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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensione integrata al minimo: se è sotto 603,40 euro al mese puoi fare domanda per prendere di più

Come funziona la pensione integrata al minimo, i limiti di reddito le regole e tutto quello che c'è da sapere.
3 mesi fa
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Come funziona la pensione integrata al minimo, i limiti di reddito le regole e tutto quello che c'è da sapere.
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Una pensione al di sotto di una determinata cifra non si dovrebbe poter percepire. Lo Stato, infatti, sostiene i pensionati con trattamenti troppo bassi attraverso strumenti mirati a garantire una vita economicamente più dignitosa.

Non si tratta di misure nuove: sono strumenti storici, più volte oggetto di dibattito e di possibili ritocchi. In alcuni casi si è parlato di un restyling profondo, ben oltre il semplice adeguamento annuale al tasso di inflazione che aggiorna gli importi.

Uno di questi strumenti, a volte sottovalutato e poco noto, è l’integrazione al trattamento minimo INPS, introdotta con la legge n. 638 del 1983. Grazie a questa misura, un pensionato che in base ai contributi maturati avrebbe diritto a un assegno inferiore al minimo può ricevere un’integrazione per percepire di più.

Pensione integrata al minimo: se è sotto 603,40 euro al mese puoi fare domanda per prendere di più

In passato si è parlato di portare le pensioni minime a 1.000 euro, come fece un governo Berlusconi con la storica integrazione “al milione” (di lire). Progetti di questo tipo tornano ciclicamente nel dibattito politico: basti pensare che Forza Italia sostiene da tempo la necessità di innalzare le pensioni più basse.

Oggi, però, resta in vigore il meccanismo dell’integrazione introdotto dalla legge del 1983. Dopo l’adeguamento al tasso di inflazione, nel 2025 l’importo minimo è fissato a 603,40 euro al mese.

Sulla carta, quindi, un pensionato che percepisce meno dovrebbe ricevere un’integrazione per arrivare a questa soglia. Ma in pratica ciò è possibile solo se si rispettano precise condizioni reddituali, valide non solo al momento della domanda, ma da mantenere anche negli anni successivi.

Integrazione al trattamento minimo INPS, ecco le regole

La funzione sociale dell’integrazione è chiara: evitare che i pensionati restino sotto la soglia di povertà, garantendo un reddito minimo che assicuri condizioni di vita dignitose.

Nel 2025 l’importo minimo è, come detto, di 603,40 euro. Ma il governo Meloni, come già accaduto l’anno precedente, ha concesso un’ulteriore maggiorazione del 22% per sostenere i redditi più bassi: con questa misura, il trattamento minimo può salire a 616,67 euro al mese.

Tuttavia, non tutti i pensionati ne hanno diritto, anche se percepiscono assegni molto bassi. Questo perché l’integrazione è strettamente legata ai limiti di reddito. In alcuni casi la prestazione spetta solo parzialmente, in altri non spetta affatto.

Da ricordare inoltre che i pensionati con assegni calcolati interamente con il sistema contributivo (dal 1996 in poi) non hanno diritto all’integrazione: la legge Dini ha escluso questa categoria da integrazioni e maggiorazioni.

Limiti di reddito precisi per prendere una pensione integrata al trattamento minimo

Per il 2025, i limiti di reddito per accedere all’integrazione sono i seguenti:

  • Pensionati singoli: fino a 7.844,20 euro annui.
  • Coniugati: fino a 15.688,40 euro annui.

C’è un’eccezione: per chi percepisce la pensione già prima di febbraio 1994, ai fini del calcolo non si considera il reddito del coniuge ma solo quello personale.

In caso di integrazione parziale, i limiti raddoppiano:

  • 15.688,40 euro annui per il singolo,
  • 31.376,80 euro annui per i coniugati.

Chi supera queste soglie resta escluso dall’integrazione.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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