Un po’ perché altamente penalizzante come calcolo della prestazione, un po’ perché alletta il vantaggio immediato sullo stipendio e sulla pensione futura. Fatto sta che il bonus Giorgetti ha superato le 7.000 adesioni.
Si tratta della possibilità concessa a chi ha già maturato il diritto alla pensione di rimandare l’uscita, chiedendo all’INPS di lasciare in busta paga una parte dei contributi che verrebbero versati durante l’attività lavorativa aggiuntiva.
Come detto, le adesioni al bonus sono state già numerose. Ma chi ha scelto questa agevolazione, che migliora lo stipendio subito e la pensione dopo, nel 2026 potrebbe trovare ancora più conveniente andare in pensione.
Aumento dello stipendio fino a fine anno e poi pensione nel 2026: oltre 7.000 lavoratori possono farlo
Il bonus Giorgetti, cos’è e come funziona? La risposta è semplice: si tratta di una misura che permette ai lavoratori che hanno maturato il diritto alla pensione di rimandare l’uscita dal lavoro per ottenere un duplice vantaggio.
- Immediato: lo stipendio cresce grazie allo sgravio contributivo.
- Futuro: anche la pensione aumenta, perché i contributi versati in più dal datore di lavoro incrementano il montante contributivo.
C’è già chi, nel 2026, potrà beneficiare del vantaggio sulla pensione senza dover attendere i 67 anni previsti per la vecchiaia o i 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) per la pensione anticipata ordinaria.
Il bonus Giorgetti non è altro che lo sgravio contributivo del 9,19%: chi, avendo maturato il diritto alla pensione con quota 103 o con la pensione anticipata ordinaria, sceglie di continuare a lavorare, può trattenere questa quota direttamente in busta paga.
In pratica, i contributi a carico del lavoratore – pari al 9,19% – non vengono versati all’INPS.
Ma restano nello stipendio, senza incidere né sul reddito complessivo e sul reddito imponibile né sull’ISEE. La parte restante dell’aliquota contributiva, pari al 33%, continua a essere versata dal datore di lavoro. Alimentando così il montante contributivo e determinando un aumento della pensione futura.
Il 2026 apre le porte a un vantaggio immediato
Se il governo approverà la quota 41 flessibile, il quadro cambierà. Ci sarà chi, nel 2026, troverà conveniente uscire subito dal lavoro.
Chi ha aderito al bonus Giorgetti perché non voleva accedere alla pensione con quota 103 – considerata poco vantaggiosa per via del calcolo contributivo penalizzante – potrebbe scegliere di farlo con la nuova quota 41 flessibile.
Anziché lavorare fino a 42 anni e 10 mesi, già dall’inizio del 2026 l’interessato potrebbe andare in pensione con la quota 41. Accettando però un taglio lineare del 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età. Un taglio considerato sostenibile, soprattutto per chi avrà superato i 62 anni.
A questo si aggiunge il vantaggio derivante dai contributi aggiuntivi maturati nei mesi di lavoro in più. E anche dai coefficienti più favorevoli legati all’età, che rendono la pensione calcolata nel sistema contributivo più elevata.