Salgono le pensioni del 2026, come di consueto, in base all’andamento del costo della vita.
La perequazione (o rivalutazione, che dir si voglia) produrrà i suoi effetti anche per l’anno prossimo, poiché il costo della vita continua a salire e a stabilire la misura dell’aumento è l’ISTAT, attraverso le sue analisi statistiche.
A settembre 2025 l’istituto ha chiuso i primi tre trimestri dell’anno, segnalando un incremento dell’1,6%.
Cosa significa tutto questo? Che, con ogni probabilità, sarà questo il tasso che l’INPS utilizzerà per rivalutare le pensioni — o almeno la gran parte di esse.
Gli importi dei ratei mensili cambieranno a partire da gennaio 2026, e con essi varieranno anche alcuni requisiti di accesso a prestazioni collegate, come l’assegno sociale e il trattamento minimo.
Pensioni 2026, ecco la rivalutazione che sta per arrivare
L’aumento delle pensioni, che si verifica ogni anno a causa della variazione del tasso di inflazione, tornerà anche nel 2026.
Il meccanismo è quello consueto: fissato il tasso di inflazione, gli aumenti vengono applicati in base alla formula a tre fasce, cioè a scaglioni progressivi.
Ecco come funziona:
- Prima fascia – riguarda le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo: l’aumento è pieno, pari al 100% del tasso di inflazione.
Se il tasso applicabile da gennaio 2026 sarà 1,6%, queste pensioni aumenteranno esattamente dell’1,6%. - Seconda fascia – comprende le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo: la rivalutazione si applica al 90% del tasso d’inflazione, cioè all’1,44%.
- Terza fascia – per le pensioni oltre cinque volte il minimo, la rivalutazione è pari al 75% del tasso, quindi all’1,20%.
Questo sistema consente di tutelare maggiormente i redditi più bassi, assicurando un recupero integrale del potere d’acquisto solo alle pensioni di importo contenuto.
Aumenti assegno sociale e trattamento minimo INPS
Oltre alle pensioni, l’aumento interesserà anche l’assegno sociale e il trattamento minimo INPS, che cresceranno dell’1,6% nel 2026.
- L’assegno sociale passerà da 538,69 euro (valore 2025) a 547,30 euro al mese.
- Il trattamento minimo sulle pensioni salirà invece da 603,40 euro a 613,05 euro mensili.
Si tratta di notizie positive, ma non per tutti.
Infatti, l’aumento di questi importi può modificare i requisiti di accesso a determinate prestazioni previdenziali.
Per esempio, per le pensioni contributive — sia di vecchiaia che anticipate — è necessario raggiungere un importo minimo per poter ottenere la prestazione.
A 67 anni, chi non ha versamenti precedenti al 1996 deve maturare una pensione pari almeno all’importo dell’assegno sociale.
Se la pensione risulta più bassa, non è possibile andare in pensione.
E poiché l’assegno sociale salirà a 547,30 euro al mese nel 2026, raggiungere la soglia diventerà più difficile per chi ha carriere contributive deboli o discontinue.
Pensioni 2026, aumenti e chiarimenti: ecco le cose poco note che accadranno
Situazione ancora più complessa per chi punta alla pensione anticipata contributiva, che si può ottenere a 64 anni con 20 anni di versamenti, ma solo se l’importo maturato non è inferiore a tre volte l’assegno sociale.
Nel 2025, tre volte l’assegno sociale equivaleva a 1.616,07 euro (538,69 × 3), mentre nel 2026 salirà a 1.641,90 euro (547,30 × 3).
Un aumento che, seppur contenuto, alza ulteriormente l’asticella di accesso per questa tipologia di pensione.
Da segnalare, inoltre, altri aumenti importanti:
- le vecchie pensioni sociali passeranno da 443,95 euro a 451,05 euro al mese;
- come previsto dalla precedente manovra finanziaria, continuerà anche l’extra aumento delle pensioni minime, che riceveranno un incremento aggiuntivo dell’1,3% rispetto al trattamento minimo ordinario.
Questo significa che le pensioni minime INPS, fissate nel 2026 a 613,05 euro, saliranno a 621,02 euro mensili per effetto del bonus integrativo.
Un piccolo passo avanti, dunque, ma comunque significativo per chi percepisce le pensioni più basse, che restano le più tutelate dal meccanismo di perequazione.