Alla veneranda età di 95 anni compiuti alla fine di agosto, Warren Buffett resta uno dei pochi grandi investitori che sembra avere qualcosa da dire per davvero. Di andare in pensione non ne vuole sapere, anche se ha iniziato le procedure per il passaggio di consegne entro la fine di quest’anno in favore di Greg Abel. Questi sarà il suo successore alla guida di Berkshire Hathaway. Più che un ordinario fondo di investimento, è un’istituzione a Wall Street.
Buffett vende BYD in forte attivo
In questi primi giorni di autunno, Buffett ha già fatto parlare di sé per due volte in relazione ad altrettante operazioni finanziarie rilevanti.
La prima è consistita nel clamoroso azzeramento della quota detenuta in BYD, il colosso cinese delle auto elettriche da oltre 134 miliardi di dollari in borsa. La dismissione era iniziata nel 2022 e si è conclusa con la vendita di tutte le 225 milioni di azioni rilevate nel 2008 per appena 230 milioni di dollari. Grazie al boom in borsa di questi anni, il capitale sarebbe lievitato a quasi 9 miliardi.
Fuga dalle auto elettriche
Chi pensa che Buffett abbia venduto per fare cassa, si sbaglia. In primis, perché trabocca di liquidità. Lo vedremo tra poco. E, soprattutto, perché egli non ragiona secondo schemi speculativi. Se ritiene che un titolo sia valido, lo tiene in portafoglio anche in eterno. Ecco perché la cessione ha fatto rumore. I movimenti del suo fondo sono monitorati quasi maniacalmente per i messaggi che lanciano al mercato. E se l’oracolo di Omaha – così viene chiamato da decenni – ha deciso di mollare le auto elettriche, vuol dire che vede questo business in affanno.
Si ragiona che Buffett avrebbe dato l’addio a BYD per la crescente pressione sui suoi margini con l’aumento della concorrenza sullo stesso mercato cinese. E dire che la società ha ultimato la costruzione di uno stabilimento in Ungheria e un altro lo completerà entro il 2026 in Turchia. Obiettivo: conquistare il ricco mercato europeo, dove il settore auto è più in affanno che mai. Ma l’americano dubita anche di questo settore per effetto delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina proprio su di esso.
Petrolio e gas nel futuro di Berkshire
La seconda notizia risulta, se vogliamo, ancora più clamorosa. Buffett è in trattative con Occidental Petroleum per rilevare la sua unità petrolchimica OxyChem. Nei dodici mesi al 30 giugno scorso ha prodotti ricavi per quasi 5 miliardi di dollari. Egli detiene già una quota rilevante (circa il 27%) della compagnia texana fondata nel 1920. Se l’affare andrà in porto, Berkshire si espanderà nel settore energetico tradizionale, in cui già detiene partecipazioni azionarie.
In pratica, Buffett va nella direzione opposta di tanti altri “modaioli” sui mercati. Anziché abbandonare gli idrocarburi per abbracciare l’elettrico, compie il percorso inverso. D’altra parte, la domanda di petrolio e gas non solo non sta scendendo, ma tende a crescere. Negli Stati Uniti, la domanda del primo a luglio ha sfiorato i 21 milioni di barili al giorno.
La produzione interna è salita a 13,5 milioni di barili al giorno, che diventano 21,22 milioni con l’aggiunta del gas naturale liquido.
Apple non impressiona Buffett
Buffett non ha bisogno di liquidità. Ne disponeva per 344 miliardi al 30 giugno scorso, pur in lieve calo dai 347 miliardi di inizio anno. Alla fine del 2022, era ancora a 128,6 miliardi. Un boom che semina il dubbio che ancora una volta la vecchia volpe si sia portata avanti, intravedendo un tracollo di Wall Street e tenendosi pronto ad approfittarne. Significative alcune variazioni del portafoglio. A metà di quest’anno, il 62% risultava composto da appena cinque titoli: Apple (22,31%), Bank of America (11,12%), Coca Cola (10,99%), American Express (10,88%) e Chevron (6,79%).
Pensate che due anni prima, la sola Apple pesava per il 51% del totale. La forte riduzione del suo peso ha lanciato un allarme circa la possibile sopravvalutazione di una delle società più capitalizzate al mondo. La mela morsicata vale per il mercato 3.780 miliardi di dollari, dietro solo a Microsoft con 3.850 miliardi e NVIDIA con 4.530 miliardi. In soli due anni, Buffett ha ridotto la sua partecipazione da 915,56 a 280 milioni di azioni (-69,4%).
giuseppe.timpone@investireoggi.it

