollari a sufficienza in cassa per ripagarlo. Non a caso è classificato come “spazzatura”: CCC- per S&P/Fitch e Ca per Moody’s.
Per questo il mercato obbligazionario sta reagendo molto positivamente all’elezione del nuovo presidente in Bolivia. Il bond in dollari con scadenza 20 marzo 2028 e cedola 4,5% (ISIN: USP37878AC26) è schizzato a quasi 82 centesimi dagli 80 di venerdì scorso. Il rendimento sfiorava il 14% e oggi è in deciso calo.
Presidente Bolivia a caccia di capitali stranieri
Dicevamo, compito difficile per il nuovo presidente della Bolivia. Egli dovrà in un qualche modo rivedere i sussidi, che pesano per il 4% del Pil. Non solo gravano sui conti pubblici, ma tengono elevata la domanda di beni come il carburante, provocandone la carenza. Sarà decisivo il rapporto con l’amministrazione Trump per cercare di attirare capitali stranieri dopo decenni di isolamento e politiche ostili al capitalismo. Paz ha promesso anche una più stretta collaborazione con il Mercosur, l’area di libero scambio del Sud America. Lo stato più povero dell’area prova a mettersi alle spalle un ventennio di socialismo dai risultati disastrosi.
giuseppe.timpone@investireoggi.it


