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Oggi: 05 Dic, 2025

Forfettari sotto verifica, il questionario ignorato costa caro: controlli, ricostruzioni presuntive e stangata IVA

L’Agenzia delle Entrate intensifica i controlli sul regime forfettario: verifiche, accertamenti e sanzioni per chi supera i 30.000 euro
2 mesi fa
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controlli regime forfettario
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Nel corso delle attività di verifica, l’Agenzia delle Entrate ha concentrato l’attenzione sulle partite IVA che, nel periodo d’imposta 2021, hanno applicato il regime agevolato “forfettario” senza averne i requisiti.

I controlli hanno evidenziato numerosi casi in cui, nell’anno precedente (2020), erano stati percepiti redditi da lavoro dipendente oltre la soglia dei 30.000 euro. Tale circostanza impatta contro la causa ostativa prevista dal comma 57, lett. d-ter), della legge 190/2014. Secondo quest’ultimo il forfettario non può essere utilizzato da chi, nell’anno antecedente, ha superato quel limite con redditi di lavoro dipendente. In termini pratici, nel 2021 non risultava legittimo adottare il regime se nel 2020 il tetto di 30.000 euro era stato oltrepassato.

Controlli sul forfettario: l’avvio dell’istruttoria e i questionari

Accertata la possibile indebita fruizione del regime forfettario, gli uffici fiscali hanno inviato ai contribuenti interessati un questionario informativo. L’obiettivo era acquisire elementi giustificativi o documenti utili a chiarire la posizione. In numerosi casi, però, non è arrivata alcuna risposta entro i termini indicati.

Questo mancato riscontro ha inciso in modo significativo sull’esito dei controlli regime forfettario, aprendo la strada alla rideterminazione del reddito con modalità ordinarie.

Effetti della mancata collaborazione

In assenza di risposta, l’Agenzia Entrate disconosce il regime forfettario applicato nel 2021 e ricalcola il reddito imponibile secondo le regole ordinarie. Non essendo disponibili scritture contabili o altra documentazione idonea, l’Ufficio si basa sui dati già presenti nelle proprie banche dati e sulle informazioni dichiarative in possesso, ricostruendo i redditi con un metodo presuntivo di tipo analitico-induttivo. La ricostruzione riguarda tutte le principali imposte e contributi: IRPEF, IVA, IRAP e contributi INPS.

Per quanto riguarda i costi deducibili, l’Amministrazione riconosce soltanto i contributi previdenziali risultanti da altre banche dati ufficiali. Ogni altra componente negativa di reddito è esclusa, in mancanza di adeguata prova fornita dal contribuente. Di conseguenza, la base imponibile risulta più elevata rispetto a quella determinata con il forfettario. Con effetti a cascata su imposte e contributi.

Come vengono ricalcolati redditi e imposte

L’azione degli uffici si fondata sugli articoli 39 e 41-bis del D.P.R. 600/1973 e sull’articolo 20 del D.P.R. 633/1972. Sulla scorta di tali norme, il procedimento segue passaggi precisi:

  • reddito d’impresa: è determinato in regime ordinario, partendo dalle voci positive indicate nel quadro LM della dichiarazione e sottraendo esclusivamente i contributi previdenziali. Non essendo stati riconosciuti altri costi, l’imponibile IRPEF risulta spesso sensibilmente più elevato;
  • volume d’affari ai fini IVA: è calcolato sui compensi dichiarati nel quadro LM. È determinata l’imposta dovuta senza attribuire alcuna IVA a credito, data l’assenza di fatture d’acquisto registrate. In sostanza, l’IVA è calcolata sul fatturato presunto senza possibilità di detrazione, proprio perché mancano le scritture contabili e i documenti di supporto;
  • contributi INPS: sono ricalcolati sulla base dei nuovi imponibili determinati in sede di accertamento.
  • basi imponibili per addizionali IRPEF e IRAP: sono aggiornate coerentemente con la nuova determinazione del reddito, generando così effetti anche sulle imposte locali e sull’imposta regionale.

Questa impostazione ha un impatto rilevante: venendo meno il regime agevolato, la tassazione segue le regole ordinarie e il carico fiscale tende ad aumentare, mentre la mancata contabilità impedisce di far valere costi diversi dai contributi previdenziali rintracciabili nelle banche dati.

Controlli sul forfettario: il profilo sanzionatorio

Oltre al recupero delle imposte e dei contributi, i controlli regime forfettario portano all’irrogazione di sanzioni amministrative. Le violazioni contestate riguardano:

  • Dichiarazioni infedeli relative a IRPEF, IVA e IRAP;
  • Omissione delle scritture contabili obbligatorie.

Per la quantificazione è applicata la sanzione unica prevista dall’articolo 12 del D. Lgs. 472/1997. Tale sanzione è commisurata alla violazione più grave riscontrata; nella fattispecie, l’omessa dichiarazione IVA. A questa base si aggiunge l’aumento per cumulo giuridico e un’ulteriore maggiorazione del 10% quando i redditi accertati superano di almeno il 10% quelli dichiarati. Il combinato di queste regole può produrre un conto sanzionatorio significativo, soprattutto in presenza di scostamenti rilevanti tra reddito dichiarato e reddito accertato.

Un quadro chiaro delle verifiche in corso sul forfettario

Il quadro che emerge è lineare: quando nel 2020 il reddito da lavoro dipendente supera i 30.000 euro, la legge esclude la possibilità di adottare il forfettario nel 2021. In caso di utilizzo improprio del regime, l’Agenzia interviene con richieste di chiarimenti e, se non arrivano riscontri, procede al ricalcolo del reddito secondo le regole ordinarie, utilizzando i dati disponibili e riconoscendo come costo deducibile solo i contributi previdenziali verificabili. L’operazione si completa con la determinazione di IRPEF, IVA, IRAP e contributi INPS, l’aggiornamento delle basi imponibili per le addizionali e l’applicazione delle sanzioni, secondo gli articoli citati.

In sintesi, i controlli regime forfettario incentrati sull’anno d’imposta 2021 mirano a correggere le posizioni in cui la causa ostativa dei 30.000 euro di redditi da lavoro dipendente nel 2020 è stata ignorata. Il mancato invio di risposte ai questionari ha favorito accertamenti presuntivi, con ricostruzioni analitico-induttive dei redditi e con un regime sanzionatorio che prende come riferimento la violazione più grave, incrementata per cumulo e, nei casi di scostamento rilevante, ulteriormente aumentata del 10%.

Riassumendo

  • L’Agenzia delle Entrate verifica l’uso improprio del regime forfettario nel 2021.
  • Molti contribuenti superavano nel 2020 i 30.000 euro di redditi da lavoro dipendente.
  • Chi non risponde ai questionari perde il regime e subisce ricalcolo ordinario.
  • Redditi ricostruiti presuntivamente usando dati fiscali disponibili e pochi costi riconosciuti.
  • Imposte e contributi ricalcolati: IRPEF, IVA, IRAP e INPS aumentano.
  • Sanzioni applicate per dichiarazioni infedeli e assenza di scritture contabili obbligatorie.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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