Nei primi otto mesi del 2025, le famiglie italiane hanno ricevuto assegni per oltre 13 miliardi di euro, una somma che si aggiunge ai quasi 20 miliardi erogati nel 2024. Sono i numeri più recenti pubblicati dall’Osservatorio Statistico sull’Assegno Unico Universale (AUU), che ha analizzato l’andamento della misura dal gennaio 2024 ad agosto 2025.
Questi dati confermano l’importanza dell’assegno unico come strumento cardine del sistema di welfare familiare italiano, pensato per offrire un aiuto economico stabile e continuo a chi cresce figli, indipendentemente dalla tipologia di lavoro o dalla forma di reddito.
Cos’è l’assegno unico e chi può riceverlo
L’assegno unico, gestito direttamente dall’INPS, spetta a tutte le famiglie residenti in Italia con figli fiscalmente a carico (ai fini ISEE).
È riconosciuto per ogni figlio fino ai 21 anni, con una regola importante: dai 18 ai 21 anni il sostegno continua solo se il giovane rispetta alcune condizioni, come essere studente, tirocinante, lavoratore con reddito limitato o iscritto ai servizi per l’impiego.
In caso di disabilità, il diritto all’assegno unico è senza limiti di età, garantendo così un aiuto permanente alle famiglie che si trovano in situazioni di maggiore fragilità.
La misura, entrata in vigore il 1° marzo 2022, ha rivoluzionato completamente il sistema dei bonus familiari. Prima di allora, i nuclei potevano contare su un mosaico di aiuti diversi – assegno per il nucleo familiare, detrazioni per figli a carico e altri benefici – che spesso creavano confusione e disparità. Con l’assegno unico, invece, tutti gli interventi sono stati unificati in un’unica prestazione semplice, trasparente e più equa.
Il pagamento avviene direttamente sul conto corrente del beneficiario, non in busta paga, e copre il periodo da marzo a febbraio dell’anno successivo, con rinnovo annuale.
Un sostegno modulato sul reddito e sulla composizione familiare
L’importo dell’assegno unico non è uguale per tutti: varia a seconda delle caratteristiche economiche e familiari del nucleo. Gli elementi principali che determinano la cifra mensile sono:
- L’ISEE familiare, che fotografa la situazione economica complessiva del nucleo;
- Il numero di figli a carico, con importi più alti per chi ha più figli;
- La presenza di figli con disabilità, che comporta una maggiorazione e l’assenza di limiti d’età;
- L’età dei figli, poiché al compimento dei 18 anni l’importo tende a ridursi.
In questo modo, la misura riesce ad adattarsi alle diverse condizioni economiche e sociali, garantendo un sostegno proporzionato e progressivo, in linea con i principi di equità del sistema fiscale.
L’evoluzione dell’importo: cosa cambia nel 2026
Gli importi dell’assegno unico 2026 saranno adeguati al tasso di inflazione per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie.
Le nuove soglie previste dovrebbero essere:
- 204,22 euro al mese per figlio come importo massimo (oggi circa 201 euro);
- 60,15 euro come importo minimo (attualmente 57 euro).
Si tratta di un piccolo ma significativo incremento, che riflette la volontà di mantenere la misura sempre al passo con l’aumento del costo della vita.
In un contesto economico complesso, l’adeguamento automatico rappresenta una garanzia di stabilità per milioni di famiglie.
I numeri del 2025 per l’assegno unico: un aiuto concreto a quasi 10 milioni di figli
Secondo i dati diffusi dall’osservatorio INPS, oltre 6,1 milioni di nuclei familiari hanno beneficiato dell’assegno unico nel 2025, per un totale di 9,8 milioni di figli sostenuti.
L’importo medio mensile per figlio, considerando anche le maggiorazioni previste in base all’ISEE o alla presenza di disabilità, è stato di circa 173 euro. Tuttavia, l’ammontare può oscillare sensibilmente:
- 57 euro per chi non presenta l’ISEE o supera la soglia massima prevista (45.939,56 euro nel 2025);
- 224 euro per i nuclei con ISEE più basso, pari a 17.227,33 euro.
Queste cifre mettono in evidenza come l’assegno unico si configuri come una misura realmente progressiva, capace di offrire più risorse a chi ha un reddito minore e un carico familiare maggiore.
Assegno unico: una misura che semplifica e sostiene
L’assegno unico non è solo un contributo economico, ma anche uno strumento di semplificazione amministrativa. Riunendo in un solo beneficio ciò che prima era frammentato in diversi bonus, ha ridotto la burocrazia e reso più immediata la fruizione del sostegno.
Inoltre, il fatto che sia accessibile anche ai lavoratori autonomi e ai disoccupati lo rende uno degli interventi più inclusivi del sistema di welfare italiano.
Il suo impatto, misurabile nei miliardi di euro distribuiti e nel numero di beneficiari, dimostra come questa misura abbia contribuito in modo significativo al sostegno della natalità e alla lotta contro la povertà minorile, due obiettivi centrali della politica sociale del Paese.
Riassumendo
- L’assegno unico sostiene economicamente le famiglie italiane con figli a carico.
- È gestito dall’INPS e sostituisce i precedenti bonus e detrazioni familiari.
- L’importo varia in base a ISEE, numero, età e disabilità dei figli.
- Nel 2025 erogati 13,1 miliardi a 6,1 milioni di famiglie per 9,8 milioni di figli.
- Dal 2026 aumentano importi minimi e massimi per adeguamento all’inflazione.
- L’assegno unico semplifica il welfare, promuove equità e sostiene la natalità.