Rispetto a quando il Treasury a 30 anni toccava il 5% di rendimento all’inizio di settembre, la tensione sul mercato sovrano americano sembra essersi allentata. Il trentennale viaggia a poco più del 4,60% e il decennale sopra il 4%. Il rialzo dei rendimenti lunghi nei mesi scorsi aveva fatto scattare l’allarme circa la sostenibilità dei debiti. E se scoprissimo che sono le banche centrali a falsare la curva, favorendo le scadenze più lunghe?
QT dal 2022
La Federal Reserve ha avviato da anni quello che in gergo prende il nome di Quantitative Tightening, vale a dire la riduzione del bilancio. Possedeva titoli del debito USA per oltre 5.770 miliardi di dollari nella primavera del 2022.
Al termine della settimana scorsa, invece, questa mole di bond scendeva sotto i 4.200 miliardi. Un calo di oltre 1.570 miliardi in meno di tre anni e mezzo. Questo significa, in teoria, che il sostegno al mercato dei Treasuries in questi anni di alta inflazione è venuto meno.
Dati FED svelano il trucco
Tuttavia, non dovremmo concentrarci solamente sul dato complessivo. Analizzando il portafoglio in base alle scadenze, scopriamo che i titoli della durata inferiore all’anno sono diminuiti nel periodo di circa 550 miliardi. E quelli della durata compresa tra 1 e 5 anni di oltre 780 miliardi. Al contrario, i Treasury sopra i 10 anni sono aumentati di 175 miliardi e valgono oggi 1.587 miliardi, poco meno del 38% del totale. All’apice di inizio giugno 2022, incidevano per meno del 25%.
Questo diverso approccio della FED ci segnala che la curva delle scadenze sia stata falsata. Se il bilancio fosse stato ridotto in maniera del tutto proporzionale, oggi avremmo rendimenti a lungo termine più alti.
La curva risulterebbe più ripida. Ai mercati viene inviato un segnale sbagliato, rassicurante per modo di dire. Una curva delle scadenze inclinata molto positivamente avverte che gli investitori temano per la tenuta dei debiti e per l’inflazione negli anni futuri. Una curva più piatta allenta tali timori.
Curva scadenze falsata
Il problema non riguarda solamente il mercato americano. I Treasury fungono da benchmark per i bond nel resto del mondo. Se i rendimenti lunghi negli USA sono più bassi di quanto dovrebbero, in un certo senso lo sono anche in Europa e in Giappone. Anche la nostra curva delle scadenze sarebbe inficiata da questa distorsione voluta dalla FED. Gli obbligazionisti pretenderebbero un premio più alto per inserire in portafoglio bond a 10, 20, 30 anni, ecc. Invece, devono accontentarsi di rendimenti relativamente più stretti. Ciò starebbe probabilmente incentivando alcuni di loro a rivolgersi ad altri asset, oro in primis. Sarà anche per questo che la corsa del metallo sembra inarrestabile?
giuseppe.timpone@investireoggi.it
