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Oggi: 05 Dic, 2025

Verso la manovra 2026: la pensione a 62 anni che potrebbe sparire

Il sistema delle Quota verso la fine: dal 2026 nuove regole potrebbero ridefinire la pensione a 62 anni e la flessibilità previdenziale
3 mesi fa
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pensione 64 anni
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Negli ultimi anni, il sistema previdenziale italiano ha vissuto numerosi cambiamenti. Tra le misure più discusse c’è stata Quota 103, la formula che consente l’accesso alla pensione a 62 anni con almeno 41 anni di contributi.

Questa possibilità, introdotta nel 2023 dal governo guidato da Giorgia Meloni, ha preso il posto della precedente Quota 102 e ha rappresentato una delle opzioni più note di pensionamento anticipato. Tuttavia, secondo le più recenti indicazioni politiche e i dati dell’INPS, questa via potrebbe non avere futuro dopo il 2025.

Un bilancio deludente per la pensione a 62 anni con Quota 103

Nonostante le aspettative iniziali, Quota 103 non ha registrato un grande successo.

I numeri diffusi dall’INPS mostrano, infatti, che solo una parte limitata dei lavoratori aventi diritto di andare in pensione a 62 anni ha scelto di utilizzare questa formula. Ciò suggerisce che, pur essendo attraente sulla carta, questa modalità di uscita non è stata considerata realmente vantaggiosa da molti.

Le cause di questo scarso appeal sembrano legate a diversi fattori. Prima di tutto, dal 2024 e per tutto il 2025, la misura è stata prorogata ma con una condizione meno favorevole: il calcolo della pensione basato esclusivamente sul sistema contributivo. Questo passaggio ha portato a un importo dell’assegno spesso inferiore rispetto al metodo misto, rendendo meno conveniente l’adesione. Per molti lavoratori, l’idea di ritirarsi prima, ma con una pensione sensibilmente più bassa, non è stata un’opzione appetibile.

Possibili cambiamenti dal 2026

Le dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon confermano l’orientamento del governo verso nuove forme di flessibilità pensionistica. Secondo Durigon, piuttosto che prolungare ancora la pensione a 62 anni e 41 di contributi (Quota 103 – c.d. pensione anticipata flessibile), sarebbe più opportuno sviluppare soluzioni alternative.

Tra queste rientra la misura prevista dall’ultima legge di bilancio, che consente ai lavoratori appartenenti interamente al sistema contributivo di andare in pensione anticipata a 64 anni, purché abbiano accumulato almeno 25 anni di contributi e possano vantare un assegno pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale.

Questa proposta, pur meno generosa in termini di età minima rispetto alla pensione a 62 anni, mira a garantire una maggiore sostenibilità del sistema previdenziale e a incentivare percorsi di uscita più stabili nel lungo periodo. Non si esclude che nel 2026 vengano introdotte ulteriori modalità per favorire una maggiore flessibilità, soprattutto per categorie di lavoratori con carriere discontinue o condizioni lavorative più gravose.

Perché Quota 103 con pensione a 62 anni non ha convinto

Il mancato entusiasmo per Quota 103 può essere letto anche come un segnale delle difficoltà strutturali del sistema pensionistico. La condizione dei 41 anni di contributi è molto impegnativa per molti lavoratori, specialmente per chi ha avuto periodi di lavoro precario o interruzioni di carriera. Inoltre, l’applicazione del calcolo contributivo puro ha accentuato il timore di ricevere un trattamento economico insufficiente per affrontare la fase della pensione.

Molti lavoratori hanno preferito quindi attendere requisiti più favorevoli, piuttosto che accettare una riduzione significativa dell’assegno mensile. Questo comportamento evidenzia come le scelte in materia previdenziale non dipendano solo dall’età, ma anche dalla sicurezza economica che la pensione può offrire nel lungo termine.

Il tramonto della pensione a 62 anni: verso nuove forme di flessibilità

Il dibattito sul futuro delle pensioni in Italia resta acceso. La possibilità di una pensione a 62 anni ha rappresentato una valvola di sfogo per alcuni lavoratori stanchi o in difficoltà, ma l’esperienza di Quota 103 mostra che non basta abbassare l’età minima per risolvere i problemi. È necessario un sistema che sappia bilanciare le esigenze dei singoli con la tenuta dei conti pubblici.

La proposta di permettere il ritiro a 64 anni con almeno 25 anni di contributi e un importo minimo dell’assegno pensionistico è un esempio di questo tentativo di equilibrio. Essa punta a garantire che chi sceglie di lasciare il lavoro lo faccia senza compromettere la propria sicurezza economica e quella del sistema previdenziale.

Riassumendo

  • Quota 103 consente pensione a 62 anni con 41 anni di contributi.
  • Misura introdotta nel 2023 e prorogata fino al 2025 con calcolo contributivo.
  • INPS segnala scarso utilizzo: pochi lavoratori hanno scelto questa opzione.
  • Dal 2026 previste nuove forme di flessibilità pensionistica per sostituire Quota 103.
  • Durigon propone uscita a 64 anni, 25 anni di contributi e assegno triplo sociale.
  • Futuro sistema pensionistico dovrà bilanciare flessibilità e sostenibilità economica.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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