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Oggi: 05 Dic, 2025

Rinnovi contrattuali tra incentivi e flat tax al 10%, ecco cosa prevede la manovra del governo

Novità importanti sui rinnovi contrattuali a favore dei lavoratori dipendenti previste dalla manovra di bilancio del governo.
2 mesi fa
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Novità sui rinnovi contrattuali
Novità sui rinnovi contrattuali © Licenza Creative Commons

La legge di Bilancio sarà licenziata nella giornata di domani dal Consiglio dei ministri, al quale è stata già presentata in settimana dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Prevede misure per 18 miliardi di euro, 2 in più dei 16 previsti. E contiene diverse novità, un paio delle quali riguardano i rinnovi contrattuali. Il tema dei salari è ormai in cima ai pensieri degli italiani. Le retribuzioni non tengono da troppi anni il passo con l’inflazione. E sebbene di recente si sia registrata una promettente inversione di tendenza, si è trattato finora di recuperare solo parzialmente le perdite subite con l’esplosione dei prezzi al consumo.

Flat tax sugli aumenti

Per questo il governo ha previsto il bastone e la carota per favorire i rinnovi contrattuali, molti dei quali scaduti da lungo tempo. Ha stanziato una dotazione di 2 miliardi di euro allo scopo, introducendo una “flat tax” del 10% sugli aumenti concordati tra datori di lavoro e sindacati. In pratica, questa aliquota fissa sostituirà le aliquote ordinarie dell’IRPEF a cui gli aumenti verrebbero altrimenti sottoposti.

Facciamo un esempio pratico. Un lavoratore percepisce una retribuzione lorda di 24.000 euro all’anno. A seguito dei rinnovi contrattuali, spunta un aumento di 1.000 euro. Questa somma porterebbe la retribuzione complessiva a 25.000 euro, restando soggetta all’aliquota IRPEF del 23% relativa al primo scaglione. Dunque, il fisco si prenderebbe 230 euro. Con la novità prevista nella manovra, gli saranno versati solo 100 euro, il 10% per l’appunto.

La misura riguarderà i rinnovi contrattuali per il triennio 2026-2028. Sarebbero fino a 14-15 milioni i lavoratori dipendenti coinvolti. I calcoli sono stati effettuati su un’ipotesi di 800 euro in media di aumento annuale della retribuzione.

La massa salariale salirebbe di circa 12 miliardi. Su di essa lo stato incasserebbe 1,2 miliardi, anziché una media del 25% o 3 miliardi. Il minore gettito sarebbe prossimo ai 2 miliardi stanziati.

Contratti scaduti, novità

C’è da dire, comunque, che non tutti i rinnovi contrattuali avverranno il primo giorno del prossimo anno. Saranno siglati nel corso dei mesi e del triennio, per cui il costo effettivo della “flat tax” dovrebbe risultare inferiore ai 2 miliardi previsti. E per evitare che le parti procrastinino le trattative senza trovare un accordo, ecco il bastone: decorsi i 24 mesi dalla scadenza, in caso di mancato accordo le retribuzioni vengono aumentate automaticamente di una percentuale uguale all’IPCA, l’indice dei prezzi al consumo utilizzato per i contratti di locazione. L’incremento massimo è fissato nel limite del 5% annuo.

Riepilogando, la manovra incentiva i rinnovi contrattuali con l’alleggerimento della pressione fiscale sugli aumenti pattuiti. Allo stesso tempo, punisce il mancato raggiungimento degli accordi, obbligando il datore di lavoro a pagare aumenti in linea con l’inflazione dopo 24 mesi dalla scadenza dei contratti. E’ ovvio che il tema dei salari non possa essere risolto del tutto per questa via. Le basse retribuzioni non sono solamente conseguenza di tavoli negoziali che non funzionano, ma soprattutto della bassa produttività del lavoro. Questa a sua volta risente di condizioni di sistema poco favorevoli, tra cui le piccole dimensioni medie delle imprese, l’alta burocrazia, le scarse infrastrutture, l’elevata pressione fiscale e contributiva e il basso grado di istruzione della manodopera.

Rinnovi contrattuali, svolta con legge di Bilancio

Ad ogni modo, favorire il dialogo tra le parti in sede di rinnovi contrattuali può ridurre i tempi per firmare gli accordi e potenziare gli aumenti medi pattuiti. Una legge di Bilancio che conferma quanto il tema salariale sia ormai trasversalmente avvertito dai partiti su pressione dell’elettorato sempre più frustrato da un mercato del lavoro che non garantisce paghe in linea con il costo della vita.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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