A meno di un mese dalla nomina a primo ministro, Sébastien Lecornu ha annunciato nella serata di ieri la nascita del suo governo, il quinto in Francia in poco più di un anno e mezzo. Della squadra faranno parte 18 ministri, tra cui il riconfermato all’Interno Bruno Retailleau, il quale è anche leader dei Repubblicani. Bruno Le Maire, ex ministro dell’Economia, è stato spostato alla Difesa. Il primo è stato tra coloro che si sono espressi e lo ha fatto clamorosamente con accento negativo: “non c’è stata la rottura richiesta”.
Nuovo governo in Francia senza maggioranza
Il nuovo governo della Francia è frutto della mediazione tra i centristi macronisti e la destra neogollista dei Repubblicani.
Tuttavia, Lecornu ha dato mandato ai suoi ministri di “trattare con tutti i parlamentari”. In effetti, neanche questo esecutivo dispone di una maggioranza all’Assemblea Nazionale. I commenti sono stati infuocati tra le opposizioni di destra e sinistra. Il leader di Rassemblement National, Jordan Bardella, ha parlato di “macronisti aggrappati alla zattera di Medea”. Da France Insoumise rimarcano come i ministri siano tutti o Repubblicani o ex Repubblicani. Delusi anche i socialisti, secondo cui “più i macronisti perdono e più si ostinano a non trattare”.
Il primo obiettivo del nuovo governo consiste nell’approvare la nuova legge di bilancio in Francia ed entro l’anno. Obiettivo possibile solo usando ancora una volta l’art.49.3 della Costituzione. Esso consente al governo di bypassare i deputati, salvo successivamente sottoporsi alla loro fiducia. Non è detto, però, che Lecornu sarà in grado di arrivare a redigere la manovra. Probabilissimo che la gauche presenti una nuova mozione di censura, nel quale caso anche il partito di Marine Le Pen la voterebbe. Se i socialisti si uniranno, passerà. A quel punto, l’unica soluzione sarebbe un nuovo scioglimento dell’Assemblea Nazionale.
Deficit fuori controllo, rating declassati
Le terze elezioni in tre anni appaiono probabili e i mercati temono questo scenario, perché uscirebbe vincitrice o la destra sovranista o la sinistra massimalista. A differenza dello scorso anno, infatti, le desistenze nei collegi tra Nuovo fronte popolare e macronisti appaiono impossibili. Il nuovo governo in Francia cercherà disperatamente di tagliare il deficit dal 5,8% del Pil del 2024 al 4,7% fissato per il 2026. La discesa sotto il 3% è stata rinviata ulteriormente al 2030. Gli investitori hanno preso nota, trattando i titoli di stato francesi alla stregua degli italiani.
Le agenzie di rating hanno declassato già più volte il debito pubblico transalpino. Fitch ha da poche settimane ridotto il suo giudizio ad A+, tre soli gradini sopra il BBB+ assegnato ai BTp. E se neanche il nuovo governo in Francia dovesse disporre di una maggioranza sufficiente per varare il bilancio, ulteriori declassamenti arriverebbero con ogni probabilità. Il presidente Emmanuel Macron ha esaurito ogni mossa possibile per impedire la nascita di un governo politicamente a lui ostile. Ma la piazza e le opposizioni lo hanno messo esplicitamente nel mirino, chiedendone le dimissioni per sbloccare l’impasse.
Dimissioni di Macron non più impossibili
Commentando le voci di una sua possibile nomina a Palazzo Matignon, il governatore Christine Lagarde ha definito “un lavoro terribile” quello del primo ministro. E ha allontanato ogni prospettiva di un suo coinvolgimento. D’altronde, i numeri restano sempre gli stessi. Chiunque sarà nominato a capo del governo nella Francia di oggi, non disporrà della maggioranza. Solo nuove elezioni sbloccherebbero probabilmente la situazione, pur implicando la fine ufficiale del macronismo e una possibile fase turbolenta sui mercati.
Lepenisti, socialisti e mélenchoniani rifiutano le politiche di austerità necessarie per risanare i conti pubblici. Nessuno vuole accollarsi la responsabilità dei tagli alla spesa pubblica e/o di aumentare le entrate fiscali prima delle elezioni presidenziali nel 2027. Proprio per questo l’anticipo di tale data prospetterebbe ai mercati una fine più vicina delle convulsioni politiche con annessa crisi dei conti pubblici. Fino ad allora la Francia passerà di governo in governo senza che la musica cambi.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

