La Calabria resta al centro-destra e al governatore Roberto Occhiuto, in quota Forza Italia. La rimonta di Pasquale Tridico non c’è stata. La sconfitta era nell’aria e che sarebbe stata ampia lo si sospettava dai sondaggi. Ciò non toglie che negli ultimi giorni ci fosse la speranza di una distanza con il governatore uscente persino sotto i dieci punti percentuali. Già le primissime proiezioni la davano ieri pomeriggio intorno al doppio. E’ finita 57,3% contro 41,7%.
Tridico padre del reddito di cittadinanza
Tridico è esponente di spicco del Movimento 5 Stelle. Per questo la sua disfatta brucia nel partito di Giuseppe Conte.
Avevano schierato un loro peso massimo, che è uscito umiliato dalla partita. Il governatore uscente si era dimesso a sorpresa a settembre per reagire a un’indagine per corruzione ad opera della Procura di Catanzaro. Il candidato pentastellato non ha usato questa argomentazione in campagna elettorale, puntando su un tema a lui caro: il reddito di cittadinanza.
In molti sapranno che proprio Tridico fu il “padre” del sussidio tanto caro al popolo ormai ex grillino. Da economista ne seguì l’elaborazione in fase legislativa prima e da un punto di vista attuativo da presidente dell’INPS. Egli guidò l’ente di previdenza pubblico tra il 2019 e il 2023. Si distinse proprio nella difesa di questo strumento a sostegno della popolazione più povera. E per questo la disfatta elettorale in Calabria fa rumore, essendo questa la regione più povera d’Italia dal punto di vista economico.
Assistenzialismo non tira più
In campagna elettorale, Tridico aveva puntato sul ripristino del vecchio reddito di cittadinanza in Calabria se avesse vinto, oltre che sul potenziamento del servizio sanitario.
Sarebbe stato obiettivamente difficile dare seguito alla prima promessa, data la scarsissima disponibilità di risorse. Cosa significa il suo pessimo risultato elettorale? I sussidi al Sud non tirano più per attirare le masse ai seggi. La stessa affluenza si è fermata appena sotto le percentuali del 2021. Gli elettori hanno premiato la coalizione che si sta battendo per il Ponte sullo Stretto contro la forte opposizione pregiudiziale proprio di grillini e sinistra. Infrastrutture e non assistenzialismo.
La mobilitazione dei pentastellati per anni era stata garantita sotto Roma dalla pronuncia di tre parole magiche, per l’appunto reddito di cittadinanza. Vagonate di voti erano arrivate dalla Sicilia alla Campania, passando per la Puglia. Ma i voti di lista del Movimento 5 Stelle domenica e ieri si sono fermati al 6,4%. Anche sommando il 7,6% della lista del candidato governatore, il risultato si rivela deludente e inferiore a quello ottenuto alle elezioni europee. Qualcosa non funzionerebbe più attorno a questa strategia comunicativa e programmatica.
Mercato del lavoro migliora anche al Sud
Cos’è cambiato in questi anni? Il reddito di cittadinanza, introdotto dal primo governo Conte, è stato riformato dal governo Meloni, che lo ha rimpiazzato con l’Assegno di inclusione. Il sussidio continua ad essere erogato agli over 60, a coloro che hanno figli minorenni e agli invalidi.
Se vogliamo, lo stesso popolo pentastellato non vedrebbe più questo tema così urgente. Dopodiché, anche il mercato del lavoro è migliorato negli ultimi tempi. Il tasso di occupazione è salito al record storico di quasi il 63%, superando al Sud il 50% per la prima volta nella storia.
La stessa disoccupazione, pur restando alta al Sud, non è più così drammatica. I bassi salari sono il vero dramma ed è questo il tema su cui probabilmente gli elettori punteranno l’attenzione da qua in avanti. La stagione dei sussidi sarebbe alle spalle. Ne sarebbe nata un’altra legata al connubio tra diritti e lavoro. La sfiducia attorno al reddito di cittadinanza come strumento di lotta alla povertà è alta, a causa degli abusi a cui esso si è prestato sin dall’inizio.
Campo largo inesistente
Tridico si è distinto in campagna elettorale anche per le sue forti posizioni pro-pal. Aveva annunciato il riconoscimento dello stato palestinese come governatore della Calabria in caso di vittoria. La forte mobilitazione delle piazze in tutta Italia con lo sciopero generale di venerdì scorso aveva fatto sperare in un risultato migliore per il campo largo dopo la sconfitta oltre le previsioni nelle Marche. Torna in auge il vecchio motto di Pietro Nenni “piazze piene, urne vuote”. Cavalcare la protesta non sta affatto aiutando il centro-sinistra. Al contrario, gli starebbe alienando l’elettorato più moderato.
La sconfitta netta di Tridico dopo quella di Matteo Ricci nelle Marche segnala un altro dato: gli elettori piddini restano “freddi” verso i candidati pentastellati e viceversa. E questo restringe, anziché allargare, le dimensioni del campo “largo”, che sarebbe meglio definire progressista. Non è un fatto di pregiudizio reciproco. I due elettorati sono stati tra loro alternativi per almeno un decennio. Quando il reddito di cittadinanza vide la luce, in Parlamento ad avversarlo più di ogni altro gruppo fu proprio il PD. Tutti i cavalli di battaglia dei 5 Stelle, compresi il taglio dei parlamentari e dei costi della politica, sono stati fieramente avversati dalla sinistra.
Dopo Tridico occhi puntati su Fico in Campania
Come reagirà Conte al flop di Tridico? Questi era stato candidato come agnello sacrificale, dato che tutti sapevano che Occhiuto avrebbe ottenuto il bis.
All’ex premier interessa più di ogni altra cosa garantirsi l’elezione di Roberto Fico in Campania. Secondo i sondaggi, l’obiettivo sarebbe decisamente alla portata. Ove non accadesse, il matrimonio con Elly Schlein verrebbe annullato all’istante. Già la prossima settimana sarà il turno della Toscana e lì si vedranno le percentuali dei singoli partiti per capire quanto bene o male andrà il Movimento. Ma il campanello d’allarme è scattato: neanche a Napoli basterà parlare di reddito di cittadinanza per garantirsi la vittoria in tasca. L’aria è cambiata. Il Sud non vuole considerarsi un serbatoio di voti per piattaforme programmatiche prettamente assistenzialiste.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

