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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensioni oggi: chi è nato fino al 1963 si salva dalla nuova quota 43,4, per gli altri un disastro

Andare in pensione anticipata diventa più difficile per alcuni contribuenti, essere nati entro il 1963 aiuta però.
2 mesi fa
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pensioni 1963
Foto © Investireoggi

Servirà lavorare di più molto presto per andare in pensione in Italia.
Le pensioni più difficili sono in arrivo, soprattutto per chi è nato dopo il 1963. Come ormai appare chiaro, il governo ha le mani legate sul capitolo previdenziale e non ci sono margini affinché le tante promesse di riforma delle pensioni trovino realizzazione.
Niente Quota 41 per tutti, dunque, nonostante sia da anni una delle misure più discusse e invocate.

Sparite dai radar le proposte di pensione flessibile a 62 anni, resta difficile persino evitare l’aumento di tre mesi nei requisiti previsto per il 2027 in base all’andamento dell’aspettativa di vita.


La nuova legge di Bilancio al momento non offre certezze sugli interventi previdenziali.

Siamo ancora fermi alla proposta di Claudio Durigon, che punta a consentire l’uscita a 64 anni di età con 25 anni di contributi, utilizzando il TFR come forma di sostegno. Tuttavia, proprio il tema dell’aumento di tre mesi dei requisiti nel 2027 apre la strada a una novità significativa, che potrebbe essere inserita nero su bianco nella nuova manovra.
Si tratta della suddivisione dei contribuenti in due aree distinte per quanto riguarda l’accesso alla pensione anticipata (ex pensione di anzianità).

La pensione anticipata, di cosa si tratta

La pensione anticipata è una misura ordinaria del sistema previdenziale italiano, introdotta dalla legge Fornero in sostituzione della precedente pensione di anzianità.
È una formula che non prevede limiti di età anagrafica, ma consente l’uscita dal lavoro al raggiungimento di un determinato numero di anni di contributi.

Oggi, per accedere alla misura, servono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.


Dopo aver maturato questi requisiti, occorre attendere una finestra di tre mesi prima di ricevere il primo assegno pensionistico.
Come è evidente, esiste già una distinzione di genere nelle regole di accesso alla pensione.

Pensioni differenti tra contribuenti, ecco cosa succede adesso a chi è nato prima o dopo il 1963

Nel sistema previdenziale, le differenze tra le varie platee di contribuenti sono da sempre una costante.
Per esempio, le regole cambiano a seconda che si sia iniziato a versare prima o dopo il 31 dicembre 1996.

Chi ha cominciato a lavorare prima del 1996 può contare su maggiorazioni sociali e assenza di limiti sull’importo delle pensioni di vecchiaia, ma non ha accesso alla pensione anticipata contributiva a 64 anni né a quella a 71 anni con soli 5 anni di versamenti.

Al contrario, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 può andare in pensione a 64 anni con 20 anni di contributi, oppure a 71 anni con soli 5 anni di versamenti.
>Per loro sono previste maggiorazioni contributive per i periodi di lavoro svolti prima dei 18 anni, ma non esistono integrazioni al trattamento minimo o maggiorazioni sociali.

Adesso, con la decisione in arrivo sui tre mesi di aumento dei requisiti, lo “spacchettamento” tra categorie di contribuenti potrebbe accentuarsi ulteriormente.
Andare in pensione anticipata diventerebbe più difficile per alcuni, mentre essere nati entro il 1963 rappresenterebbe un vantaggio concreto.

Ecco come funzionerebbe il blocco degli scatti di tre mesi nel 2027

L’aumento di tre mesi dei requisiti pensionistici riguarda sia le pensioni di vecchiaia ordinarie sia le pensioni anticipate.
Se la misura entrasse in vigore nel 2027, i requisiti attuali non basterebbero più. Servirebbero 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne. A cui andrebbe aggiunta la consueta finestra di tre mesi.

Tuttavia, il governo starebbe valutando di bloccare questo incremento per alcune categorie di lavoratori, in particolare per chi è nato entro il 1963 — cioè per chi, nel 2027, avrà già 64 anni di età.
Per loro resterebbero invariati gli attuali requisiti. Mentre per gli altri si profilerebbe un innalzamento che porterebbe a parlare di una vera e propria “Quota 43,4”.

Molti lavoratori, infatti, pur avendo maturato i 42 anni e 10 mesi di contributi, restano in servizio durante la finestra di attesa. Ciò per non restare privi di reddito fino al primo assegno pensionistico.
>Nel nuovo scenario, chi non avrà compiuto 64 anni nel 2027 rischia di dover rimanere al lavoro fino a 43 anni e 4 mesi di versamenti effettivi.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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