La prossima Legge di Bilancio potrebbe passare agli annali come una delle manovre più importanti a livello previdenziale degli ultimi anni. Le misure che il governo intende varare, insieme ad alcuni provvedimenti ritenuti necessari, potrebbero dare vita a una vera e propria riforma delle pensioni.
E pensare che fino a poche settimane fa regnava lo scetticismo: si ipotizzava il solito intervento tampone, con piccoli ritocchi alle misure già in vigore o la proroga di quelle in scadenza a fine anno. Nessuna riforma strutturale sembrava all’orizzonte. E invece è arrivato l’esatto contrario: non solo il blocco dell’aumento dell’età pensionabile, ma anche nuove misure che consentirebbero di andare in pensione 3 o 5 anni prima del previsto.
Blocco età della pensione, cosa significa? La riforma pensioni che non ti aspetti: uscite 3 o 5 anni prima, ma non solo
Il primo intervento riguarda lo stop all’aumento automatico dei requisiti anagrafici delle pensioni ordinarie previsto per il 2027. Secondo la riforma Fornero, infatti, ogni due anni l’adeguamento alla speranza di vita comporta un innalzamento dell’età pensionabile.
Senza correttivi, l’età di accesso salirebbe da 67 a 67 anni e 3 mesi. Parallelamente, crescerebbe anche il requisito contributivo per le pensioni anticipate: da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 1 mese per gli uomini, e da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 1 mese per le donne.
Il rialzo di 3 mesi avrebbe inoltre ricadute su altre misure:
- Assegno sociale portato a 67 anni e 3 mesi;
- Quota 41 precoci a 41 anni e 3 mesi;
- pensioni anticipate contributive a 64 anni e 3 mesi.
Si creerebbero così problemi anche per i prepensionamenti aziendali già programmati, rischiando di produrre mini esodati con vuoti reddituali di tre mesi prima della pensione di vecchiaia.
Il governo intende però intervenire, congelando i requisiti attuali e impedendo l’aumento. Serviranno risorse ingenti, ma l’esecutivo sembra convinto di riuscire nell’intento.
Le novità del 2026, ecco cosa cambierà per i quotisti con la riforma pensioni
Se il blocco dell’età è un intervento importante, altrettanto rilevante è l’ipotesi di modificare le uscite a partire dai 62 anni con almeno 41 anni di contributi. L’obiettivo è rendere il calcolo della pensione più favorevole rispetto a oggi.
Attualmente la Quota 103 prevede infatti un calcolo totalmente contributivo, che penalizza troppo i lavoratori. La misura potrebbe essere archiviata e sostituita dalla nuova Quota 41 flessibile.
In questo schema, resterebbero invariati i requisiti minimi (62 anni + 41 di contributi), ma il calcolo sarebbe misto e non più solo contributivo. Un vantaggio non trascurabile. Inoltre, si applicherebbe una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni.
Blocco età della pensione e tutte le altre cose nuove in arrivo
Una vera riforma non può dimenticare chi ha pochi anni di contributi. È allo studio una misura che permetterebbe di andare in pensione a 64 anni di età con 25 anni di contributi, purché l’importo della pensione sia almeno tre volte l’Assegno Sociale (circa 1.620 euro al mese).
Per raggiungere questa soglia, sarebbe possibile utilizzare anche il TFR come rendita o la pensione integrativa maturata.
Tra le altre novità allo studio:
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il possibile ritorno di Opzione Donna alle origini, senza limiti di platea e con uscita a 58 o 59 anni con almeno 35 anni di contributi;
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la conferma dell’Ape Sociale a 63 anni e 5 mesi;
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la prosecuzione della Quota 41 precoci.
Se queste misure saranno confermate, il 2026 potrebbe trasformarsi in un anno ricco di opportunità di pensionamento, con opzioni più flessibili e adatte alle diverse situazioni dei lavoratori.