Un’analisi presentata, in questi giorni, in Parlamento dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) tratteggia uno scenario che richiede scelte rapide e coordinate. Il dossier avverte che nei prossimi dieci anni il sistema delle pensioni in Italia sarà messo alla prova. La causa? Un’ondata di uscite dal lavoro e da un invecchiamento accelerato della popolazione.
L’insieme di questi fattori riduce il numero di contribuenti attivi e aumenta il fabbisogno di prestazioni, sociali e sanitarie, con effetti a catena sui conti pubblici.
Pensioni in Italia: verso l’esodo di massa
Il primo dato-chiave dell’analisi INAPP sulle pensioni in Italia che emerge dal rapporto è la dimensione della platea pronta a lasciare l’occupazione.
Si tratta di 6,1 milioni di persone a cavallo del prossimo decennio. Un volume di pensionamenti capace di incidere allo stesso tempo sul mercato del lavoro, perché mancano sostituti sufficienti, e sulla sostenibilità della spesa, perché il rapporto tra occupati e pensionati tende a peggiorare. La fotografia è dunque quella di un sistema chiamato a fare di più con risorse proporzionalmente minori.
Il documento sottolinea che la spesa deve essere tenuta sotto controllo e che il pilastro contributivo ha bisogno di nuova linfa. In un ordinamento basato sui versamenti, ogni punto di occupazione guadagnato significa entrate in più e maggiore equilibrio complessivo. Per questa ragione l’Inapp indica una doppia strada, da percorrere in parallelo e non in alternativa. Da un lato l’innalzamento dell’età per l’accesso al trattamento, dall’altro un aumento significativo degli occupati. L’obiettivo è agire sul flusso in uscita e, nello stesso tempo, rafforzare il flusso in entrata delle contribuzioni.
Popolazione attiva al lavoro in contrazione
Il quadro demografico che fa da sfondo è particolarmente impegnativo. Secondo i dati illustrati alla Camera dal presidente dell’Inapp, Natale Forlani, la popolazione in età lavorativa registrerà una contrazione marcata: entro il 2060 si stima un calo del 34%. Meno persone tra i 15 e i 64 anni significa una base contributiva più stretta, quindi meno risorse per sostenere le pensioni in Italia e i servizi collegati. Questa dinamica, se non mitigata, innesca un circolo vizioso che rende ogni crisi più difficile da gestire.
Sul fronte della finanza pubblica, le proiezioni indicano un altro fronte caldo: la spesa pensionistica è destinata a raggiungere il 17% del Prodotto interno lordo entro il 2040. Un peso così rilevante sul Pil lascia poco spazio di manovra ad altre politiche e impone scelte di priorità, perché la spesa sociale non si limita alle prestazioni previdenziali. Cresce infatti anche la domanda di assistenza legata all’età: nel 2040 oltre 4 milioni di cittadini con più di 65 anni potrebbero avere bisogno di supporto continuativo. Aumenta quindi la pressione non solo sulle casse previdenziali, ma anche sull’assistenza a lungo termine e sulla sanità territoriale.
La soluzione: allungare l’età per andare in pensione?
Il nodo è tutto nella combinazione tra dinamiche di uscita e dinamiche di ingresso. Se l’età media sale e il tasso di natalità si mantiene basso, l’unico argine immediato è l’espansione dell’occupazione e la permanenza più lunga al lavoro.
L’Inapp, nel suo rapporto, non si limita a elencare i fattori di rischio ma formula con chiarezza il binario di intervento: prolungare la vita lavorativa e aumentare il numero degli occupati. È una strategia coerente con l’architettura contributiva, perché più anni al lavoro generano versamenti più consistenti, mentre una base occupazionale più ampia moltiplica le entrate e distribuisce meglio il carico del sistema. Da qui, ad esempio, potrebbe essere necessario non evitare l’aumento dell’età pensione di vecchiaia da 67 anni a 67 anni e 3 mesi.
La scansione temporale delle cifre aiuta a capire l’urgenza. Nel breve periodo, il decennio che si apre è quello delle grandi uscite: 6,1 milioni di nuovi trattamenti da finanziare. Nel medio periodo, attorno al 2040, il peso della spesa sul Pil tocca il 17% e l’assistenza agli anziani supera la soglia dei 4 milioni di utenti stabili. E nel lungo periodo, entro il 2060, si materializza il ridimensionamento del bacino di lavoratori potenziali, con un meno 34% della popolazione in età attiva. È una traiettoria che, senza contromisure, porta a un progressivo squilibrio.
In questo contesto, il ruolo delle politiche pubbliche diventa centrale. La relazione dell’Inapp segnala che il sistema non può contare su risorse adeguate per sostenere contemporaneamente la nuova ondata di pensionamenti e le esigenze di una società che invecchia. Serve dunque un cambio di passo, con decisioni coordinate che rendano il quadro previdenziale più solido. Limitare la spesa dove possibile, rafforzare il contributivo, innalzare l’età di uscita e aumentare l’occupazione: sono i cardini indicati come necessari e da attuare congiuntamente.
Pensioni in Italia: agire subito
Le pensioni in Italia non sono solo una voce di bilancio; costituiscono anche una promessa di coesione tra generazioni. Garantire la sostenibilità significa proteggere quella promessa, affinché i diritti maturati non entrino in conflitto con la capacità del Paese di crescere e investire. Le cifre fornite dall’Inapp rendono evidente che rinviare le decisioni avrebbe un costo elevato: più si restringe la platea dei contribuenti, più diventa complesso sostenere prestazioni e servizi.
L’alternativa, suggerita dal rapporto, è una convergenza di misure che aumenti le entrate e rallenti la crescita della spesa, facendo leva sulle leve disponibili.
Il messaggio finale del rapporto è netto: la situazione è delicata e richiede risposte. La responsabilità di definire il percorso spetta all’esecutivo, chiamato a individuare gli strumenti più efficaci per mettere in sicurezza il futuro delle pensioni in Italia. I numeri non sono un destino, ma un avvertimento. Con interventi mirati sull’età di uscita e sull’occupazione, il Paese può costruire un equilibrio nuovo tra lavoro, previdenza e assistenza, capace di reggere l’urto dell’invecchiamento e di preservare la tenuta del sistema nel tempo.
Riassumendo
- Nei prossimi dieci anni andranno in pensione 6,1 milioni di persone.
- La popolazione in età lavorativa calerà del 34% entro il 2060.
- La spesa pensionistica raggiungerà il 17% del Pil entro il 2040.
- Oltre 4 milioni di over 65 necessiteranno assistenza continuativa entro il 2040.
- L’Inapp propone due soluzioni: più occupati e aumento dell’età pensionabile.
- Il governo deve agire per garantire la sostenibilità delle pensioni in Italia.
