“Gentile contribuente, da un controllo formale dell’Agenzia delle Entrate è risultato che nella dichiarazione dei redditi per l’anno d’imposta 2020 (ma potrebbe trattarsi anche del 2021, del 2019 o di un’altra annualità) è emersa una differenza d’imposta dovuta pari a una determinata cifra. Il contribuente è quindi invitato al versamento entro un termine prestabilito, fermo restando il diritto di ricorrere secondo le disposizioni di legge entro un periodo anch’esso definito.”
Lettere come questa — firmate dall’Agenzia delle Entrate — arrivano a centinaia di migliaia di contribuenti italiani ogni anno.
Le operazioni di controllo da parte del Fisco sembrano costanti e ininterrotte: un’attività che non si ferma mai.
Insomma, non si può mai stare del tutto tranquilli.
Ma viene spontanea una domanda:
I controlli dell’Agenzia delle Entrate sulla dichiarazione dei redditi hanno una scadenza?
Fino a quando il Fisco può effettuare verifiche e accertamenti?
È una domanda molto comune tra i contribuenti che ricevono, anche dopo anni, comunicazioni con somme da pagare per vecchie dichiarazioni dei redditi.
Dichiarazione dei redditi, ecco fino a quando le Entrate possono effettuare i controlli
Partiamo col dire che i controlli del Fisco sulle dichiarazioni dei redditi possono essere di due tipi: automatici o sostanziali.
In genere, un controllo scatta quando una dichiarazione presenta modifiche rilevanti rispetto alla versione precompilata, con differenze significative nel reddito o nell’imposta dovuta.
Ma non solo: i controlli si attivano anche in presenza di crediti d’imposta superiori a 4.000 euro a favore del contribuente.
A prescindere da questi casi specifici, l’Agenzia delle Entrate ha sempre il potere di verificare una dichiarazione dei redditi.
Tuttavia, tale potere non è illimitato nel tempo.
Esiste infatti un limite di prescrizione oltre il quale il Fisco non può più intervenire.
Trascorso quel periodo, la dichiarazione — anche se contenente errori o omissioni — non può più essere oggetto di accertamento.
Dichiarazioni dei redditi e limiti ai controlli dell’Agenzia delle Entrate
Il rischio di ricevere un avviso di accertamento o una comunicazione di irregolarità non è infinito nel tempo.
Se il controllo nasce da un errore del contribuente nella compilazione o nel calcolo delle imposte, l’Agenzia delle Entrate ha sei anni di tempo per intervenire.
Questo periodo serve al Fisco per effettuare verifiche, accertamenti e notificare eventuali sanzioni o somme da versare.
Attenzione, però: i sei anni non decorrono dall’anno di presentazione della dichiarazione, ma da quello successivo.
Esempio: per la dichiarazione dell’anno d’imposta 2018, presentata nel 2019, il termine decorre dal 1° gennaio 2020.
Ciò significa che l’Agenzia delle Entrate potrà effettuare controlli fino al 31 dicembre 2025.
Basta anche una semplice comunicazione di accertamento in corso per sospendere o prorogare la scadenza del termine.
Trascorsi i sei anni senza alcun intervento, la dichiarazione — anche se irregolare — si considera chiusa e archiviata.
Controlli automatici, formali e sostanziali: cambiano le prescrizioni fiscali
È importante ricordare che quanto detto riguarda i controlli sostanziali (cioè gli accertamenti veri e propri) e non i controlli automatici o formali.
Questi ultimi, infatti, avvengono subito dopo la presentazione della dichiarazione e non rientrano nel termine dei sei anni.
Inoltre, la scadenza può estendersi a sette anni se il contribuente non ha presentato affatto la dichiarazione per l’anno in questione.
In tal caso, l’Agenzia delle Entrate dispone di un anno in più per procedere con l’accertamento e notificare le somme dovute.
Esempio pratico:
Se nel 2019 non è stata presentata la dichiarazione dei redditi per l’anno d’imposta 2018, il Fisco potrà intervenire fino alla fine del 2026.
In quel periodo, il contribuente potrebbe ancora ricevere comunicazioni di accertamento e dover versare quanto richiesto.