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Oggi: 05 Dic, 2025

Il taglio dell’IRPEF può costare tra 1,2 e 5 miliardi di euro, ecco le varie ipotesi in campo

Il taglio dell'IRPEF in favore del ceto medio ha un costo che varia da un minimo di 1,2 a un massimo di 5 miliardi di euro.
2 mesi fa
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redditi e IRPEF
© Investireoggi

Mancano pochi giorni al termine per varare la legge di Bilancio per il 2026, che dovrà essere spedita entro metà ottobre alla Commissione europea e, una volta ricevuto il via libera, approvata dal Parlamento entro fine anno. E l’ipotesi del taglio dell’IRPEF prende sempre più corpo. La sostiene con convinzione Forza Italia ed è appoggiata da Fratelli d’Italia. La Lega vorrebbe che le risorse andassero a beneficio della quinta rottamazione delle cartelle esattoriali.

Taglio IRPEF obbligato dopo maxi-aumento delle entrate

Il taglio dell’IRPEF è diventato ancora più avvertito dopo la revisione ISTAT al rialzo dei dati sul Pil italiano nel 2023 e 2024. Per lo scorso anno ha trovato che la pressione fiscale ha subito un incremento dell’1,3% rispetto al Pil, salendo al 42,5%.

Le entrate tributarie sono cresciute più velocemente dell’economia, un fenomeno frequente per effetto del “drenaggio fiscale”. In pratica, l’inflazione accresce i redditi nominali e, poiché le aliquote IRPEF sono progressive, il contribuente finisce per pagare proporzionalmente di più.

Benefici in vista per ceto medio

La premier Giorgia Meloni ha promesso al Meeting di Rimini in agosto attenzione al ceto medio. Il taglio dell’IRPEF c’è già stato in questa legislatura a favore dei redditi medio-bassi, compresi tra 15.000 e 28.000 euro. Sono stati assorbiti dal primo scaglione, vedendo scendere l’aliquota dal 25% al 23%. Il risparmio massimo è stato di 260 euro all’anno per i titolari di redditi dai 28.000 euro insù. Questa volta, i beneficiari saranno coloro che dichiarano oltre 28.000 euro all’anno. Costo della misura: assai variabile.

L’idea sarebbe, anzitutto, di abbassare la seconda aliquota dal 35% al 33%. Questo significa che chi dichiara il reddito massimo per il secondo scaglione, ossia di 50.000 euro, pagherebbe 440 euro in meno all’anno.

I contribuenti coinvolti sarebbero 9,6 milioni per un costo stimato in 1,2 miliardi dalla Fondazione nazionale dei commercialisti. Questo sarebbe il costo minimo del taglio IRPEF ventilato sui giornali da settimane. E anche grazie al ricalcolo del Pil, le risorse ci sarebbero.

Possibile revisione per detrazioni

Ma si fa largo l’ipotesi sempre più concreta di ampliare il secondo scaglione fino a 60.000 euro. I beneficiari sarebbero certamente coloro che guadagnano oltre 50.000 euro e fino a 60.000 euro. Stimati in 940.000, il beneficio massimo per loro arriverebbe a 1.440 euro. Infatti, pagherebbero 440 euro in meno sui redditi tra 28.000 e 50.000 euro e un’aliquota del 10% in meno (dal 43% al 33%) sui rimanenti 10.000 euro di reddito, cioè altri -1.000 euro. Costo stimato: 756 milioni.

Dunque, nell’ipotesi che il taglio dell’IRPEF fosse del 2% tra 28.000 e 50.000 euro e del 10% tra 50.000 e 60.000 euro, lo stato incasserebbe circa 2 miliardi in meno. Un importo anch’esso alla portata, pur non senza difficoltà. Ma fin qui stiamo ipotizzando che i 2,1 milioni di contribuenti con redditi sopra 60.000 euro non ottengano alcun beneficio. Da un lato risparmierebbero i suddetti 1.440 euro, dall’altro si vedrebbero sterilizzato tale risparmio con il riconoscimento di minori detrazioni.

Qualora così non fosse, lo stato perderebbe altri 3 miliardi di gettito.

Costo complessivo: 5 miliardi. Questa cifra già inizia ad essere problematica, anche perché ci sono la sola rivalutazione delle pensioni per l’anno prossimo varrà altri 5 miliardi. E ci sono tutta una serie di misure da finanziare, tra cui la sospensione dell’aumento dell’età pensionabile di 3 mesi dal 2027. Questa misura costerebbe altri 3 miliardi. Più l’eventuale estensione della “flat tax” alle partite IVA con ricavi fino a 100.000 euro dagli 80.000 attuali.

Taglio IRPEF parziale sopra 60.000 euro?

Probabile che la cifra finale sarà tra 2 e 5 miliardi. Il governo giocherà con le detrazioni. Sopra i 60.000 euro, sarebbero ridotte a compensazione parziale del risparmio d’imposta beneficiato. E’ stato già così da quest’anno con la franchigia dei 260 euro sopra 50.000 euro, somma corrispondente alle minori imposte versate sul secondo scaglione di reddito. Il taglio dell’IRPEF sarebbe, in buona sostanza, corrispondente effettivo per il 100% della minore aliquota fissata fino a 50-60.000 euro, mentre diverrebbe parziale per i redditi più alti. Vedremo se questa previsione sarà centrata. I trascorsi ci danno ragione.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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